2. nodi

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Dario si assicurò che la ragazza rientrasse nel ristorante, sentiva la pioggerella cadergli sulla giacca ma non gli importava particolarmente, non riuscendo però a notare l'ulteriore ragazza che si trovava insieme a lei sotto il suo ombrello. Quando Marta chiuse l'ombrello e di conseguenza la porta, vetrata del ristorante, alle sue spalle Dario si voltò incontrando i volti sorridenti dei suoi amici.
Quella sera i cinque davanti a lui sembravano pronti a riempirlo di prese in giro, ma il ragazzo notò che offrire il suo ombrello alla sconosciuta era un buonissimo pretesto per farlo, quindi dovette constatare che un minimo se l'era cercata. Il ragazzo indicò l'ombrello, rosso fiammante, che Duccio teneva sopra la testa così da ripararsi dalla pioggia. Il rosso di capelli annuì comprendendo la domanda silenziosa che gli aveva appena posto l'altro, così Dario sgusciò sotto l'ombrello del compagno accompagnato dalle risatine di Andrea e Marco.
<<L'ombrello dov'è finito Darietto?>> Esclamò Jacopo poggiando un gomito sulla spalla di Marco che reggeva sopra le loro teste un ombrello variopinto, con un sorriso sornione sul volto.
<<Ma che non l'hai visto? L'ha lasciato alla bella donzella.>> Continuò a prenderlo in giro Pietro ridendo, per poi ricevere una pacca amichevole da Andrea che si trovava sotto all'ombrello insieme all'altro. L'imbarazzo si impossessò del volto del violetto, non amava particolarmente parlare con le ragazze ma con Marta i suoi piedi si erano mossi senza rispondere ai suoi impulsi nervosi. Il violetto si volto verso Duccio cercando del supporto e una via di fuga dalla conversazione, prima ancora che il rosso potesse aprir bocca un altro componente del collettivo lo fece al suo posto.
<<Hai visto il nostro Darietto fa conquiste!>> Era stato il più alto di tutti a parlare, corvino di capelli: Faster. Dario sorrise in modo strafottente ai quattro amici davanti a lui, successivamente di comune accordo decisero di tornare in hotel.

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La sveglia elettronica posta sul comodino color crema indicava le quattro, un orario indicente per svegliarsi ma quella notte il ragazzo non riusciva a dormire, così dopo essersi rigirato un altro paio di volte nel letto matrimoniale della sua stanza d'albergo, si alzò indossando la prima felpa che gli capitava sottomano. La porta vetrata che separava la camera dal balcone venne aperta, attraverso il suo moto scorrevole. L'aria sanremese, fresca e profumata di salmastro, invase le narici del ragazzo e colpì la sua pelle candida.
Rovistò nelle tasche della felpa alla ricerca dei suoi auricolari, ma solo pochi secondi dopo si ricordò di averli dimenticate nella stanza di Ghera, il loro manager nonché amico d'infanzia del ragazzo.  Si arrese, voltandosi verso la porta per rientrare nella sua stanza prima che una voce familiare lo facesse rimanere fuori.
<<Non riesci a dormire?>> La voce piatta e tranquilla di Piccolo proveniva dalla destra del ragazzo, che si voltò per poi incontrare il rosso. Piccolo aveva la schiena appoggiata al balcone di ferro della sua stanza, dalla sua bocca era appena uscita una nuvola di fumo grigio mentre fra le dita teneva una sigaretta a metà.
Dario annuì facendo qualche passo indietro, decise di rimanere fuori nonostante non avesse con sé i suoi auricolari la compagnia di Duccio sembrava una ottima soluzione alla sua nottata in bianco

