Il sapore aspro della manipolazione

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Pov's Caspian Gonzalez

- Si è sempre saputo che testa e cuore non sono collegati, ma pure occhi e bocca non scherzano. -

Passano i giorni e mentre la noia aumenta, la rabbia non si dissolve. Il senso di colpa è sempre pronto a pugnalarmi alle spalle e i miei bisogni, se non addirittura capricci, diventano più esigenti.

Sono arrivato a chiedere persino un bicchierino di whisky alle guardie che, di rimando, mi hanno guardato derisorie.

Ora sto sul letto cercando di ricordarmi il gusto del lime, provarlo a sentire sulla lingua o infondo, giù nelle tonsille.

Sì, avete capito bene, proprio il lime.

Questa strana variante del limone mi riporta a galla i pochi bei ricordi che ho...

Quella volta in cui io e una Carolina quattordicenne preparammo dei ghiaccioli fatti in casa al gusto di lime. Ci mettemmo il ghiaccio nelle magliette a vicenda, spruzzammo il succo in bocca l'uno all'altra con una pistola ad acqua. Una pistola ad acqua, vi rendete conto che cazzata? Eppure ero felice con così poco. Lo stesso pomeriggio mia madre trovò la cucina tipo trincea della seconda guerra mondiale, con me e Carol, appostati rigorosamente dietro divano e poltrona, a spararci il succo che non avevamo neanche usato per quei famosi ghiaccioli.

O quella volta in cui io e Benji, diciassettenni, andammo in un locale per soli gay e bevemmo tanti di quegli shot da non vederci più un cazzo. Ovviamente provammo anche il famoso 'shot di coppia' ed è stata una figata; presi un pizzico di sale e lo leccai in un gesto di finta seduzione, lo stesso fece il mio migliore amico. Buttammo giù gli shottini di tequila, io mi misi in bocca un pezzo di lime e il sapore dell'alcolico mi scoppiò sulle papille. Agguantai Benjamin dalla nuca e ci scambiammo un bacio con la lingua molto profondo, dove gli passai il lime e lo sentii sussultare per il frizzichio aspro della combo. Ridemmo come matti e quella notte, per la prima volta, incontrammo quello che sarebbe stato il nostro prossimo socio d'affari per gli anni a venire. Come scordarsi quel tale figlio di puttana che era Julio Noreste, lo spacciatore dagli occhi neri pece. Anche lui era lì per cazzeggiare come noi, eravamo dei ragazzini tanto stronzi quanto affascinanti e sembrava non bastarci dare palo solo alle ragazze.

Quanti ricordi belli in una cosa così scontata.

È proprio Benjamin a riscuotermi dal mio sogno, mi richiama con una proposta assai allettante.

"Ti va di andarcene?" Chiede con un sorrisetto che gli ho visto stampato in faccia nelle meglio occasioni, chiariamoci però, occasioni per fare delle grandi stronzate.

È un gesto meccanico il mio, quello di alzarmi di scatto in piedi e raggiungerlo con la fame di riscatto nello stomaco.

"Che hai in quella mente tutta matta, Ben?" Dico sarcastico, alzando un sopracciglio ma tendendo bene l'orecchio.

"Tante cose, Cas, tante tante cose. A parte l'immagine di un gatto in bikini che balla la hula sulla spiaggia dei caraibi, intendi?" Mi domanda poi con tono serio e so che non sta scherzando.

Sta davvero immaginando un gatto sulla spiaggia che balla in costume, ma annuisco con noncuranza, certe volte arriva a pensare di peggio quindi a questo giro è andata bene.

"Sì, a parte la tua fervida immaginazione."

"Ok ok, stammi a sentire ora, va bene? Infondo al corridoio c'è una porta, quella porta dei miei coglioni fatta in ferro. Oltre quella c'è un altro corridoio ma c'è anche una finestrella con delle sbarre più sottili delle nostre. A quelle lì dai una limata e vengono via con un soffio. Io la lima ce l'ho mi manca solo il modo per aprire la porta." Dice pensoso.

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⏰ Last updated: Apr 14 ⏰

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