Cocci

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Ero in un luogo buio, così tanto buio da vedere tutto completamente nero.
Attesi.
Una figura robusta si stava dirigendo dritta verso di me, correndo.
Man mano che si faceva sempre più vicina notai nella sua mano destra una sciabola affilata, rivolta verso di me.
Indietreggiai spaesata, riconoscendo la figura sconosciuta.
Arganoth.
I suoi capelli grigi erano legati in una coda sciatta, gli occhi rossi più furiosi che mai.
Continuai ad indietreggiare, fino a quando non caddi, come se stessi precipitando dentro a un burrone.
Un freddo e buio burrone.
Strillai più forte che potei, avvolta ancora dalla penombra, continuavo a cadere e a cadere senza riuscire a trovare una fine.
Continuai a strillare così forte che quasi la voce mi si spezzò in un pianto liberatorio.
Le lacrime si fecero vedere.
Ma... di colpo tutto mi apparse nuovamente buio.
Sussultai di colpo, spalancando gli occhi, con il respiro affannato ed impaurito.
Ma ciò che vidi non fu più il buio, semplicemente il volto di Hayes rivolto verso di me, accanto al letto sul quale mi trovavo sdraiata.
- Brutto sogno?- mi chiese, quasi scettico.
- Sì, è normale.- sbuffai, stufa di essere derisa da Hayes.
Rimasi sdraiata sul letto, fissandolo.
I suoi capelli erano scompigliati, neri accesi, luminosi grazie al sole riflettente della finestra.
Era poggiato con un gomito sul comodino mentre era seduto sulla sedia dinanzi al letto sul quale mi trovavo.
Le sue mandibole erano tese, come se Hayes fosse nervoso.
E poi notai il peggio.
Le sue mani erano sporche di sangue.
Nel mio stomaco si contorse una strana nausea e la mia lingua non rimase a freno.
- Cos'è quel...- chiesi, quasi balbettando.
- Avevi il viso che perdeva sangue a litri, farfallina.- mi disse, indicando il mio viso pallido.
Istintivamente toccai la mia guancia e ciò che riuscii a sentire fu solo un cerotto che ricopriva la mia ferita.
Sentivo il bisogno di parlare alla mamma.
- Il mio diario...- sussurrai, alzandomi dal letto di colpo, ma una sensazione di estrema debolezza attraversò le mie gracili e ossute gambe.
Persi quasi l'equilibrio ma una mano, salda, mi prese per i fianchi, riuscendo in tempo a non farmi cadere rovinosamente sul pavimento.
- Sei troppo debole per alzarti, farfallina.- sussurrò Hayes, continuando a sorreggermi per i fianchi.
Una scossa mi attraversò la pelle bianco latte, riuscivo a sentire tutto il calore che emanavano le mani di Hayes.
- Ce la faccio.- dissi, scansandolo da davanti la mia vista e poggiandomi abilmente al comodino, per sorreggermi.
Nonostante tutto mi sentii alzare in aria. Hayes mi aveva presa in braccio.
- Devi dormire.- ribattè.
Sentii le sue braccia muscolose sotto la schiena che lasciarono la presa quando la mia "guardia del corpo" mi ripoggiò sul letto.
- Devi mangiare.- mi disse Hayes, coinciso e senza far giri di parole.
Era come se sapesse già tutto.
Era come se lui avesse sempre vissuto nella mia vita.
- Cosa?- chiesi, cercando di afferrare il concetto.
- Non mangiare ti rende debole, lo sai.-
Non avevo voglia di mangiare, ormai ci ero abituata.
Di colpo sentii bussare alla porta.
Una figura slanciata entrò nella stanza, era una ragazza veramente bellissima.
Sicuramente più di me.
I suoi capelli lunghi e rossi erano legati in varie trecce e delle lentiggini piccole ma ben visibili per la loro quantità cospargevano il volto della ragazza.
Ella indossava una gonna con disegnini floreali ed una camicetta azzurra.
Aveva una pelle estremamente chiara ed i suoi occhi mori mi trasmetterono la dolcezza che aveva nei suoi modi.
- Ciao... io sono Clancy.- mimò la ragazza un saluto con la mano, rivolta verso di me, rimanendo sulla porta.
- Piacere, Ofelia.- le risposi, ricambiandole un sorriso.
- Mica ti mangia, Clancy. Anche perché continua a dire che non ha fame.- disse Hayes, con tono sarcastico ed estremamente canzonatorio.
Allora Clancy si avvicinò di più, continuando a squadrarmi da capo a piedi.
Sembrava essere una ragazza molto gentile.
- Come stai? Ho saputo che hai incontrato...- si bloccò di colpo, come se il nome Arganoth non potesse essere pronunciato.
- Arganoth?- chiesi pronunciando tranquillamente quel nome.
Il volto di Clancy sbiancò di colpo.
- Perché quell'espressione?- chiesi, curiosa.
Avanzò di qualche passo.
- Non puoi pronunciare il suo nome.-
mi sussurrò, quasi tremante.
- Ora però vorrei rimanere un po' sola, è stato un piacere averti conosciuta, Clancy.- la liquidai subito, facendola andare via con la coda tra le gambe.
Finalmente il silenzio mi aveva avvolta, ma una voce mi fece restituire alla realtà.
- Perché devi essere sempre così crudele?- la voce di Hayes era affilata, dispregiativa.
- Perché non sai cosa sto passando.- sputai fuori, di getto.
Sul volto di Hayes si dipinse un'espressione cupa, subito dopo il ragazzo si diresse verso la porta che dava sull'uscita della stanza, ma si bloccò di colpo, sul ciglio.
- Ti sbagli invece, so cosa stai passando, farfallina.- sussurrò impercettibilmente, cercando quasi di non farsi sentire.
Non aveva capito un bel niente di tutto.
Di tutto ciò che mi assaliva, di tutte le
ombre che rabbuiavano la mia vita, di
tutte le parole non dette.
Rimase di spalle, proprio sul ciglio della
grande porta in abete che dava accesso
alla stanza.
- Hai paura di essere amata, hai paura di ricadere nello stesso errore fatto da
bambina, di essere troppo ingenua e
credere che prima o poi la storia si
tramuterà in una favola da "e vissero
felici e contenti", ma ti sbagli.
Se vuoi che la favola diventi realtà devi
lottare, lottare con le tue ombre, ma sei
troppo testarda per abbandonarti alla
lotta.-
Quelle parole furono come una
coltellata al cuore.
Lui sapeva tutto... aveva colto nel segno ciò per cui ero spaventata.
Aveva fatto appena crollare la mia
solida e salda armatura in acciaio, la
scontrosità che rivolgevo a tutti.
Ma nonostante tutto non mi arresi e
cercai di recuperare l'armatura da terra,
cosciente che ormai fosse ridotta in
piccolissime e microscopiche parti.
Cercavo di afferrare quei prototipi di cocci infranti e taglienti, ma niente.
Non ci riuscii.
Perciò rimasi zitta, ingogliando il boccone bollente.
- Vedo che mi stai dando ragione.
+1 punto ad Hayes, sono in vantaggio, farfallina.-
Maledetto.
Aveva appena rivelato la sua natura crudele.
Uscì dalla camera, lasciandomi finalmente sola.
Una cosa era certa.
Lui me l'avrebbe pagata.

The Violinist GirlWhere stories live. Discover now