Remember

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Pezzo per pezzo, sentii il mio cuore spaccarsi come un vaso di ceramica mentre quelle parole, la causa di tutto quel dolore, ancora rimbombavano nella mia mente: " sono tuo fratello". Fredde lacrime mi sgorgarono dagli occhi di ghiaccio. Lo stesso ghiaccio che avvolgeva anche il mio cuore prima che lui riuscisse a scaldarlo. Ma il ghiaccio per me era vitale. Così sentii il gelo tornare ad impadronirsi di quell'organo pulsante che, così, non mi avrebbe più causato dolore. Eppure sentivo che il ghiaccio che lo ricopriva continuava a incrinarsi se continuavo a guardarlo. E in quell'uguaglianza che tanto ci accomunava trovai una spiegazione. In un secondo, tutto arrivò con chiarezza e mi mancò il respiro. I miei occhi si rigirarono e mi sentii catapultata in un universo parallelo. Un universo colmo di innocenza, in un passato dimenticato.

Nel SUV di papà rimbombavano della musica vecchio stile e tante di risate, risate di bambini felici e innocenti. Di due gemelli che ignoravano il loro destino. << Macchina gialla! >> Esclamò la bambina tirando un pugno sulla spalla del fratello. << Quella non è gialla, è verde! >> Esclamava l'altro buttandosi a peso morto sopra la sorella ingaggiando lotta che poi si trasformava in un abbraccio, i loro capelli biondi, quasi bianchi, si mescolavano in un solo ammasso di riccioli. Infatti il fratello aveva dei bellissimi riccioli dai riflessi dorati, proprio come il padre, mentre la bambina aveva lunghissimi capelli lisci, esattamente come la madre. La loro carnagione chiara come il latte e quei soffici peli biondi sulle loro gambe, immagine di innocenza e infanzia. Gli occhi dei due bambini erano ancora azzurri come l'acqua limpida colpita dal sole estivo e con le labbra rosee, la bambina baciava il fratello senza che nessuno se ne accorgesse. I due condividevano più di un rapporto fraterno. Quando il fratello le infilava le mani nei pantaloncini di lino, lei non protestava e lo stesso accadeva quando succedeva il contrario. I due bambini dormivano, avvinghiati l'uno all'altra, sogni tranquilli. << Ahi, mi hai fatto male.. >> Sussurrò lui con le lacrime agli occhi. << Scusa Derek >> aveva sussurrato lei abbracciandolo e affondando le dita nei suoi boccoli biondi.

<< Dovete fare amicizia.. >> insisteva la madre guardandoli con apprensione. Ma i due non volevano amici, volevano solo la compagnia l'uno dell'altra. << Per questo oggi verrà la mia amica Susan, con sua figlia Kaya. Ha la vostra stessa età Zoe e andrete insieme nel bosco delle fate a giocare >> disse la madre, ma sembrò più un ammonimento. Voleva che fossero cortesi, non avevano mai avuto degli amici. I due bambini si scambiarono sguardi rassegnati, andarono nella loro camera e si guardarono intensamente intrecciando le loro mani. << Per sempre okay? - lei annuì - lo devi giurare >>. Così lei giurò, si giurarono di restare sempre insieme, sempre uniti, qualsiasi cosa fosse accaduta. Il campanello suonò e i due mostrarono a Kaya il bosco di fate. Per i due bambini quello era un luogo speciale che non avrebbero voluto condividere con nessuno. Ci erano stati costretti e questo li portava a non amare particolarmente quella bambina. << E quindi dove sarebbero queste fate? >> Domandò scettica Kaya incrociando le braccia al petto. Zoe e Derek sapevano dove trovarle, ma quella cosa speciale non l'avrebbero mostrata neanche ai loro genitori, neanche sotto costrizione mortale. Era troppo speciale. I due restarono interdetti e non risposero. << Allora? Voglio vedere queste fate! >> Urlava istericamente la bambina. Così Derek prese il comando della situazione. << Vieni con noi >> e così si mosse verso l'interno del folto bosco, dove il buio si prendeva anche quelle ore di giorno e di luce. Con sguardi di intesa i due fratelli la portarono al lago di ninfee. << Non vedo nulla >> continuò la bambina. << Sono qui, se tu non le vedi vuol dire che sei cieca >> aveva detto Derek prendendola in giro. Con uno sguardo truce Kaya aveva afferrato un sasso per terra e lo aveva scagliato verso Zoe colpendola allo stomaco con una forza inaspettata. Con un urlo strozzato la ragazzina era rotolata a terra contorta dal dolore. << Non ti azzardare a toccarla! >> Aveva urlato il bambino e, con la rabbia che lo aveva reso cieco, i suoi occhi si erano tinti di nero come anche i suoi capelli. Per la prima volta. La bambina era impallidita e così Zoe, sorpresa più che mai da ciò che stava accadendo. Non riuscì a credere ai suoi occhi quando con un urlo il fratello aveva creato con le mani una sfera nera. E assistendo alla manifestazione di quel potere qualcosa in lei si era acceso e, contagiata dalla rabbia del fratello, presto anche i suoi capelli erano divenuti corvini e il dolore era passato lasciando il posto alla furia. Si era alzata e, senza sapere cosa stesse accadendo, aveva poggiato le mani su quella sfera di ombre in un movimento incontrollato. Aveva sentito il potere scorrerle nelle vene e insieme avevano lanciato quella sfera di pura morte sulla bambina che, senza emettere alcun suono, si era accasciata a terra lasciando che la vita sgusciasse fuori dal suo corpo ormai privo di essenza. Quella era stata la prima. La loro vittima. La loro fine. Quel singolo gesto, quel singolo errore li aveva segnati per sempre. Li aveva trasformati in ciò che tutti avevano sempre temuto. Aveva acceso Il Dominatore che c'era in loro, fino al quel momento rimasto sepolto nel profondo del loro cuore. Pian piano sentirono il ghiaccio formarsi attorno ai capillari e ad ogni singolo muscolo del loro corpo finendo per congelare del tutto il muscolo più importante, il cuore. I loro occhi ingenui non erano più azzurri e buoni, bensì scuri e terribili e lo sarebbero stati finché la leggenda non si fosse avverata e i loro cuori non si fossero liberati dal gelo. Oppure sarebbero divenuti totalmente neri, non solo le iridi, ma tutto l'occhio e questo avrebbe significato la loro fine e la fine del mondo.