<<Che mi dici della ragazza di stasera?>> Parlò Duccio soffiando fuori dalla bocca altro fumo, Dario si sedette su una sedia in plastica bianca che era posta sul suo balconcino per poi rivolgere il suo sguardo sulla figura poco nitida dell'amico, non aveva messo gli occhiali e la sua miopia si stava accentuando. Duccio sembrò notare la confusione di Dario su quest'argomento, così gli ricordò che non doveva parlarne indispensabilmente, sapeva quanto il ragazzo seduto fosse poco aperto sulle sue frequentazioni e come gli risultasse difficile approcciarsi all'altro.
<<No, voglio parlarne, solo che con gli altri mi sento un po' a disagio.>> Spiego Dario infilando le mani apparentemente gelate nelle tasche della felpa. Duccio sorrise al ragazzo più grande, alcune volte i commenti sarcastici degli altri non aiutavano e quando si trattava delle interazioni sociali di Erin se ne approfittavano.
<<Parlamene, sono tutt'orecchi. Sembrava genuina, dico male?>>  Dario pensò che l'amico non avesse potuto usare parole più giuste per descrivere la ragazza che aveva incontrato precedentemente quella sera. 
Marta, così si chiamava la ragazza che teneva sveglio Dario quella notte. Lunghi fasci biondi le ricadevano dolcemente sulle spalle, gli occhi erano limpidi come un giovane prato di primavera mentre le sue labbra, tinte di un bordeaux molto scuro, incorniciavano perfettamente il suo sorriso. Era stata impacciata con il ragazzo, molto timida ed insicura di chi aveva accanto ma quando lo ringraziò Dario scorse la persona genuina che doveva essere.
<<Molto, non so perché io mi sia mosso verso di lei, mi sembrava giusto in quel momento aiutarla.>>  Spiegò il più grande al più piccolo che spense il mozzicone di sigaretta finito in un piccolo posacenere di ceramica, posto su un tavolino sul balcone della sua stanza, prima di sedersi su una sedia simile a quella dove era seduto Dario dall'inizio.
<<Non lo so sono molto confuso su di lei, insomma non la conosco nemmeno>> Finì di parlare il violetto passandosi una mano sui pochi capelli che gli coprivano il capo mentre sul volto di Piccolo, seduto dall'altra parte, si formava un piccolo mezzo sorriso.
<<Questa ragazza ha anche un nome?>> Chiese allora il più piccolo accavallando le gambe alzando la testa verso il cielo stellato. Quella sera non vi erano nuvole e la luna splendeva brillante sulla città, le stelle danzavano sopra di loro e si univano per formare costellazioni mozzafiato. <<Si chiama Marta, so solo questo di lei.>>

<<Sono sicuro che la rivedremo in giro per l'Ariston, se era a quella cena ci sarà stato un motivo. Se la rivediamo le parli, vi conoscete meglio e vedi il da farsi.>> Gli spiego Piccolo come se andare a parlare con la ragazza fosse semplice per il ragazzo sull'altro balcone. Dario cercò di allungare le labbra in un sorriso per rassicurare il ragazzo, ma purtroppo in realtà pensava che non avrebbe più rivisto Marta.
Era solamente stata una circostanza la loro, lui non sapeva nemmeno il suo cognome o il suo impiego lì a Sanremo, lei invece quella sera sembrava non aver mai sentito parlare di "Bnkr44" quindi sarebbe stato impossibile per i due riconnettersi. Piccolo sbadiglio aprendo la bocca per poi voltarsi verso Dario che si stava alzando dalla sedia, molto probabilmente per rientrare.
<<Dai vedo che sei stanco, andiamo a riposarci qualche altra ora. Domani siamo pieni di interviste, poi abbiamo il grande debutto dobbiamo essere carichi.>> Esclamò il più piccolo facendo scorrere la porta vetrata della sua stanza. I due si salutarono con la mano per poi augurarsi la buona notte.
Dario non si tolse neanche la felpa e si lasciò cadere sul morbido piumone bianco, entrò sotto le coperte sentendo una scia di brividi percorrergli la spina dorsale e dopo qualche secondo riuscì ad addormentarsi. Parlare con Piccolo doveva aver sciolto i nodi che tenevano sveglia la sua mente.

space for me

Questa storia mi sta prendendo particolarmente, poi Dario e Marta 
sono così carini e non vedo l'ora per ciò che succederà nei capitoli successivi.
Non siate lettori silenziosi, vi prego, detto questo baci baci.
sofi<3

GRAN FINALE// Erin bnkr44Where stories live. Discover now