Capitolo 12

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La mattina seguente mi svegliai con un forte mal di testa, e quando aprii gli occhi vidi mia madre seduta sul letto che mi fissava. Tra le mani aveva una spremuta d'arancia e un cornetto con la marmellata alla pesca, come piaceva a me. Guardai l'ora ed erano le sette: con disappunto mi resi conto di essermi svegliata quindici minuti prima del solito.

«A cosa lo devo?», le chiesi indicando il cornetto e la spremuta.

«Perché pensi che ci sia un secondo fine?»

«In questa famiglia è sempre così!», le feci notare sorridendo.

«D'accordo. Clara è arrivata da poco, magari potresti portarla a vedere il tuo allenamento».

Ah, ecco! Avrei dovuto decidere se fare il capitano o meno, ma con tutto il casino che avevo in testa non avevo avuto un minuto per pensarci. Poi se ci fosse stata anche Clara avrei avuto solo distrazioni e niente concentrazione.

«Non lo so, poi vediamo».

Mi vestii, mangiai il cornetto, bevvi la spremuta e passai a prendere Lia, che era giù al portone di casa sua e aveva un sorriso raggiante. Quanto invidiavo quel sorriso. Accostai, e appena mi vide fece una faccia bruttissima. Pensai al peggio e a tutti i modi in cui avrei potuto torturare Luca.

«Che hai?», mi chiese scrutandomi attentamente.

«Te lo dico dopo, dimmi prima di Luca».

Ero curiosa.

«Beh, quando Luca mi ha accompagnata a casa ha detto che gli piaccio, solo che vuole fare un passo alla volta perché non è abituato».

«Wow! Non avrei mai pensato che Luca fosse in grado di confessare i suoi sentimenti per qualcuno», spiegai incredula.

I modi che avevo pensato per torturare Luca ritornarono nel profondo e sarebbero rimasti accantonati lì, fin quando non mi fossero serviti sul serio.

Non appena fossero diventati una coppia l'avrei preso in giro per l'eternità. Probabilmente quella sarebbe stata la sua prima storia seria.

Lia salì dietro di me e ci avviammo verso la scuola. Durante tutto il tragitto non fece altro che domandarmi cosa avessi, se avessi pianto, se fossi confusa, cosa mi tormentasse. Insomma, tutte cose così e la mia risposta fu sempre la stessa: «Te lo dico dopo».

Non avevo voglia di parlare di quella faccenda e non avevo voglia di vedere né Roberto né Francesco, due ragazzi totalmente diversi: uno mi faceva stare bene, mentre l'altro mi aveva fatta soffrire veramente tanto. Ero confusa, non capivo come mai tanto mistero da parte del mio migliore amico, e non aveva nemmeno risposto ai mei sms. Nel cortile della scuola non c'era. Accompagnai Lia in classe e non era nemmeno lì, così decisi di andare nella mia aula. Luca era seduto al suo posto. Mi diede un bacio sulla guancia per salutarci e poi si mise a ripetere la lezione di diritto. Guardai di nuovo il cellulare, ma niente. Nel frattempo, arrivò la prof Buonocore che ci annunciò un'imminente interrogazione, e ci fu silenzio totale.

Marika non era arrivata, così le scrissi un messaggio chiedendole dove fosse e mi rispose che mi avrebbe spiegato tutto nel pomeriggio. Avevamo programmato di andare al centro commerciale tutte insieme compresa la mamma di Lia. Ma pensai di nuovo a Francesco.

«Luca, ma sai cos'ha Mancini?»

Mi guardò torvo, poi si sporse verso di me.

«Credo che sia arrabbiato con te, e mi ha detto che oggi non veniva a scuola».

«Non ti ha detto il perché?»

«No».

Tornai a pensare, ma non ne trassi alcuna conclusione. La Buonocore, dopo aver interrogato, iniziò a spiegare qualcosa ma non capii bene l'argomento. Ero troppo confusa per seguire la spiegazione. Avevo bisogno di parlare con Francesco.

Il mio cuore è da sempre tuoWhere stories live. Discover now