Otto

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L'hanno rinchiuso come un topo, laggiù

L'hanno rinchiuso come un topo a morire nel fuoco.

E la sua voce tuonava, dalle profondità della terra,

Tuonava la sua voglia di sangue e vendetta.

Da Dawson a Monongah, da Dawson a Monongah

Fino a quando uno solo sarà sotto a scavare,

Abe Barber sarà lì, affamato di morte.

La sua voce cantilena la canzonetta che ho sentito tante volte, nelle uscite ubriache dal bar del paese. Lenta, trascinata.

La mente inizia a schiarirsi.

La luce incerta del bosco mi ferisce gli occhi.

Ho male. Ho male ovunque.

Un dolore incontrollabile e pulsante, dal petto alle gambe, dal volto alla schiena.

«Stai per morire, sceriffo. La mia stessa morte. La morte nel fuoco.»

Non posso muovermi.

Ho le ossa rotte. O forse mi ha legato.

Non capisco niente.

Sento solo l'odore. L'odore.

Benzina.

E sento anche lo sbattere metallico del liquido nella tanica. Sento quella sensazione di bagnato e calore che suscita sulla mia pelle.

Me la sta rovesciando addosso. Sulle gambe, sulle braccia.

Eales è disteso accanto a me. Ha gli occhi ancora chiusi. È tutto talmente confuso che non riesco a mettere a fuoco nulla.

Vorrei urlare.

Vorrei così disperatamente urlare.
Ma non riesco nemmeno a gemere.
E poi la benzina finisce sul mio viso. Penetra le palpebre socchiuse, mi brucia gli occhi. Mi riempie la bocca rimasta aperta per metà in modo incontrollato. Entra nel mio naso, mi costringe a tossire, a contorcermi in conati che non possono espellere nulla.

Da Dawson a Monongah, da Dawson a Monongah,

Fino a quando uno solo sarà sotto a scavare...

«Non sai quanto farà male, sceriffo. Non si muore abbastanza in fretta, quando si brucia.»

L'hanno rinchiuso come un topo, laggiù

L'hanno rinchiuso come un topo a morire nel fuoco.

La tanica è vuota.

Abe Barber preme con forza uno stivale contro il mio viso, mi gira di lato. Vomito sangue e benzina. Ogni colpo di tosse è doloroso come una coltellata nel petto.

«Addio, sceriffo», mi dice.

Sento i suoi passi allontanarsi. Ma è un sentire confuso, stordito.

Questione di secondi. Sento il crepitio inconfondibile delle prime foglie secche che cominciano a bruciare.

Poi, improvviso, un colpo.

Un colpo secco, così distinguibile dal mio rantolo fatto di tosse e conati.

Un colpo più violento del rumore confuso di foglie impastate intorno al mio viso e dal loro fruscio eterno nelle mie orecchie.

Un colpo che ferma il canto rauco di Abe Barber.

Vorrei solo avere la forza di guardare.

«Sceriffo, Eales, state bene?»

Sento delle mani afferrarmi, trascinarmi indietro.

Il tempo sembra avvicinarsi all'eternità, mentre, lento, l'ossigeno si fa di nuovo strada nel mio corpo, mentre l'urgenza di respirare si acquieta un po'.

Sento altri passi, altre persone nel bosco.

«Signore, l'ha preso?»

«Sì. Stava cercando di dar fuoco a Eales e allo sceriffo. Gli ho aperto quella testa del cazzo.»

Mani mi prendono, mi sollevano.
Riesco a tenere gli occhi aperti per qualche istante.

«Signore, è certo di averlo preso?»

«Mi prendi in giro? Gli ho aperto quella testa del cazzo, ti dico. Era lì, dietro quell'albero».

«Qui dietro c'è la tanica vuota, signore, qui dove il bosco stava iniziando a bruciare».

«E lì c'è anche il cadavere».

«Non c'è nulla!»

L'hanno rinchiuso come un topo, laggiù

L'hanno rinchiuso come un topo a morire nel fuoco.

***

Nota dell'autrice

Siamo arrivati alla fine di questa storia. Il prossimo capitolo vedrà la conclusione della vicenda. Avete idea di chi possa essere Abe Barber? Ci vediamo giovedì prossimo con la risposta (forse)!

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