Chapter 1: Don't Threaten Me With A Good Time

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La prima giornata dopo il weekend inizia sempre lentamente, ma questo lunedì l'operazione 'alzarsi dal letto' sembra più pesante del solito, come se le mie membra fossero all'improvviso diventate di pietra, mentre fino ad ora solo il mio cuore è sempre stato di roccia.
Non appena riesco nella mia missione osservo il mio riflesso allo specchio con una smorfia di disgusto, i capelli schiacciati sulla testa, la barba che comincia a mostrarsi dopo due giorni punteggiando la pelle troppo pallida, le occhiaie prominenti e non per ultima la smorfia sulle mie labbra.
Istintivamente il mo sguardo cade sul mio polso, ma presto lo sposto, cercando d'ignorare la scritta che sembra bruciare come marchiata a fuoco.
Certe mattine vanno così, a rilento, di quella calma monotona che infastidisce gli impulsivi e coloro che odiano le routine.
In sostanza, me.
Rifaccio velocemente il letto, rimettendo a posto i cuscini gettati a terra, e senza guardarmi due volte allo specchio entro nella doccia, cercando di lavare via anche il fastidio ed il nervoso oltre allo sporco.
Strofino la pelle con forza, quasi volendomi lavare via dei peccati del fine settimana, ma per persone come me non c'è speranza.
La pelle bianca nasconde un'anima nera come la notte senza stelle.
La osservo trasformarsi, da quel pallore quasi malsano ad un tenue rosa fino a diventare rossa per la forza con cui la strofino, soffocato dalla voce della mia testa, annegato nei miei pensieri, finchè non percepisco il bruciore, e come risvegliandomi magicamente da un sogno -puf- lascio cadere la spugna a terra, lasciando che l'acqua guarisca ed attenui il mio rossore.
Certe mattine vanno così, mi sembra quasi di non essere padrone di me stesso, come se qualcosa, qualcuno, una forza maggiore, Dio avesse preso il pieno possesso di me, della mia testa, del mio corpo.
Dicono che non sia un fenomeno particolarmente strano: le anime gemelle, quelle che secondo un'antica leggenda sono collegate da un sottile filo rosso che le unisce, permettendo loro di avvicinarsi, possono sentire una quello che sente l'altra.
Mi preoccupa quello che talvolta provo, quella sensazione di uscire da me stesso, non sentire più nulla, solo il rumore del mio sangue che scorre, il mio respiro, il mio battito.
Perchè questo non sono io.
Ma ció che mi preoccupa ancora di più è quello che potrebbe sentire l'altra persona, quelle emozioni che alle volte provo che spaventano anche me.
Sconfitta, disgusto, dolore.
Emozioni poco piacevoli che poche cose riescono a contrastare.
Una di queste è la pittura.
Buffo come le anime più strane e tormentate abbiamo le passioni più impensabili.
Ricordo che alle superiori c'era questo ragazzo, definito da tutti un vero emo. I suoi piercing erano incontabili, i suoi occhi perennemente glaciali, ma quel ghiacciaio si è sciolto l'ultimo anno, durante il talent show.
Un elemento così freddo e triste riusciva a creare figure armoniose e a sorridere con gli occhi solo danzando.
Aveva un talento innato, quel tale.
Chissà che fine ha fatto.
Con un sospiro spengo l'acqua, lasciando che le leggere gocce scivolino dai miei capelli lungo la schiena, sentendo i brividi del freddo, prima di uscire, asciugandomi in maniera superficiale prima di scivolare nei vestiti puliti.
Strano che Ashton non sia ancora qui a bussare come un matto alla mia porta.
Vestito e con i capelli ancora umidi, mi giro verso lo specchio per la seconda volta di questa mattina.
Le occhiaie sono ancora lì, i capelli sono sparati in tutte le direzioni, la barba rimane a colorare quelle guance pallide, ma c'è qualcosa di diverso.
Non c'è più la smorfia di disgusto che curvava le mie labbra meno di venti minuti fa.
'Sei un personaggio strano, Clifford' furono le parole del mio insegnante di arte il giorno della consegna dei diplomi, un sorriso quasi divertito sulle sue labbra, come se sapesse che sarei stato destinato a chissà quali cose.
Le avventuri incredibili non esistono per persone comuni come me.
Me ne accorgo troppo tardi, quando il mio stesso tocco sembra bruciare sul dorso della mia mano. Il mio dito sale, sale, non si ferma, arriva dove vuole arrivare, dove vuole toccare, e si posa sui bracciali ai miei polsi, tante texture diverse, colori diversi, storie diverse.
All'improvviso dei colpi sulla porta mi fanno sobbalzare, facendomi staccare gli occhi dal mio riflesso, che sembra quasi sorridermi beffardo, e quando apro la porta di casa, trovo davanti a me l'esatto opposto della mia persona.
Un sorriso sulle labbra, quella dolcezza intrinseca che sarebbe più facile trovare sulla bocca di una madre, due fossette profonde ai lati, una barba leggera, dei ricci assolutamente indomabili e occhi spumeggianti, allegri, vivi: vivi.
"Buongiorno, pallina di felicità".
Un leggero sorriso curva le mie labbra al tono sarcastico di Ashton, che fa il suo ingresso senza troppi complimenti, entrando nel soggiorno dove una tela giace sul cavalletto, la mia camicia da 'lavoro' irrimediabilmente macchiata su di messa mentre tempere, pitture ad olio, acquerelli, matite, gomme, pennelli e bicchieri d'acqua colorata giacciono sparsi, facendo sembrare il mio salotto un campo di battaglia.
Il mio campo di battaglia personale.
"Qualcosa mi dice che ieri sera qui c'è stato il festival della nevrosi" ridacchia, avvicinandosi alla tela, ma non gli lascio il tempo di sollevare la camicia per rivelare cosa c'è sotto, ricordandomi la crisi isterica a cui sono andato vicino la sera prima.
"È meglio andare, si sta facendo tardi" è tutto ció che dico, afferrando dal mobiletto della cucina il portafoglio, le chiavi ed il cellulare, ed il riccio annuisce, abituato alle mie stranezze.
"Come sta Cal?" Domando mentre scendiamo le scale, una quiete quasi soporifera per le scale che contrasta con le strade già frenetiche di prima mattina, ed un sorriso innamorato si fa largo sulle labbra di Ashton, che abbassa la testa con un sorriso, osservando di sottecchi il soffione sul suo polso, delicato come le prime luci dell'alba.
Nei momenti più impensabili arrivano le notizie più sconvolgenti, e così, tra la Nona e la Tredicesima, chiunque ci guardi potrebbe pensare che siamo due persone strane vedendo un ragazzo fermarsi tutto d'un tratto a fissare basito l'amico che scoppia in una risata fragorosa, per nulla comune alle sette del mattino.
"Gli ho chiesto di sposarmi".

Holy || Muke Clemmings Where stories live. Discover now