<< Voi! È tutta colpa vostra! >> Urlava la donna disperata con le lacrime che sgorgavano copiose sulle sue guance pallide e scavate dal dolore. Derek faceva scudo con il suo corpo alla sorella. Entrambi avevano espressioni sconvolte sui loro volti di bambini. La loro vita era rovinata per sempre. I due si rifugiarono nel sottoscala chiudendo la porta a chiave e ascoltarono la discussione dei genitori al piano di sopra. << È accaduto, ormai è troppo tardi per ripensamenti, sapevamo entrambi che sarebbe accaduto, anche se speravamo il contrario. È arrivato il momento di dividerli. >> Quelle parole crearono la prima crepa nei loro cuori. Una ferita profonda. << Scappiamo >> aveva detto Derek con sicurezza. << Ma..ci troveranno Derek e ci separeranno! Non voglio che ci separino >> piangeva disperata Zoe. D'impulso le afferrò la mano, la trascinò fuori dal sottoscala e scapparono inseguiti dal padre che intimava loro di tornare indietro. Ma i due non ne volevano sapere. Si addentrarono nuovamente dove tutto era successo e andarono nel loro posto segreto. Nel loro posto speciale. In lontananza, dopo una lunga corsa, riuscirono finalmente a vedere il profilo del grande albero padre del bosco. Era un salice piangente. Ma le sue foglie non erano più verdi di vita. Erano diventate nere come la pece, colme di oscurità. I due bambini sgusciarono all'interno dell'apertura nascosta ai piedi dell'albero atterrando nella profonda buca illuminata dalla luce delle lucciole. Si sedettero a terra avvinghiati l'uno all'altra. Lì videro le fate per l'ultima volta. Piccoli esserini luccicanti e galleggianti che davano loro la speranza. << Se ci prendono.. >> iniziò la bambina, ma lui la fermò rassicurandola che nessuno sarebbe mai riuscito a separarli. << Ma in caso.. voglio che tu sappia che ti amo Derek >> aveva detto lei. << Anche io ti amo e se in caso accadesse, anche se non accadrà, noi scapperemo e ci ritroveremo qui. Se arriverò prima io ti aspetterò, aspetterò il tuo arrivo e se nono arriverai ti verrò a cercare e staremo insieme per sempre. >> Disse lui accarezzandole i capelli. Lei piangeva disperatamente allargando sempre di più quella crepa nel suo cuore. Sentivano le urla dei loro genitori riecheggiare per tutta la foresta. << Derek ho sete >> diceva la sorella. Erano 24 ore che non bevevano né mangiavano o dormivano. << Resisti sorellina. Se ne andranno e poi potremo uscire. >> Rispose lui appoggiando la fronte su quella della gemella. Così lei cedette alla stanchezza e si addormentò sul petto del fratello. Poche ore dopo Derek sentì dei passi troppo vicini all'entrata del loro nascondiglio e vide il cumulo di foglie che nascondeva l'entrata cadere a terra. << Zoe! Zoe svegliati! Svegliati ti prego! >> Esclamò nel panico. Un uomo grande e possente aveva afferrato il corpicino minuto della sorella con la mano. << Noo! Lasciala! LASCIALA! >> Continuava ad urlare il fratello. Ma era troppo tardi, l'avevano portata via per sempre. Dopo sentì qualcuno afferrare anche lui e ora che la sua unica ragione di vita era andata, non aveva senso opporre resistenza. Così quegli uomini sedarono i due bambini che caddero in un sonno profondo e privo di sogni.

Si risvegliarono in due stanze differenti, due stanze senza finestre. E uno alla volta furono portati in quella stanza. La stanza dove avrebbero dimenticato tutto. La bambina dormiva ancora quando la misero all'interno dell'incubatrice, quando quel fumo violaceo l'aveva avvolta completamente eliminando dalla sua memoria qualsiasi ricordo del fratello. Derek urlava e invocava il nome della sorella quando, con la forza, lo avevano spinto nell'incubatrice. Poi lo avevano spedito in un'altra città, in un orfanotrofio, finché Dimitri Ward non lo trovò e capendo che quel ragazzino era proprio come lui, lo aveva portato con se nell'appena fondata Adfectus House, crescendolo e prendendosi cura di lui come fosse un figlio. L'uomo aveva sposato Jocelyn Van Telden, divenuta poi Jocelyn Ward. Una donna come lui e come Derek. Con lei aveva fondato la scuola e avuto un figlio. Tutti si erano accorti di Derek solo quando un secondo omicidio si era compiuto e da quel momento, quella che, fino ad allora, era solo leggenda, era divenuta realtà. La casa di Adfectus House era segnata per sempre, da un omicidio compiuto al suo interno da un Dominatore. L'omicidio di Alec Ward.

L'Ultima Dominatrice || The Eversor Trilogy (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now