𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟑𝟎・𝐃𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐳𝐚

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Frenò dolcemente, fermando la macchina davanti all'appartamento a Lanza, a lato del marciapiede. «Grazie per il passaggio.» disse Paulina e per abitudine lo salutò con un bacio sulle labbra. Un bacio breve, forse inatteso, sicuramente sfuggente a cui Valerio non fece in tempo a rispondere. 

La vide tuttavia indugiare per qualche secondo a un soffio dalla sua bocca. Il respiro interrotto, in attesa, fragile e cauta come un animale selvatico che di lui non si voleva fidare. Si chiese se sarebbe fuggita se l'avesse baciata per primo, e corse quel rischio. Ma Paulina rimase. Fremeva mentre al primo bacio ne seguiva un secondo, poi un terzo. Gentile, lento e paziente.

Un lieve sentore di birra si mischiava a quello del suo respiro. Le era mancato, e voleva che non fosse vero, ma sentiva di averne bisogno. Sentiva che se Valerio avesse continuato a baciarla, alla fine tutto sarebbe andato bene. Tutto si sarebbe risolto.

Ma voleva sentirlo ancora meglio quel sapore, e vorace dischiuse le sue labbra con la lingua, in cerca della sua. Le mani di Valerio erano a coppa sul suo viso, una carezza gentile mentre l'attirava in altri baci. Dolci, umidi, carichi di bisogno, intervallati a lievi sospiri, che avevano un effetto rassicurante. Era un sollievo sapere che la voleva anche lui.

«Vuoi salire?» domandò prima che lui le rubasse un altro bacio affamato.

«Mi piacerebbe.» ammise accennando un sorriso.

Paulina gli fece strada oltre il portone e lungo la scala, che percorsero scambiandosi sorrisi complici. La tensione era tale che Paulina raggiunse di corsa la porta dell'appartamento, temendo che se si fosse fatta raggiungere Valerio l'avrebbe presa sul pianerottolo. Le tremavano le mani e la chiave girava nella serratura mentre lui le baciava le spalle impaziente.

Quando si stesero sul letto a soppalco sembravano affamati l'uno dell'altra. Inquieta Paulina cercava le sue labbra, disperata stringeva le gambe attorno alla sua vita, lo attirava nei suoi baci senza dargli pace. Non gli avrebbe permesso di pensare a qualcosa che non fosse lei, nemmeno per un secondo.

Ma non aveva nulla da temere.

Valerio la stava guardando negli occhi mentre la prendeva con spinte prima gentili, poi feroci e profonde, lo sguardo quasi severo, come se lui stesso non avesse potuto accettare l'idea che fosse lei a distrarsi. E Paulina tese le braccia verso il suo viso invitandolo a chinarsi e a baciarla di nuovo, quasi non potesse sopportare di averlo lontano.

Con baci leggeri Valerio percorse il suo petto colmo di respiri emozionati, leccando la curva che dalla base di uno dei suoi seni lo condusse fino al capezzolo gonfio di eccitazione, che succhiò e morse piano, godendo dei dolci mugolii che cercava di soffocare nel palmo della mano.

Scortese scostò quella mano per aggredire le sue labbra, per divorare i suoi gemiti ora frequenti e rumorosi. La conosceva abbastanza da riconoscere il segno che era vicina all'orgasmo, e la condusse fin lì con spinte decise e sfacciate lodi mormorate al suo orecchio.

Ora rallentava accarezzando il suo viso accaldato, le sue labbra arrossate e dischiuse. Quegli occhi grandi e umidi celavano insieme una profonda fiducia e il bagliore pungente di un sospetto. Per questo la prese come se quella avrebbe potuto essere l'ultima volta.

Come se il timore di perderla fosse diventato uno scenario concreto e spaventoso. Se fosse accaduto veramente, voleva almeno poter ricordare per sempre il suo sapore e il suo odore, e il suono che faceva quando provava quel piacere intenso.

𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐎𝐋𝐔𝐂𝐄Where stories live. Discover now