Cuore di mamma

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Pov's Caspian Davide Mateo Gonzalez

- La liberazione non è la libertà; si esce dal carcere, ma non dalla condanna. -

Sto sempre disteso sul letto, non cambia mai un cazzo.

Vorrei poter uscire, andarmene, ma sto qui costretto da catene che non vedo, da richiami che gli altri non sentono.

Nonostante tutto, oggi mi sento più tranquillo del solito, come se mi avessero sparato in vena litri di sedativo.

Loro sono scomparsi, non ci sono più, non li sento più.

Le mie tempie, per la prima volta da quando sono qua, si rilassano.

Si distendono lasciando spazio ad una nuova, strana ma piacevole sensazione.

Non lo cerco neanche più, non ne ho bisogno perché quella che mi assale è una specie di pace.

Ma la mia coscienza non smette mai di rompermi le palle, stavolta però, per buona ragione...

Oggi devi andare dalla bella dottoressa.

Eh sì, sono curioso di vedere la sua reazione al disastro che sono.

Allo sbaglio che sono fin dal mio concepimento.

Al concentrato di cattiveria e pazzia che non smette di strisciare viscido tra i miei polmoni e carezzare il cuore.

Sì, sono proprio curioso.

Voglio farle vedere che il loro lavoro non serve a un cazzo, che non guariscono noi poveri pazzi ma che li spediscono direttamente nell'inferno che è la nostra mente.

Prendono appunti sul quel loro taccuino, che brucerei soltanto, e annuiscono.

Chi ci ascolta, eh?

Nessuno.

Non gliene frega un emerito cazzo a nessuno, mentre noi ci crogioliamo nel nostro baratro, vicini al punto di non ritorno.

Ci sottraggono le poche emozioni che proviamo, ci fanno diventare alberelli che possono spostare dove gli pare.

Non ci fanno vedere niente che non sia bianco.

Ed io non ho bisogno di bianco, devo trovarlo, ma non c'è mai.

Bisogno, bisogno. Lui, che è la pace.

Impazzisco quando non lo trovo, lo cerco per ore, attento a tutto e tutti eppure di lui, nessuna traccia.

Lì no, lì neppure. Dove? Dove?

Quattro superfici, piatte al tatto, mi circondano e non si palesa mai.

Sapete quanto tempo passo sveglio per cercare di afferrarlo?

Dormo cinque ore, le conto e poi mi sveglio, iniziando la caccia.

Scocca la mezzanotte, a letto a letto. Uno, due, tre, quattro, cinque. Alzati, apri quegli occhi che in un'altra vita si sono spenti. Cercalo, prendilo e trovale, proteggile.

Ma chi l'avrebbe mai detto che mi si sarebbe mostrato nel momento in cui ero distratto, era quasi bello nel suo colore acceso, quasi piacevole nella sua voluminosità, ma lui non è mai dolce neanche se porta pace, neanche se annega in un mare di lentiggini...

Solo quando un palmo batte sulle sbarre, producendo un rumore flebile in confronto a quello nella mia testa, mi risveglio.

Non mi sono nemmeno accorto che mi sono spostato, ora sto con la schiena poggiata al muro ingiallito ma da quel colore così gioioso.

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