The same

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C'era un silenzio tombale, Miss. Diana si aggiustò gli occhiali con fare intellettuale facendo così risaltare il suo lungo naso, affilato come una lama. I suoi capelli lisci e castani ricadevano sul grande libro che stava esaminando e ogni volta li scansava seccata. Miss. Diana era la bibliotecaria e aveva la fissa di chiamarmi Kevin. Mi scambiava per una ragazza gipsy del West Virginia che era arrivata la settimana prima. Erano già passati venti giorni dal mio arrivo e ormai non ero più "la nuova arrivata" ma "l'asociale con grossi problemi a gestire la rabbia". Cazzo, mi sentivo incredibilmente sola, erano più di due settimane che non parlavo con nessuno e stavo impazzendo. Cosa avevo fatto? Avevo allontanato gli unici amici che avevo e che mi volevano aiutare, avevo messo davanti l'orgoglio e non potevo permettere che questo mi buttasse giù. Uscii dalla biblioteca decisa a rimediare ai miei casini. Mi aggiravo per i corridoi col vestito che strusciava a terra, mi aggiustai il cappello e pensai che prima avrei fumato una sigaretta. Andai in cortile e mi sedetti dietro ad una siepe. Avevo bisogno di rilassarmi. Cosa avrei detto ad Alfred per scusarmi, dopo così tanto tempo? Mi alzai e buttai la cicca a terra, tirai un sospiro e andai verso la sala grande. Avevo tutti i muscoli tesi e quando entrai si girarono tutti a guardarmi perché non andavo mai lì. C'era chi giocava a carte, chi faceva balli di gruppo e chi si esercitava con gli esercizi del potere. Scovai Alfred e il resto del gruppo e con un gran respiro mi avvicinai. Si girarono tutti a guardarmi, Alfred, che era di spalle, si girò per ultimo. Quando mi vide sgranò gli occhi. << Posso..parlarti? >> Gli chiesi. Lui rimase spiazzato, ma poi annuì e si alzò, ci appartammo fuori dalla sala, in corridoio non c'era nessuno. << Beh? Che devi dirmi? >> Mi domandò scettico. << V..volevo scusarmi, io ho sbagliato, tu sei un buon amico e speravo che potessi perdonarmi..>> farfugliai imbarazzata. Lui incrociò le braccia. << Perché hai fatto così? >> Mi chiese. << Perché sono orgogliosa e quando mi sento in trappola.. sotto accusa.. mi allontano..>> spiegai. << Zoe, io volevo solo aiutarti..>> iniziò a dire e io scossi il capo. << Lo so..>>. Lui aprì la braccia e io mi ci tuffai dentro. << Grazie >> mugolai felice. Alfred mi fece sedere con loro e tutti mi riaccolsero come se non fosse accaduto nulla. Era come se mi fossi tolta un gigantesco masso dallo stomaco. Mi sentivo finalmente leggera e senza conti in sospeso.. o almeno quasi.. dovevo ancora parlare con Derek e farmi spiegare. Io e Alfred passeggiavamo nel cortile mentre fumavo spensierata. Lui era contrario al fumo, ma comunque non mi giudicava. Dopo alcuni minuti di silenzio mi decisi a parlare e dire la verità. << Ho ucciso il preside della mia vecchia scuola un po' di tempo fa, e ho mandato in coma decine di persone solo in questo mese..>> buttai fuori tutto, liberandomi di un altro peso. Alfred rimase in silenzio, ero davvero preoccupata da come avrebbe reagito, mi decisi a guardarlo. << Ho l'impressione di aver già sentito questa storia.. solo che era stata un'altra persona a farlo..>> disse poi fermandosi a guardarmi. Aveva le mani in tasca e io avevo lo sguardo basso, non riuscivo a sostenere il suo sguardo, perché mi rendevo conto di essere un mostro, ma non sapevo come fermarmi. Quando la rabbia si impadroniva di me, non c'era modo di farmi ragionare. Mi costrinsi a guardarlo e vidi che non c'era l'ombra dell'espressione contrariata che temevo, era semplicemente malinconico. << Derek..>> sussurrai capendo a chi si riferisse, lui annuì. << Non so cosa sia Zoe, ma voi due siete connessi, non so come..>> sembrava confuso, si passò le mani tra i capelli nello sforzo di capire. Non sapevo cosa dire, aveva ragione. << Puoi raccontarmi perché Derek Evans è così famoso? >> Domandai improvvisamente, impaziente di conoscere i segreti di quel ragazzo così misterioso. Ci sedemmo su un tronco d'albero piantato nel terreno. << Quando arrivò stava sempre da solo, non che le cose siano tanto cambiate ora. Si diceva che avesse ucciso, ucciso per davvero. Nessuno di noi Python uccideva più da molti anni, forse anche da un secolo. Devi sapere, Zoe, che noi Python siamo pacifici, non abbiamo istinti omicidi solitamente. Quella storia sulle tribù che facevano stragi nei villaggi è una leggenda sicuramente falsa. Noi ci tratteniamo sempre dall'uccidere, anche quando siamo neri di rabbia, perché abbiamo un istinto preservatore. Preserviamo la natura, abbiamo origine timida e non siamo cattivi. Portiamo solo bene. I Praticanti a volte uccidono, ma è raro anche quello perché nonostante siano Praticanti, appartengono comunque alla razza Pythonissam. La magia nera offusca il buono, ma esso resta sempre e prevale nei momenti di rabbia. Una leggenda narra però di un uomo, uno di noi, che era diverso.. - Il Dominatore, pensai – visse secoli fa e veniva chiamato Il Dominatore. Sin da piccolo aveva iniziato a uccidere e fu soppresso da bambino dalla sua stessa madre. Ma egli è destinato a tornare. Tutti pensavamo che Derek Evans fosse Il Dominatore, e stavamo tutti alla larga da lui, finchè non sei arrivata tu.. ci hai scombussolato le idee insomma, chi di voi due è Il Dominatore? Perché avete lo stesso cognome e vi assomigliate tanto? Siete praticamente uguali. Perché avete lo stesso carattere? Ma soprattutto, Il Dominatore esiste veramente? Perché Zoe, se uno di voi è Il Dominatore, vi daranno la caccia >>. Ero sconvolta. Io e Derek eravamo gli unici? Perché mi sentivo così legata a quel ragazzo che neppure conoscevo?

L'Ultima Dominatrice || The Eversor Trilogy (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now