Chapter 10: Always

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Rêverie.
"Parlami, Michael. Come stai?".
Rêverie.
"Rêverie, il mondo dei sogni".
"Quello non è uno stato d'animo".
Rêverie.
"Ho detto che non mi va di parlarne!".
"Michael, stai peggiorando. Parla con me".
"No!".
Rêverie. Rêverie. Rêverie.
"Michael!".

"Michael!".
La voce intrecciata di terrore di Ashton mi fa svegliare di soprassalto, e non appena alzo la testa dai fogli sulla scrivania percepisco il sudore freddo che imperla la mia fronte.
"Tutto bene, Mike?" Domanda il riccio, sedendosi davanti a me preoccupato, ed io vorrei mentirgli, davvero, vorrei fingere che vada tutto bene, ma non è vero.
La mia salute mentale sta subendo un crollo.
Scuoto piano la testa, posando le dita sulla testa, accarezzandola dolcemente, prima di mormorare: "credo che le medicine non bastino più".
L'espressione preoccupata di Ashton sfocia in una terrorizzata, ed immediatamente tira fuori il cellulare, chiamando Calum, dandogli il codice blu, sapendo che lui fará ciò che serve.
"Appena Calum riesce a sentire il dottor Fitzgerald ti chiamo, va bene? Per ora vai a casa, Michael, non puoi rimanere qui, e lo sai" sussurra Ashton, avvicinandosi prima di passare una mano tra i miei capelli, umidi per il sudore, ed io annuisco piano, prima di ricordarmi di un piccolo dettaglio.
"Oggi avrei lezione con Cecilia".
"Chiamerò io suo padre, mi farò dare il numero dal direttore. Vai a casa, è tutto sotto controllo".
Annuisco nuovemente, alzandomi dalla sedia, quando sento qualcosa dentro di me cliccare, ed improvvisamente le lacrime pizzicano i miei occhi.
"Ash, ho paura".
"Paura di cosa?".
Lentamente arrotolo la manica della mia camicia, mostrando al riccio il secondo tatuaggio, uguale al primo, ed i suoi occhi si spalancano, capendo all'improvviso cosa ha mandato in tilt il mio castello di cristallo.
"Michael... Tu... Sai chi è?" Domanda piano, aiutandomi a camminare fino all'ingresso, offrendosi come supporto, ed io scuoto la testa quando vengo bloccato.
"Michael!".
La voce di Luke risulta stranamente preoccupata mentre ci raggiunge a passo svelto, la cravatta allentata al suo collo, la camicia leggermente spiegazzata, e Ashton lo osserva qualche secondo prima di collegare finalmente ogni pezzo del puzzle al suo posto.
"Ciao, Luke" mormoro, cercando in tutti i modi di sforzare un sorriso, ma questo appare più una smorfia che un sorriso vero e proprio.
"Scusa, tu sei Luke, vero?" Interviene Ashton, e il biondo lo osserva qualche secondo prima di annuire, titubante.
"Io sono Ashton, un collega di Michael. Oggi non sta tanto bene, posso chiederti il favore di riaccompagnarlo a casa?" Domanda ancora prima che io possa dire qualcosa, e vengo nuovamente fermato da Luke, che annuisce vigorosamente.
"Certo, assolutamente".
Improvvisamente un braccio viene avvolto attorno alla mia vita con delicatezza, e un profumo quasi inebriante di bucato e dopobarba invade i miei sensi quando mi appoggio alla spalla di Luke, sentendomi incredibilmente debole.

"Michael, dimmi come ti senti".
"Non sento nulla".
"È una bugia, Michael, e lo sappiamo tutti e due".
"Sento troppo".
"Questo è già un inizio. Cosa senti?".
"Sento...".

"Bacche di ginepro" mormoro piano, riprendendomi dal mio stato di trance, quando sento gli occhi di Luke su di me dal lato del guidatore.
Come ci sono finito qui?
"Cosa c'entrano le bacche di ginepro?" Domanda piano, come centellinando le sue parole, ed un leggero sorriso scappa sulle mie labbra a quelle parole.
"Il sapore delle mie pillole".

Holy || Muke Clemmings Where stories live. Discover now