Adfectus House

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<< Zoe mi senti? Ho detto che non puoi fumare

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<< Zoe mi senti? Ho detto che non puoi fumare..>>. Mi ridestai dai ricordi e spensi la sigaretta nel lavandino. << Non arrediamo le camere perché lasciamo che i ragazzi diano sfogo alla loro creatività. Nella taverna ci sono moltissimi mobili, puoi scegliere quelli che preferisci e entro le tre del pomeriggio saranno portati nella stanza, poi potrai sistemarli come preferisci..>> mi spiegò. << Se hai bisogno di me, io sono Mr. Ward e mia moglie sarà felice di conoscerti oggi a pranzo. Puoi scegliere i tuoi mobili dalle dieci alle dodici della mattina e dalle tre alle sette del pomeriggio, ti resta un'ora, puoi andare adesso e contrassegnarli con questi bollini >>. Mr. Ward lasciò alcuni bollini adesivi rossi sul davanzale << i tuoi vestiti sono in bagno, sono tutti impilati e puoi indossare solo quelli, qui dentro. La mantella di cotone è obbligatoria >> spiegò, poi se ne andò lasciandomi finalmente sola con i miei pensieri. Ispezionai gli abiti: c'erano due tuniche, o mantelle di cotone, come diceva Mr. Ward. Ce n'era una lunga fino ai piedi e una corta, un vestito nero attillato e corto e un abito nero lungo e dritto , ma non attillato. Dei pantaloni neri e stretti e delle camicette e t-shirt semplici bianche, nere e grigie. Mi piaceva molto il nero e in generale i colori neutri, ma non stavano forse esagerando un po'? Con le forbici mi misi a fare dei tagli sui jeans neri per renderli più particolari e unici, erano venuti molto bene. Li indossai insieme ad una larga t-shirt nera e optai per la mantella lunga che mi piaceva molto di più di quella corta. La lasciai aperta perché faceva caldo e mi rimisi il mio grande cappello nero. Mi ero portata solo gli stivali e un paio di converse, optai per le converse. Qualcuno bussò alla porta e andai ad aprire, era un ragazzo alto e smilzo con gli occhiali da vista neri e i capelli neri arruffati << ciao mi chiamo Alfred Kelly >> si presentò, gli strinsi la mano << Zoe Evans >>. Lui sgranò gli occhi << come Derek Evans? >> Mi domandò emozionato. <<..Non so chi sia questo Derek Evans..>>. Lui sbuffò deluso. << Stavo andando a scegliere i mobili, vieni con me? >> Gli chiesi chiudendomi la porta alle spalle, lui acconsentì e mi disse di seguirlo, così feci. Ebbi l'impressione che per tutto il tragitto ci fissassero tutti, scendemmo giù per delle ripide scale cigolanti e Alfred accese la vecchia lampadina appesa al soffitto basso girandola con la mano. Mr. Ward mi aveva detto che erano super forniti, ma c'erano giusto tre letti in croce e qualcos' altro. Scelsi il più comodo, in legno ( Detestavo quelli con le ringhiere in metallo), un divano nero senza toppe (l'unico), c'era anche una libreria bianca che afferrai come se ci fossero non so quante altre persone intorno a me a volerla, però Alfred disse: << quella lì non la vuole nessuno vai tranquilla >>. Arrossii e mi diressi verso una scrivania dello stesso colore della libreria. << Per il copriletto e le tende da quella parte >> disse indicandomi uno scaffale pieno di tessuti. << e l'armadio? >> Domandai guardandomi intorno, non ce n'era neanche uno. << Gli armadi vanno a ruba, quello lì in fondo è l'ultimo rimasto >> disse indicando un punto buio. Mi sporsi per vedere meglio e, in effetti, c'era un vecchio armadio a specchio a dir poco inquietante, macabro, mi piaceva. << Vorrei tinteggiare le pareti..