Capitolo 6

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Lucy era seduta nell'ufficio del suo superiore. Lo osservava attenta mentre firmava alcuni fogli, impilati come sempre in ordine quasi maniacale. Aveva richiesto un incontro subito dopo la telefonata: prima chiudeva quella cosa, prima si toglieva quel peso dallo stomaco.

"Allora, Lucy..." prese a dire sistemandosi gli spessi occhiali che gli solcavano il viso su cui alcune rughe si mostravano, vista l'età avanzata. "Di cosa volevi parlarmi?" chiese infine, posando la penna sul tavolo e concentrando i suoi occhi castani su quelli azzurri della sottoposta.

"Ho ricevuto una chiamata da Detroit..." prese a dire seria. " A quanto pare hanno problemi con alcuni serial killer e richiederebbero la nostra assistenza" concluse cercando di non includere ulteriori dettagli personali.

L uomo la fissò in silenzio per qualche istante, dubbioso.  "Strano che la polizia locale voglia lavorare al fianco nostro..." ammise con tutta sincerità. "Solitamente odiano che noi ci intromettiamo" aggiunse rimuginando.

"Da quanto mi hanno detto, hanno difficoltà a gestire la criminalità dilagante e non hanno abbastanza uomini per occuparsene, per questo vorrebbero il nostro aiuto" dichiarò apertamente Lucy, sbilanciandosi non più del necessario.

"Hai ricevuto già informazioni o dati sui casi in questione?" domandò l uomo di rimando.

Lucy scosse la testa. "Volevano prima avere una risposta e nel caso avrebbero spedito" replicò lei convinta.

L uomo annuì grave, quasi infastidito della cosa. "Più tardi contatterò il capitano e darò la nostra disponibilità a una consulenza" disse apertamente lui facendo tirare in parte un sospiro di sollievo alla donna che ancora temeva il peggio e che voleva svignarsela.

"Bene..." mormorò Lucy alzandosi in piedi. "Se è tutto a posto, io me ne andrei. Ho ancora dei rapporti da finire" disse facendo per congedarsi il più in fretta possibile.

"Lucy aspetta, per favore" ordinò lui prima che lei smuovesse il pomello dorato della porta e imprecasse mentalmente.

"Sì, capo?" disse girandosi di scatto.

"Le tue pratiche dovranno aspettare, mi spiace per te..." prese a dire rendendo reali i timori della donna. "Chiama Shoan appena esci e digli di prepararsi: andrete tu e lui." concluse lapidario. "Vada per Shoan, capo, ma perché anche io? In fondo, dopo i due casi precedenti mi merito un po' di tregua." cercò di dire lei mirando a un minimo di compassione. Se si fosse rifiutata per motivi personali avrebbe mandato all'aria tutto il lavoro che aveva fatto fino a quel momento e non voleva.

"Ne terrò conto per il prossimo, ma in questo dovrete andare tu e Shoan..." ripeté nuovamente. "Anche se avete svolto in modo impeccabile le indagini, Shoan si mostra ancora troppo poco serio e ho bisogno che cambi atteggiamento." borbottò ancora.

Lucy sospirò. "Capo, parliamo di un ragazzo di vent'anni o poco più. È un dannato genio, come faccio a tenerlo d'occhio?" chiese lei. Quando le avevano dato come collega quel giovane con già due lauree in due ambiti diversi, aveva sbarrato gli occhi. Si aspettava una persona seria e ligia, ma quel disgraziato era tutto fuorché quello.

"Beh, ci dovrai riuscire. Adesso va pure, ti contatterò per darti le informazioni iniziali del caso non appena le avrò." concluse senza che la bionda potesse dire altro se non aprire la porta e uscire con un diavolo per capello.


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Con pigrizia Raider girò il cucchiaino dentro il bicchiere di plastica con una faccia dubbiosa su tutto quello che aveva sentito. L'interrogatorio col proprietario si era dimostrato utile per certi versi, ma per altri era stato inconcludente, così come gli altri. Andò all'indietro sullo schienale della sedia imbottita che aveva visto giorni migliori e si mise la mano sinistra sugli occhi stanchi, cercando in qualche modo di fare mente locale su quanto emerso.

– La vittima è arrivata alle diciannove chiedendo di poter prendere una stanza e ha chiesto se c'era un ristorante dove poter mangiare, segno che non è venuta qui per incontrare un amico – pensò mentre con la destra si portava alle labbra il caffè caldo. – È tornata verso le tre di notte per poi avviarsi in stanza con quella che sembrava una persona, ma a causa del buio Hendy, uno dei vicini della sua stanza, non è riuscito a vederla bene – rifletté accartocciando il bicchiere per poi lanciarlo nel cestino della spazzatura già pieno fino all'orlo. – Poi verso le quattro di mattina c'è stato lo sparo, perciò dopo quasi un'ora che era tornato. – concluse facendo mente locale.

Killer 3Where stories live. Discover now