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Quando mi sveglio, mi accorgo immediatamente di essere sdraiata su una superficie piuttosto morbida al tatto: sento gli occhi ancora troppo pesanti, perciò decido di prendermi qualche secondo per recuperare il mio contatto con la realtà, tastando però ciò che mi circonda, confusa e curiosa di sapere dove mi trovo.

Sento varie frasi, parole sovrapporsi: due voci differenti, che sembrano pronunciare più vocaboli a testa nello stesso lasso di tempo, quasi fossero in possesso di più creature. Porto le mani sulla fronte e, sentendo questa scottare contro i miei palmi, arriccio il naso, riportando le braccia lungo i fianchi, su quello che pare essere un letto.

Mi sforzo di aprire gli occhi, non potendone più di queste strane voci sconnesse e senza volto; fortunatamente dopo poco riesco a mettere a fuoco le immagini: Ryan e Dylan continuano a parlarmi, senza pensare evidentemente che io sia ancora troppo assonnata per ricordare il significato di una sola delle parole che stanno pronunciando. Sembrano entrambi sconcertati e solo dopo una buona manciata di minuti, realizzo che la ragione per cui non riesco a capire una parola, è che i loro pensieri si stanno mescolando con i vocaboli pronunciati, mandando in confusione la mia testa. Cerco di bloccare come mio solito l'accesso di quei pensieri alla mia mente, senza però riuscire.
Com'è possibile? Tre anni e mezzo trascorsi nel vano tentativo di nascondere ed evitare l'utilizzo dei miei poteri, in modo tale da evitare visite indesiderate, per poi essere arrivata ad un punto tale da non riuscire più a sopportare la cella nella quale mi sono imposta di soggiornare. E' davvero complicato nascondersi, è difficile, se non impossibile vietare alla magia di venire fuori: ha costante bisogno di venire espressa, di liberarsi dalle catene che il nostro corpo rappresenta per lei. La magia scorre nelle nostre vene, nelle mie vene, con urgenza, lottando costantemente per venire fuori, fino a provocare dolori insostenibili se ostacolata.

Nonostante tutto, ho preferito soffrire, trascorrere notti insonni in preda a dolori atroci, ho preferito scatenare una guerra tra la mia magia e il mio corpo, piuttosto che provocare altri disastri, piuttosco che rischiare di ripetere vicende ancora troppo vivide nella mia mente.

<<Zitti, fate silenzio!>> sbotto, infastidita da quei suoni, da quei timori, dagli innumerevoli dubbi, ragionamenti e dalle incertezze che albergano in loro, finendo inesorabilmente per tormentare anche me.
Eh dai Crystal, un piccolo sforzo.
"Cosa sta succedendo? Non capisco."
"Un attimo prima mio padre torna a casa ubriaco come suo solito, gridandomi addosso parole di cui probabilmente non conosce il significato e, qualche secondo dopo, questa strana ragazzina mi si butta addosso e sviene. Ho scoperto pure di avere le allucinazioni, non mi spiego altrimenti come possa la via di casa essersi trasformata in una distesa verde. Forse devo valutare l'idea di andare da uno psichiatra, quello stronzo mi ha davvero fatto diventare matto!"

Respiro profondamente, chiudendo gli occhi nel tentativo rabbioso di impedire alla mia natura di esprimersi, di prendere il comando che naturalmente le spetta, ma che sono costretta a portarle via. In cuor mio spero sempre di non riuscire, di arrivare al punto da non essere più capace di frenarmi, di nascondermi. Voglio uscire fuori da questa prigione, voglio tornare a vivere, non ricordo più come si fa, non ricordo cosa si prova: quel senso di libertà ormai non mi appartiene più.
Con un rivolo di sudore che mi attraversa la schiena, espiro, beandomi finalmente del silenzio tanto bramato.
Nonostante questo, non posso fare a meno di stringere i pugni sconfitta, ritrovandomi per l'ennesima volta a vagare con la mente nei meandri del mio passato, quando ancora vivevo nel mio mondo, con la mia famiglia, con la mia migliore amica, con lui.
Quasi mi viene da ridere al pensiero che la reale ragione per cui mi arreco tanto dolore, non è per evitare morte e distruzione: queste sono pane per i miei denti e finchè avviene lontano dal mio mondo, dalla mia gente, non posso provare alcun male. Mi nascondo piuttosto per non essere trovata, già... proprio come farebbe una codarda, ma il rancore conduce anche a questo.
<<Non guardatemi in quel modo>> mormoro, schioccando le dita difronte ai volti dei due stoccafisso.
<<Ryan, ieri hai detto che avrei potuto percepire delle voci e ora i vostri pensieri vengono catturati nella mia mente>> gli rivelo, fingendo che questa sia la prima volta, decidendo di concedermi almeno questa piccola libertà. Non dovrei attirare la loro attenzione sfruttando solo questo mio piccolo dono.
Stai tranquilla, non sarà certo questo a portarli da te.
Sospiro nell'udire la voce del mio istinto, non sapendo se sentirmi rassicurata o meno dalle sue parole: mi troveranno. Se c'è una cosa di cui io e i miei simili siamo certi, è che il nostro istinto non sbaglia mai.
<<Non immaginavo fosse reale, credevo fossero solo parole al vento>> replica Ryan, grattandosi la massa di capelli bianchi pensieroso.
<<Dici sul serio? Senti i miei pensieri?>> mi domanda invece la Terra, spalancando i suoi grandi occhi marroni con sorpresa.

Elements: I PresceltiWhere stories live. Discover now