Capitolo 10

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E mi ritrovo ancora una volta davanti allo schermo del pc. A pensare. Ad aspettare.

Casa è silenziosa come al solito e se ci penso, in fondo, tutto è cambiato per non cambiare in niente. Solo ero anche prima che lei andasse via. Triste anche.

Avrei dovuto correrle dietro? Cercare di farle cambiare idea? E perché, poi...

Lei ha fatto una scelta, ha preso una decisione. Quali che siano gli oscuri motivi che l'hanno spinta, il risultato non cambia. Per una volta ho preso pure io una decisione. Perché anche lasciare che le cose accadano, è decidere. E forse è proprio così che dovevano andare.

Fisso un nome che significa conflitto interiore. Perché spero che si colori di grassetto e anche no. Perché le voglio parlare ancora e ho anche paura di farlo. Ho paura di scoprire che tutto questo non sia altro che un fumetto. Un disegno che sembra animarsi e diventare realtà, ma che invece si rivela essere nient'altro che schizzi di carboncino su carta. Un gioco, una fantasia. Una meravigliosa illusione che sostanza non può proprio diventare.

E allora spero. Spero che quel grassetto arrivi presto. E nel frattempo spero non arrivi mai più.
MissAndersonCouncil, Mac, MR, Marlena...

Chi sei? Cosa siamo? Cosa diventeremo?

Il tempo passa e non me ne accorgo. Le lancette scorrono ma io sfuggo al loro controllo, come a me sfugge dominarle. Senza poteri, un banalissimo homo ex machina. Ma le cose accadono comunque, anche se non puoi o non riesci a manovrarle. E così, come è stato per l'addio con Laura, quel nome si colora di nero.
E una nuova finestra appare sullo schermo.

- Come va?

Prima domanda e non so cosa risponderle. Non mi sono mai sentito più svuotato di così. Ma è tempo di cambiare, è tempo di cominciare a riempirmi nuovamente di qualcosa. Forse non tutti i mali vengono per nuocere e, in fondo, molto vuoto può significare anche molto spazio in più.

Che siano illusioni o realtà, in questo momento, non m'importa. Ho bisogno di qualcosa. Ho bisogno di tornare a sentire. Importa soltanto che lei ora sia qui. E che mi abbia cercato.

- Potrebbe andare meglio, ma anche peggio. Quindi... diciamo che va.

Non risponde. Potrei replicarle la domanda ma sa troppo di ricambio educato e formale. Quindi salto ogni genere di convenevole, partendo all'assalto della media rem.

- Chissà come sarà la prossima avventura di Mac...

Silenzio lungo. Graficamente espresso.

- ..........
- Quanti punti! Devo ritagliarci su qualcosa?
- In realtà sì.
- Cosa?
- Tutto il mio stupore.
- Lo prendo come un complimento.
- E lo è, infatti. Davvero, sono molto colpita.
- È stato facile, hai lasciato più molliche in giro di Pollicino. Marlena, diari di viaggio, edicola... mancava solo mi dicessi pure il nome della rivista.
- Comunque non è da tutti. Sei stato bravo.
- Grazie. Si vinceva qualcosa?
- Stavolta no. Ma per curiosità: cosa vorresti?
- Boh... qualcosa tipo conoscere la tua prossima meta?
- Per farci che?
- Boh... qualcosa tipo incontrarti?
- Wow, ma come siamo audaci questa sera!
- L'audacia è la virtù dei forti.
- Non era la pazienza?
- No. Quella è per chi non ha coraggio.
- Un modo interessante, seppur distorto, di vedere le cose. E se invece io preferissi la pazienza al coraggio?

Bella domanda. Esito, ma solo per un istante. Ormai sono in caduta libera, non ha senso rallentare. La metto alla prova, vediamo quanto è interessata.

- Allora vorrebbe dire che parliamo lingue diverse. E che questo gioco è stato bello, finché è durato.
- Accidenti, come corri...
- Sì, ma tu? Corri con me o mi saluti e torni indietro?

