𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟑𝟔・𝐏𝐞𝐫 𝐥'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚

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Don't you know too much already?
I'll only hurt you if you let me
Call me friend but keep me closer
And I'll call you when the party's over

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Billie Eilish, When the party's over


«Mi dispiace per tua madre.» disse Paulina prendendolo per mano, e Valerio strinse la sua abbozzando un sorriso nostalgico. «Suona un po' freddo, ma volevo davvero farti le mie condoglianze. So cosa si prova a perdere un genitore. Anche se non avevate un buon rapporto... non dev'essere facile.»

«Grazie per il pensiero.» disse sottovoce. Non lo avrebbe mai detto a priori, ma in un certo senso, rendeva le cose ancora più difficili. Pensare a sua madre adesso aveva il retrogusto amaro di un conflitto irrisolto, che sarebbe rimasto tale fino alla fine dei suoi giorni.

Paulina si sfilò le scarpe e sedette sul materasso mentre Valerio apriva la finestra, e vi si affacciava con un piglio insolitamente pensieroso, le sopracciglia aggrottate e una lattina di birra in mano, che con un gesto distratto aprì. Era una giornata primaverile nuvolosa, ma mite. Sul balcone di fronte le lenzuola appese ondeggiavano mosse da una brezza leggera.

«Erano suoi questi orecchini?» domandò Paulina sfiorando la coppia di perle che ornava i suoi lobi.

«Ho pensato che potevo tenere almeno una cosa sua, visto che il resto lo venderò.» rispose Valerio, cercando di suonare distaccato, un sorriso distante sulle labbra. «Non lo so, magari è una cosa stupida.»

«Per niente.» disse Paulina, appoggiandosi alla sua spalla e guardando fuori dalla finestra insieme a lui. Trasse un respiro profondo, rilassando ogni muscolo. Chiuse gli occhi.

«Vorrei che durasse per sempre.» sospirò Valerio.

«Che cosa?» 

«Questo. Noi due seduti davanti alla finestra, a guardare fuori e a passarci una lattina di birra senza bisogno di dirci niente in particolare.» 

Percepiva più che mai la fragilità di quel momento. L'ultimo che gli fosse rimasto con lei. Avrebbe potuto essere un momento tra tanti, invece aveva rovinato tutto, che dopotutto era la cosa che gli riusciva meglio.

Aveva condannato la loro relazione quando le aveva fatto violenza, e aveva inferto il colpo di grazia solo qualche sera prima. O piuttosto, non aveva mai avuto una possibilità concreta con lei.

In quei giorni era passato in obitorio per il riconoscimento, poi alle pompe funebri per arrangiare il funerale più economico che riuscissero a proporgli. Aveva fatto tutto come se si trattasse di una commissione qualunque, con un distacco quasi stupefacente.

Al funerale ci era andato da solo.

E non aveva pensato di scrivere ad Aurora.

Non aveva pensato ad Aurora, veramente.

Il giorno dopo ancora, vedendo Paulina che percorreva via Fiori Oscuri per salire sulla sua macchina come se niente fosse, aveva capito che Aurora non aveva tenuto fede al suo impegno. Non ancora, per lo meno. Forse il timore che Paulina potesse prenderla male aveva avuto la meglio, e l'aveva spinta a rimandare.

Mentre guidava verso Brescia si era ritrovato a pensare che avrebbe dovuto dirglielo lui. Avrebbe dovuto essere sincero, per una volta, o se le sarebbe ritrovate contro tutte e due, e ci mancava solo quello. 

Diego era andato via senza una parola, Stefano aveva minacciato di ucciderlo se si fosse avvicinato di nuovo a casa sua o a sua madre, ma non c'era pericolo. Lui e Emma non si erano nemmeno sentiti dopo l'ultima discussione. E l'appartamento era silenzioso, senza sua madre. Di solito in un senso pacifico, ma ogni tanto in un modo inquietante, che lo faceva sentire strano.

𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐎𝐋𝐔𝐂𝐄Where stories live. Discover now