>> iniziai a dire, lui mi zittì con un gesto della mano << basta che dici a Mrs. Ward come la vuoi e il giorno dopo sarà già tutto pronto >>. Mi sorsero dei dubbi, ad esempio come faceva la pittura ad asciugarsi in poche ore? << Okay metti i tuoi bollini >> disse Alfred, ricordai di averli in tasca e feci come aveva detto. << Sei di Londra? >> Mi domandò, io annuii << tu? >> gli chiesi. Mi disse che era di Berlino e io gli dissi che adoravo dei dolci tedeschi che mi riportava mia zia che viveva a Bonn. << Non ricordo come si chiamano però! Sono buonissimi! >> Lui rideva e mi disse che adorava il mercato di Londra, Camden Town. << SI! Lo adoro anche io! Il mio negozio preferito è Dark Angel ed è lì che ho fatto questo! >> Esclamai indicando il mio piercing al naso. Lui mi guardò strabiliato annuendo con aria complice. Poi tornammo al piano superiore e incontrammo una ragazza dai capelli gonfi e castani lunghi fino alle spalle, intorno al collo aveva un foulard che sembrava dover nascondere il morso di un vampiro. Era davvero una bella ragazza, indossava un abitino nero e delle decolté abbinate con la solita mantella, la sua era corta. Indossava anche un cerchietto bianco che le tirava indietro i capelli. << Hola Àlfred, quièn es tu amiga? >> Domandò la ragazza, evidentemente spagnola, sorridendomi. Le porsi la mano ricambiando il sorriso, << Oh, io sono Zoe >> mi presentai. << Dafne Alonso >> disse lei. << Àlfred donde estas Holanda? >> Domandò Dafne ad Alfred, lui le indicò il corridoio a destra << l'ultima volta che ho visto Holland, andava verso di là >>. << Gracias, nos vemos en la.. mensa!..si..>> disse ricordandosi la parola, poi se ne andò trotterellando. << Allora, come ci sei finita qua? >> Mi chiese mentre passeggiavamo tranquillamente in cortile, << mm.. beh, diciamo che ho avuto qualche incidente di percorso..>> accennai arrossendo. Lui rise << guarda che a me puoi dirlo, io ho congelato la mia ragazza la prima volta che ci siamo baciati >> disse con la mente altrove, probabilmente ripensando all'accaduto. Poi all'improvviso scoppiò a ridere preso dai ricordi. I miei non erano così divertenti. << La passione e l'amore si manifestano in me sotto forma di gelo e l'ho ridotta in un blocco di ghiaccio, ci mancava poco e sarebbe morta, ma è viva grazie al cielo >>. Non ne sapevo nulla di questa cosa della manifestazione dei sentimenti. << Quindi quando .. em.. fai sesso che succede? >> Gli domandai con un mezzo sorriso, lui scoppiò a ridere, << non ne ho idea >> disse rivelandomi di essere ancora vergine. << Io.. non ne so nulla.. insomma, spaventavo la gente. Una volta ero triste e mi sono venuti i capelli bianchi, ero piccola e.. non mi guardo mai allo specchio quando ho dei sentimenti forti perché ho paura. >> dissi tutto d'un fiato, d'un tratto nervosa. << Tranquilla Zoe, respira >> disse Alfred rassicurandomi. << Hai paura lo capisco, ma devi affrontare ciò che sei.. ciò che siamo >> disse prendendomi per le spalle e costringendomi a guardarlo. << Che hai fatto? >> Mi chiese poi, << di che parli? >> Gli domandai confusa. << Che hai fatto per essere stata mandata qua? Insomma questa non è una scuola come tutte le altre e sono sicuro che lo sai anche tu >>. Io annuii perché ne ero consapevole, non era una scuola come le altre e la cosa mi spaventava. Loro erano tutti come me? Non ero l'unica ad uccidere le persone presa dagli scatti d'ira? << Hai mai ucciso una persona Alfred? >> Gli chiesi prendendolo alla sprovvista. << No.. perché tu si? >> Mi domandò spaventato. << Ho ucciso una mia amica quando ero piccola >> ammisi con vergogna. Tralasciando tutte le altre persone che avevo mandato in coma e il preside della mia scuola che era in bilico tra la vita e la morte con tutte le ossa rotte. Così fui presa dai ricordi..

L'Ultima Dominatrice || The Eversor Trilogy (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now