Pausa.
E mi rodo il fegato per la voglia di sapere cosa le sta passando per la testa, in questo momento.

- Mi tenti. Mi tenti assai. Lo ammetto e un po' mi vergogno.
- Esattamente di cosa ti vergogni?
- Beh... dai, non farmelo dire!
- Se non vuoi dirlo, non lo dire. Però...
- Però?
- Io non sono un tipo molto loquace. Mi piace parlare in silenzio. Sai, con i gesti. Occhi negli occhi. Cose così...
- Non ti seguo, sorry.
- Insomma il silenzio è bello solo quando ci si guarda negli occhi. Altrimenti è soltanto triste.
- ..........
- Adesso cosa ci ritaglio sopra?
- Me. Il mio viso. I miei occhi, che guardano nei tuoi.
- E come sei? Com'è? Come sono? Come devo ritagliarli?
- Un'idea l'avrei, ma prima devo chiederti una cosa.
- Ormai è prassi: spara!
- E se non fossi come ti aspetti? Se fossi brutta? O grassa? O vecchia? O un uomo? O tutte queste cose insieme? Vorresti incontrarmi comunque?
- Credo di sì.
- Bugiardo!
- C'è una cosa che devo capire, e posso capirla solo guardandoti negli occhi.
- E sarebbe?
- ..........
- Cosa devo ritagliarci, io?
- Una domanda.
- Che domanda?

Espiro. Secco e deciso.
Digito.

- Quella che mi faccio ogni volta che cerco di capire se tutto questo è vero oppure no. Se davvero è possibile che un fumetto possa animarsi e diventare realtà, come in quel bellissimo videoclip degli Ah-ha. Oppure rimarrà soltanto il gioco di una notte, tra due anime troppo distanti per incontrarsi. Tu mi hai colpito, Marlena. In profondità che non credevo di avere. E io adesso mi sento perso, smarrito. Tu mi capisci, come io capisco te. E non riesco a togliermela dalla testa questa strana alchimia che c'è tra noi. E voglio incontrarti per questo, per capire se mi sono innamorato di te oppure no.

Non risponde, non subito. Ci mette parecchio, ma rimane online per tutto il tempo.

- Dio, Edo... adesso devo andare. Sulla possibilità d'incontrarci... ti prometto che ci penserò sopra. Tu... per il momento accetta questo piccolo pensiero, ok? Buonanotte...

Pausa. Qualche secondo, poi una richiesta da parte del client: "MissAndersonCouncil vorrebbe inviarti un file. Accetti?". La risposta "Sì/No" è cliccabile.

Che domanda idiota...

Nella finestra di chat appare un messaggio che mi tiene informato circa lo stato del download. Qualche chilobyte in tutto. Il file ha un nome poco interessante, semplicemente la data di oggi. La cosa che colpisce davvero è l'estensione: "Jpeg".
È un'immagine.
E mentre mi chiedo cosa rappresenti, il download termina e lei si disconnette rapidamente.

Il file, pronto per essere aperto, mi guarda che sembra dire "Beh, che aspetti ad aprirmi?".
Fremo. Tremo.
Di desiderio. Di paura.
Indugio. Clicco.

È una foto. Scattata in penombra e a bassissima risoluzione. Ha un accecante rumore di fondo, probabilmente dovuto alla scarsa luminosità. È sgranata, ma nonostante ciò si riesce a distinguere perfettamente.

È una donna, un primo piano ravvicinato.
Guarda dritto nell'obbiettivo con un sorriso ambiguo disegnato sulla bocca, appena accennato e illuminato frontalmente.
Descrivo senza volerlo, nella testa non ho nulla. Il fiato è corto e i miei occhi sono fissi in quelli raffigurati nella foto.
Battiti impazziti, tachicardia incontrollabile.

Parlo senza rendermene conto.
«Questa è davvero lei? Dio, ma è...»

E poi nulla. Tutto tace ancora una volta. Perché non servono parole, adesso.
Perché il silenzio è bello, quando ci si guarda negli occhi.

Take On Me [Completa - In Perpetua Revisione]Where stories live. Discover now