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Quando ero piccola i miei genitori mi consideravano il loro tesoro più grande, dicevano che ero, insieme a lui, il loro punto di riferimento.
Ogni notte, prima di andare a dormire, ci raccontavano le leggende legate al nostro popolo, per poi, durante la giornata, insegnarci come difenderci e controllare la nostra ribelle natura.
Ci fecero giurare di non svelare le nostre reali potenzialità a nessuno, di essere saggi, onesti, di combattere per ciò che è giusto anche a costo della vita, di lottare contro le ingiustizie, di prenderci cura del nostro mondo.
I Major ostacolavano la nostra permanenza e quando gli Ataströt provarono a catturarci quattro anni fa, noi due fummo costretti a separarci e fuggire dal nostro mondo.
Non vidi più i miei genitori.
Da allora chiunque ha perso le mie tracce; c'è chi suppone che io sia morta, che mi abbiano catturata, che ora lavori per loro e c'è persino chi continua a darmi la caccia.

Penso questo mentre schivo l'ennesimo attacco di uno dei seguaci di Luxor, presenti in gran numero difronte a noi per un'imboscata. Eloise, Dylan e Nate sono scappati, mentre Ryan e Asher combattono come meglio possono contro di loro. E' successo tutto con una tale rapidità da non permettermi di realizzare; sono come congelata, guardo il tutto senza muovere un muscolo, terrorizzata al pensiero che loro si trovino difronte a me e al tempo stesso incerta sul da farsi. Osservo stupita e affascinata delle tenebre uscire dai palmi delle mani di Asher, muoversi sinuose lungo i suo avambracci e scattare contro gli avversari.
Mi guardo intorno, assicurandomi che nessuno faccia caso a me e mi nascondo dietro un camioncino bianco, parcheggiato a bordo strada a ridosso di un bosco. Mi insidio nella loro menti, imprimendo in esse un unico pensiero: il dolore, il quale si irradia nel loro corpo fulmineo. Sorrido, compiaciuta dalle loro grida, quando crollano a terra contorcendosi e gridando soggiogati dal mio pensiero. Interrompo il contatto visivo, percependo i miei occhi grigi illuminarsi e, tenendo ancora stretti i pugni, scappo da quel posto dirigendomi verso i miei compagni. 

<<Cos'è successo?>> domanda Eloise, mentre ci inoltriamo a passo spedito nel bosco, trafelati dagli attimi precedenti.
<<Ci hanno trovato>> sospira Ryan, arrestando i suoi passi per guardarsi intorno furtivo e finalmente sedersi sul terreno, stanco e pensieroso.
Da ore percepisco una strana sensazione di inquietudine nel petto, la quale aumenta ad ogni passo verso la meta; non da dove provenga, cosa la generi, ma più tento di evitarla, più mi opprime.
<<Più che altro non capisco cosa gli sia preso>> borbotta Asher, confuso e al tempo stesso sospettoso. Faccio il possibile per non mostrare la mia colpevolezza, sperando che nessuno di loro sospetti di me, ma fortunatamente Nate interviene.
<<Non importa, abbiamo avuto fortuna>> ribatte a tal proposito.
Mi siedo accanto a Ryan, pensando che stargli vicino sia la scelta più saggia al momento e prendo una bottiglietta d'acqua dallo zaino, fingendo noncuranza.
<<Devi bere>> sussurro poi, porgendogliela e ricovando un semplice cenno del capo come ringraziamento.
<<Dobbiamo raggiungere velocemente il Fuoco e andare su Salia!>> esclama poi, improvvisamente serio e deciso ad andarsene da qui al più presto. Passa più volte la mano sul tessuto chiaro della maglietta che indossa, per togliere le foglie presenti, per poi sollevarsi e raccogliere il suo zaino dal terreno.
<<Vive ai confini tra il bosco e la città, ma dove esattamente?>> domanda Dylan, guardandosi intorno nel tentativo di trovare una casa nel verde.
<<Sarebbe meglio teletrasportarci, per evitare di incontrarli di nuovo>> intervengo io, per niente desiderosa di rischiare di essere riconosciuta da uno di loro.
<<Non ho abbastanza forze per teletrasportarvi tutti>> mi fa notare però il custode, appoggiandosi al tronco di un albero.
Sospiro e, cercando in ogni modo di frenare il tremolio delle mie mani, gli porto via la mappa, capovolgendola più e più volte nel vano tentativo di leggerla.
<<Rimanete qua, Asher e Ryan devono riposarsi>> dico, rivolgendomi a Dylan e Nate <<Eloise vieni con me>> aggiungo poi. La ragazza punta il suo indice verso se stessa, confusa dalle mie parole, per poi compiere qualche passo verso di me con incertezza.
<<Cosa dobbiamo fare?>> mi domanda infatti, affiancandomi.
<<Nonostante l'idea di trovare il Fuoco non sia di mio gradimento, dobbiamo farlo. Quindi tu leggerai la mappa ed io proverò a captare qualche pensiero per scoprire dove si trova>> le spiego, incamminandomi nel bosco senza attendere l'opinione degli altri.
<<No, voi non andrete da nessuna parte. Potrebbe essere pericoloso Crystal, siamo appena stati attaccati>>
La voce di Asher infatti ci impiega poco tempo a farsi sentire; si avvicina a Ryan, cercando conferma nel suo sguardo, ma, per sua sfortuna e mio immenso stupore, il custode annuisce, seppur riluttante.
<<Prestate attenzione >> conferma infatti, torturandosi le dita incerto.
Prima che possa cambiare idea e che il Buio possa fare un passo verso di me, mi allontano stizzita, trascinando l'Aria con me.
<<Fa come ti pare>> borbotta Asher, prima che io sparisca dalla sua visuale, inghiottita dal verde circostante.
<<È bellissimo qui, non trovi?>> sorride Eloise, distraendomi dal magone appena comparso nel mio stomaco. Accarezza i petali di una margherita, indicando con la mano libera la natura intorno a noi, inspirandone il profumo estasiata. Sorrido anche io, decidendo di concentrarmi unicamente su quelle piacevoli sensazioni, le quali inoltre fungono da aiuto per udire i suoni e i pensieri della natura.
<<Guarda!>> sorrido come una bambina, intenerita dai dolci occhioni marroni di uno scoiattolo.
<<Che tenero!>>
<<Forse dovremmo marcare il percorso con qualcosa, nel mio zaino ho del pane>> propongo, improvvisamente intimorita dal buio che pian piano ci inghiotte, portandosi via la luce.
<<Non hai mai visto Hansel e Gretel? Il cibo è meglio non usarlo in queste situazioni, qualche animale potrebbe mangiarlo>> mi risponde ovvia, facendomi ammutolire.
<<No, non l'ho mai visto>> borbotto, mordendomi l'interno della guancia, nella speranza che mi mi faccia domande.
<<Forse allora dovremmo... che ne so, spalmare il nostro sangue sui tronchi?>> propongo, giusto per cambiare discorso.
<<Te l'hanno mai detto che sei una sadica?>> domanda retoricamente, rabbrividendo a causa della mia innocente proposta.
<<Allora riprendiamo il percorso>> ritento, stavolta con tono piuttosto stanco, frugando nel mio zaino alla ricerca del telefono.
<<Potevi dirlo prima>>
<<Volevo trovare un'alternativa originale, siamo in mezzo alla natura!>> sbotto, aprendo la fotocamera e porgendole l'inutile aggeggio elettronico.

Elements: I PresceltiWhere stories live. Discover now