Luna piena

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Il sacro bosco, molto distante dal mio presente, richiamava e obbligava la mia presenza di tanto in tanto. Al centro di esso diversi uomini crocefissi urlavano dal dolore, altri invece godevano di esso. La mia parola non aveva alcuna autorità e il mio sentire contorto mi spingeva ad osservare la scena con gusto e curiosità. Ero profondamente attratto dalla nudità di quella povera gente.

"Che belle persone, che belle persone ..." urlava il Minotauro seduto sul suo trono. Un suono alle sue spalle, gotico, triste, musicava gli attimi predecessori della morte. Tutto sbiadito ma tremendamente nitido e ben sfumato appariva, come gli squarci sul petto di alcune vittime grondanti di amarezza e meschinità.

Magari fosse stato sangue! Quell'intruglio era verde, acido come il marcio e le lacrime proliferavano di batteri ben visibili all'occhio umano.

"Che belle persone, che belle persone ..." continuava ad urlare il Minotauro. Appoggiato al suo bastone luminescente proferiva parola in modo assordante. Ma il suo fascino andava oltre alla semplice bellezza. Era macabramente etereo e la sua misoginia nascosta lo rendeva ancora più instabile della stessa bellezza occultata e tradita.

Le fate del bosco si divertivano ogni giorno. Cenavano divertite e assaporavano quella melma verdognola rimasta sulle carcasse degli uomini appesi, ormai stanchi di resistere alla propria condanna. Svolazzavano divertite da un corpo all'altro. Battevano le loro ali creando un lieve bagliore di luce. Proprio quello scintillio confidava alle anime appena spente un mistero profano ma confortevole.

È questo che accade dopo la morte. Si risorge vittoriosi e affamati di vendetta, con la sola speranza di poter vivere in eterno, per saziare il proprio corpo di subdole vanità ultraterrene.

"Bando alle ciance. La tua visita per oggi è terminata!"

Che belle persone, che belle persone ...

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