✰ 𝐿𝑢𝑐𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑎 ✰

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«Ti devo chiedere un grandissimo favore, anjo».
Di solito quando mia madre pronuncia quelle parole non ne ricavo mai niente di buono, quindi mi si forma un nodo nello stomaco. Cosa sarà il grandissimo favore questa volta? Non può essere certo peggio della scorsa; aveva dimenticato il portafoglio con tanto di carta d’identità nella libreria in cui era andata a presentare il suo libro, e quindi dovetti attraversare il Portogallo in moto per recuperarlo; sono stato fortunato, perchè per quanto viaggia poteva anche smarrirlo in Francia o addirittura in Russia. Per fortuna mia sorella ha appena raggiunto l’età per fare l’esame della patente, così arriverà finalmente il suo turno di occuparsi della imbranatezza di mamma. Dubito che lo farà però, per via di Apollo. Io purtroppo non sono mai riuscito a passarlo, ma tutto sommato vivo benissimo con la mia Honda Africa Twin.

«Un’amica di famiglia ha bisogno di un posto dove stare per qualche mese, la figlia di Louis e Lauren: Artemis. Non so se ti ricordi di lei, ma tu e tu irmã ci passavate tutte le estati insieme quando eravate piccoli»
Eccome se mi ricordo di Artemis Najma Buckley.  La testarda ma coraggiosissima Artemis. La stessa ragazzina dagli occhi del colore dello sciroppo d’acero che mi abbandonò quando avevo 18 anni. Per mia madre 4 anni sono un lungo periodo di tempo, ma in questi quattro anni c’è sempre stato un vuoto a forma di dea greca.
Quando dico dea greca non scherzo; chiunque potrebbe tranquillamente scambiarla per la dea della luna da cui prende il nome. In questi anni passati lontani il rancore nei suoi confronti è solo diminuito, ma anche la speranza in un suo ritorno. Non scambiatemi per il classico fan abusivo e stalker, ma diciamo che per arredare il mio appartamento di Stanford avevo persino comprato un poster del suo gruppo musicale. Dopo qualche mese però decisi di smettere di piangermi addosso e di ripartire con la mia vita da zero. Mi tagliai i capelli, migliorai il mio modo di vestire e iniziai persino ad uscire con delle ragazze; quest’ultima cosa però non servì a niente, perchè non riuscii più a ritrovare quei fuochi d’artificio che provavo con lei, almeno fino a quando non conobbi Esme, ma quella è un’altra storia.
Sono abbastanza sicuro che però per lei io sia sempre stato soltanto un fratello maggiore, il che è comprensibile visti i 2 anni di differenza e il mio comportamento saccente. Ogni giorno che però lei ignora del tutto la mia esistenza il senso di fastidio e di rabbia aumenta, anche se so benissimo che è alimentato soprattutto dal mio orgoglio.

«Cosa la porta qui in Portogallo?» chiedo, fingendo stupore.
In realtà ho già un’idea del motivo; su tutti i giornali ed i notiziari la notizia in prima pagina è stato il suo allontanamento dal gruppo. Il motivo da quello che è riportato lì è il suo comportamento aggressivo nei confronti delle autorità, ma non ci ho creduto neanche per un millisecondo. Artemis non sarebbe mai così fuori di testa e stupida da giocarsi la cosa che considera la più preziosa al mondo, la sua carriera, per litigare con degli stupidi figli di papà maschilisti ed egocentrici. È impulsiva, ma non stupida. A soltanto sedici anni era capace di affrontare i problemi di una musicista adulta che cerca una casa discografica e allo stesso tempo mantenere i suoi voti nella media. 
«I suoi genitori hanno deciso di allontanarla almeno per un po’ dall’America per…tenerla fuori dai riflettori». Prima di pronunciare le ultime quattro parole fa una pausa, come per riflettere e chiedersi se le è consentito dirlo. Evidemente sa molto più di me, lo si capisce dal tono intimorito della sua voce.
«Quindi dovremmo ospitarla a casa nostra finchè non si rimetterà tutto magicamente a posto nella sua vita?» rispondo, leggermente infastidito. Non si è fatta sentire per tutti questi anni ed ha lasciato che io la aspettassi all’aereoporto l’estate dopo come un idiota, liquidandomi senza neanche una chiamata o un messaggio per poi tornare adesso che ha bisogno di allontanarsi dalla fama che tanto sognava.

«Non essere acido, non è in una bella situazione» mi rimprovera, in impeccabile portoghese «tu e tua sorella dovreste andarla a prendere tra un’ora; so che vi ho dato pochissimo preavviso per sistemare e dividervi le stanze, ma non fatela dormire sul divano letto. Non sarebbe rispettoso».
Probabilmente dovrò cederle la mia stanza. Isabel non lo farebbe mai, specialmente non in questo periodo. È nel bel mezzo di una fase di blocco dello scrittore, e quando le capita è veramente difficile sopportarla. Diventa suscettibile, viziata e schizzinosa. La vera e propria personificazione di una zanzara che non riesci a schiacciare.
«Allora dovremmo iniziare a prepararci» la saluto sorridendo attraverso lo schermo della videochiamata e riattacco.

Da qui alle stelleWhere stories live. Discover now