✰ 𝑆𝑡𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑑𝑒𝑛𝑡𝑒 ✰

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«Vorremmo che si allontanasse dal gruppo definivamente, signorina. Non è altro che una brutta influenza per le altre due ragazze, quindi non dovrà mai più avere nessun contatto con loro».

Provo, sorprendentemente, neanche una punta di tristezza. Dentro di me cresce soltanto un gigantesco senso di rabbia. Ho sopportato anni e anni di torture, sacrifici e discriminazioni basate sulle mie origini soltanto per concludere la mia storia così presto? Vorrei urlare "non è giusto" con ogni rimasuglio di voce che ho nelle corde vocali. So però che facendolo peggiorerei soltanto la situazione, mostrandomi debole e infantile. Speravo di essere una stella simile al sole, di lunga durata, e invece sono una stella cometa. Le stelle comete sono meravigliose, ma sono dotate di una bellezza sfuggente. Basta sbattere gli occhi per perderle di vista, sempre se hai la fortuna di incrociare la via di una di loro.
«Non capisco perché» rispondo, confusa e leggermente disperata «è stato soltanto un piccolo errore. Nessuno si è accorto di quando mi sono bloccata, siete riusciti a sincronizzare la mia voce già registrata in pochissimi secondi.

«Un piccolo errore fatto in presenza di milioni di persone, Artemis Najma Buckley. E non è la prima volta che crei problemi a tutti noi, come il mese scorso con Briar».

Quando l'uomo pronuncia il mio secondo nome rabbrividisco; Najma.
Molti non sanno della sua esistenza, ma non ho sempre preferito così. L'unica persona che mi chiamava Najma era mio fratello. Erano anni che non sentivo quel nome rivolto verso di me, e per un po' quel ricordo doloroso si era accantonato in un angolo della mia mente.

«Non potete farlo. Il gruppo esiste da molto prima che firmassimo il contratto. È nato quando frequentavo il terzo anno di liceo, e suonavamo nel mio garage. Non siete nessuno per dividerci, con tutto rispetto».
«Possiamo farlo eccome. Dal momento in cui avete firmato quel contratto noi siamo incaricati di controllare ogni vostra azione e parola. Eris e Diana, gli altri membri, sono d'accordo, quindi la preghiamo di raccogliere le sue cose e andarsene senza creare scompiglio. Il resto verrà spedito nel posto in cui deciderà di alloggiare».
Rimango con le parole bloccate sulla punta della lingua, proprio come durante il concerto. Nella mia testa sto rispondendo, decisa, ma le mie corde vocali si rifiutano di emettere alcun suono. Non è la prima volta che questo mi succede, e la situazione sta diventando sempre peggiore. Allora mi giro e inizio ad avvicinarmi a quel biondo slavato del mio manager. Le lacrime mi riempiono gli occhi appena realizzo cos'è appena successo; non ho più niente, sono sola. Sono stata tradita dalle persone che meno pensavo l'avrebbero fatto, quindi cos'altro devo aspettarmi?

«Andate a farvi fottere» urlo, disperata «siete soltanto disgustosi».
«Si calmi, dopotutto non è la fine del mondo» ghigna lui, facendo un passo verso di me.
«L'avevate organizzato fin dall'inizio, ammettetelo. Creare uno scandalo su di me per aumentare la fama delle mie migliori amiche è un colpo basso, perfino per voi».
A circa metà della frase semplicemente implodo; non trattengo più il pianto e la fiamma dentro il mio corpo diventa incontrollabile, impazzisce. Qualcosa mi fa sentire finalmente libera, in potere. Posso dire tutto quello che voglio, perchè ormai ho perso tutto quello a cui tenevo. Se non posso avere il massimo, la perfezione, non voglio neanche avvicinarmici. Voglio reagire senza rimanere ferma e composta al mio posto.
Per una volta voglio poter comportarmi esattamente come qualunque uomo in questa industria, e non finire ulteriormente nei guai. Il mio unico interesse adesso è mostrare all'uomo che posso fare ben peggio di borbottare o di bloccarmi.

Adesso sono io che mi avvicino a Benjamin Briar, la persona che in questo momento vorrei strangolare. Invece lo prendo dal colletto della camicia inamidata, il tessuto stretto nella mia mano. I suoi occhi sono vuoti e freddi, privi di ogni minimo di dolcezza o compassione. Una nuova sfumatura di grigio scuro però sembra comparire; la paura.
«Ne ho passate troppe per farmi calpestare da un ometto maschilista e incapace. Avrai pure vinto la battaglia, ma io vincerò la guerra. Ti garantisco che hai sbagliato persona da prendere di mira per i tuoi giochetti da riccone snob che non ha mai dovuto guadagnarsi nulla nella vita, visto che gli è stato sempre servito tutto su un piatto d'argento.
Io ho sudato il triplo di te in tutta la tua vita solo per arrivare qui, e non manderai tutto a puttane» singhiozzo, senza ormai nessun contegno.
Lui, pietrificato dalla paura, grida come un ragazzino; «Sicurezza! Allontanatela!»
«Te lo chiedo per favore, non pensare di essere più potente di quello che sei» ordina, mentre mi allontano. In pochi secondi trovo già dietro di me altri due forse quattro volte più massicci di Benjamin, che mi scortano fuori dalla hall dell'hotel.
Con mia sorpresa c'è già una valigia pronta fuori dal backstage e niente meno che il mio ex ragazzo, suo figlio, lì ad aspettarmi. Tra tutte le persone che volevo potessero vedermi in questo stato Silas Briar forse è l'ultimo della lista.
«Artemis, cosa cazzo è successo?» mi guarda con gli occhi grigi sgranati. Nonostante abbia ben cinque anni più di me non li dimostra neanche lontanamente.
«Per favore, hai tutta la tua vita per fare il coglione. Almeno oggi risparmiatelo» gli passo davanti, valigia in una mano e l'altra stretta in un pugno.
«Sto soltanto cercando di aiutarti. Non mi aspettavo questa reazione dopo che sono stato chiamato per riportarti a Los Angeles. "Sana e salva", citando papà».
Lentamente mi risale un senso di nausea nella gola. Benjamin, lo stesso uomo che mi ha licenziato in parte per la rottura con Silas, lo ha chiamato per ritirarmi come si ritira dall'asilo una bambina con la febbre, sapendo che avevamo litigato.
La relazione con lui è partita come un accordo esclusivamente lavorativo, ma feci un errore madornale. Lo conoscetti. Mi sono sempre ripetuta di mettere il lavoro prima di tutto il resto, ma per colpa dell'argento fuso dei suoi occhi non ci riuscii, e non ci riesco tutt'ora. Silas Briar ed il suo ciuffo spettinato sono e saranno sempre il mio tallone d'Achille, il mio punto debole.

Da qui alle stelleWhere stories live. Discover now