Capitolo 14

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Raider aveva dato appuntamento a Trevor al Beer, uno dei pochi posti che, da quanto ricordava, Lucy detestava frequentare – visti i suoi gusti pessimi in fatto di birra e alcolici vari. Si era messo seduto a uno dei tavoli in fondo alla sala, dopo aver fatto un cenno di saluto al barista che, dopo anni, ormai era diventato più un vero e proprio confidente che solo il proprietario del posto in cui andava a sbronzarsi almeno due volte a settimana.

Vedendo la figura di Trevor all'ingresso, gli fece un cenno e l'agente si accostò a lui, mettendosi a sedere. "Ho visto il messaggio, che succede capo?" Chiese l'agente, preoccupato. Conosceva il suo superiore da circa quattro anni e quindi ormai sapeva che quando gli mandava messaggi e gli chiedeva di trovarsi lì e non da altre parti non era mai un buon segno.

"Prima prendi da bere, la sai la regola." Gli intimò Raider severo. Se c'era una cosa che odiava era parlare mentre l'altra persona non beveva o simili.Trevor sospirò rassegnato.

"Ho già ordinato una birra scura da Cliff non appena sono entrato. Prevedendo che me l'avrebbe chiesto." Replicò facendolo sorridere. Raider non voleva mai bere da solo, tutte le volte che succedeva rischiava sempre d'esagerare e per questo, quando aveva una serata no, solitamente si rinchiudeva nel suo appartamento dove aveva una quantità d'alcool minima per non finire in un giro che gli sarebbe potuto costare il posto.

"Allora, è stata dura scarrozzare quel tizio?" Chiese incuriosito Trevor, ricevendo uno sbuffo come risposta – più che esaustiva – e iniziando a ridere. "Ti dirò: sarà un cazzo di genio, ma è una vera rottura di palle, pensa di sapere tutto lui." Borbottò mentre prendeva un lungo sorso dalla sua pinta di birra scura che aveva davanti sul tavolo.

"Credo che siano così tutti i Profiler, anche se non ne ho mai incontrati." Replicò di rimando Trevor, notando la sorsata che aveva dato il suo superiore piuttosto eccessiva rispetto ad altre volte che erano usciti.

"Come ti sembrava Lucy oggi?" Chiese all'improvviso, stupendo il poliziotto davanti a lui, sia per quella domanda sia per il tono che sembrava quasi ansioso.

"In che senso? Mi è sembrata molto professionale e, inoltre, ha cercato di essere il più disponibile possibile con i familiari delle vittime." Gli rispose cercando di capire cosa intendesse.

"No, intendevo se ti pareva nervosa di essere qui a Detroit." Chiarì il detective.

"Beh, se devo essere sincero non c'ho fatto molto caso, in fondo in auto è sempre stata in silenzio oppure a rimuginare su quello che le avevano detto..." Gli rispose ricevendo un cenno d'assenso mentre sollevava il suo boccale. "Ma perché le interessa? In fondo so che eravate ai ferri corti da quando vi siete lasciati." Mormorò, prima di buttare giù qualche sorso esiguo della sua. Le ragioni dietro alla loro separazione non erano certo di dominio pubblico alla centrale. In fondo, quando successe il tutto due anni fa, lui era ancora agli inizi e aveva sentito solo voci di corridoio secondo qualche tresca del detective che alla domanda aveva calorosamente mandato tutti a fanculo.

"È sempre stata una tipa fin troppo emotiva, sin da quando la conobbi anni fa..." Prese a dire, bloccando i pensieri di Trevor con quella risposta. "So benissimo che, pure ora starà pensando a quanto le rompa essere qui e a quanto vorrebbe già chiudere e andarsene senza metterci più piede." Brontolò ancora mentre si finiva la birra con un'altra lunga sorsata di quell'unica cosa che, al momento, gli dava una parvenza di benessere, scendendo lungo la gola fresca e aspra come piaceva a lui.

"A me è sembrata molto serena, nonostante tutto." Rispose l'agente mentre osservava il superiore ordinare una seconda birra, alzando come al solito la mano destra, facendo un cenno alla cameriera di servizio in quel momento.

Killer 3Where stories live. Discover now