𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟐𝟔・𝐕𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮𝐧𝐨

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Mangiarono con appetito fino a saziarsi, accompagnando il pasto con qualche lattina di birra fredda e dissetante. Si rilassarono sotto ai raggi gentili del sole primaverile, si passarono un pallone e bagnarono i piedi nel lago.

A pomeriggio inoltrato il cielo iniziava ad assumere una lieve sfumatura ambrata che illuminava tutto di una tinta calda. Erano ormai rimasti da soli a campeggiare sul lago e per questo vigeva una piacevole quiete, interrotta dal lento sciacquettio dell'acqua sulla riva e dal frusciare delle foglie delle betulle.

«Che carini.» disse Paulina quando Aurora, con la macchina fotografica al collo, le mostrò la foto che era riuscita a scattare a due scoiattoli che si rincorrevano vicino alla riva.

Sedevano sulla roccia liscia con i piedi a mollo nell'acqua, mentre alle loro spalle i ragazzi facevano qualche giro a Blackjack tra una lattina di birra e l'altra.

«Carta.» disse Valerio pescando una carta dal mazzo, mentre ne aveva già quattro in mano. Gli altri lo guardarono in attesa, con forte scetticismo. «Ho sballato.» ammise con un sospiro scoprendole.

«Avevi venti e hai chiesto carta?»

«E se avessi pescato un asso?»

«Ma non l'hai pescato.» concluse Stefano con un sorriso trionfante. 

Era stata una delle loro classiche mani di Blackjack, con uno dei loro classici risultati. Diego aveva chiuso a diciassette, e Stefano a diciannove, aggiudicandosi la terza vittoria di seguito. 

Doveva sentirsi particolarmente fortunato. «Quindi... quante te ne stai scopando in questo periodo?» chiese infatti rivolgendosi a Valerio, disinvolto come se stesse parlando del meteo.

«Vuoi giocare a penitenze, Steve? Ti stai abituando troppo bene.» commentò Valerio divertito. A Stefano il rischio piaceva solo quando era sicuro di vincere. Ma l'avrebbe fatto pentire di quella scelta. «Ti farò bere talmente tanto che dovrai farmi guidare la tua macchina.»

«Rispondi.»

«Steve.» Intervenne Diego per ricordargli che non erano soli. In genere non aveva problemi a giocare a penitenze, ma era restio in presenza delle ragazze, che senz'altro erano abbastanza vicine da sentirli.

Tuttavia Steve si strinse nelle spalle con aria innocente. Non aveva chiesto niente di male, dopotutto, ma di solito le loro domande si facevano in fretta molto spinte.

«Due.» E stando al gioco, di fatto Valerio lo stava autorizzando a continuare. E a peggiorare.

«E loro lo sanno?» domandò allusivo.

«Ovviamente.» rispose Valerio paziente, immaginando già dove volesse andare a parare.

«Figa, allora cosa aspetti a fartele insieme?»

Lui rispose con una breve risata, e Paulina strinse le labbra, tesa. Si chiese se stesse parlando di lei e di Emma, e si chiese se lo divertisse parlare di lei in sua presenza, o della madre di Stefano a sua insaputa.

«Lasciali perdere.» disse Aurora con uno sbuffo annoiato quando si accorse del suo disagio. «Stanno solo facendo gli idioti.»

«Non credo che andrebbero d'accordo. Sono troppo diverse.» disse Valerio mentre un sorriso divertito gli aleggiava sul volto «Una ha molta esperienza, ma le piace il sesso convenzionale. L'altra è alle prime esperienze, ma cerca sensazioni più estreme.»

«Del tipo?»

«Del tipo che rovescia gli occhi all'indietro quando la soffochi un po'... e ti ringrazia quando le sputi in bocca.» rispose con indifferenza facendo sghignazzare Stefano e irrigidire Diego, che per riflesso intrecciò le dita delle mani mentre sudava freddo.

𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐎𝐋𝐔𝐂𝐄Where stories live. Discover now