Capitolo 15

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Il pomeriggio passa senza che riesca neanche ad accorgermene. Il tempo con lei vola via. Leggero. Una bolla di sapone.
Una bolla, ecco. È proprio così. Passeggiamo e parliamo, per strada o davanti un caffè e la vita sembra mostrarmi denti nascosti che non credevo nemmeno esistessero. Siamo in una bolla e tutto il mondo fuori è fuori.

A metà di uno spritz, più alcolico del dovuto, il suo piede cade in fallo. Portandosi appresso tre quarti del suo mistero.
«Lo prendete pesante qui. Mi gira un po' la testa...» ridacchia.
«Solitamente no, ma il barista è mio amico...» strizzo l'occhio.
«Che intenzioni hai? Farmi ubriacare per poterti approfittare di me?»
«No, che dici! Beh, forse... magari solo un po'.»
«Tu sì nu mariuolo!»

Finalmente quel suo italiano perfetto barcolla, mostrando un po' del calore tipico della terra da cui proviene. Sono curioso e assetato. Voglio sentirlo ancora e di più, quel suo accento. E benedico Dioniso e la parlantina alcolica per questo dono.

«Ma guarda un po' che m'hai tirato fuori! Dove lo tenevi nascosto?»
«Nel posto in cui lo porto con me, ogni volta che parto: dint' 'o core.»
«Dimmi di più.»
«Di cosa?»
«Di te. Della tua città. Fammi viaggiare...»

Ma le mie speranze vengono deluse dai suoi occhi sull'orologio: sono le diciannove. E siamo in giro da quasi sei ore di fila.
«Edo, facciamo che ne parliamo stasera a cena? Sono in giro da questa mattina, inizio a sentire il bisogno di una doccia. Mi porteresti in albergo?»
Cerco di camuffare la delusione vestendola di gentilezza. Mi tocca aspettare, ancora.

*

L'accompagno davanti l'ingresso dell'albergo e, scendendo dalla macchina, lei nota la mia bocca storta in una smorfia di disappunto.
«Che c'è, perché quella faccia?»
«Davvero dovresti alloggiare qui?»
«Sì, perché? È un brutto posto?»
«No... cioè, insomma non è proprio il massimo della vita.»

Il posto è un mediocre alberghetto a tre stelle, date più per pietà che per merito. Buono soltanto se proprio non puoi permetterti di meglio.
«Perché hai prenotato proprio qui?»
«Che ne so, ne ho cercato uno a casaccio sulle pagine gialle. Ho chiamato, era disponibile e ho prenotato. Ma qual è il problema? Mi stai facendo preoccupare...»
«No, nessun problema. È che... a saperlo prima...»

Incrocia le braccia. Sembra stia perdendo la pazienza. Mi tocca vuotare il sacco.
«Ok, senti... qualche anno fa i carabinieri ci misero i sigilli. Il perché non s'è mai saputo. Chi dice per l'igiene, chi perché c'erano loschi giri. Sono passati anni, ma la nomea è rimasta.»
«Ok, ma se non alloggio qui... che alternative ho?»
«Potresti stare da me.»

Spalanca la bocca, incredula.
«Non ti sembra di andare un po' oltre, per un primo incontro?»

Ecco, lo stavo sapendo. Ho azzardato con troppa leggerezza. Adesso mi tocca pensare a come uscirne...

Tento il tutto per tutto, mirando al suo orgoglio di donna emancipata e indipendente.
«No, ma che hai capito? Ho una stanza in più, per gli ospiti, potresti sistemarti lì. E magari con quello che risparmi mi paghi la cena stasera. Che ne dici?»
Ci pensa un po' su, ma poi si convince. Evidentemente ho pizziccato le corde giuste.
«Va bene. Affare fatto!»
Risale in macchina, mentre un grosso sospiro di sollievo mi cavalca. Affiancato, spalla a spalla, da un glorioso e urlante senso di vittoria.

*

La porta di casa si apre alla seconda mandata di chiave. La mia ospite s'accomoda, seguendomi a passi incerti, mentre ondeggia trasportando il suo pesante borsone. A due mani, davanti a gambe ostacolate.
Mi blocca, prima che riesca a chiudere la porta.
«Edo, sei sicuro di ciò che fai?»
«Che intendi?»
«Posso sempre tornare in albergo. Non vorrei... crearti problemi.»
«Ma che dici, quali problemi?»
«Beh, insomma... si vede che qui ci viveva una donna, fino a poco tempo fa.»
La guardo perplesso.
«Non capisco dove vuoi arrivare.»
«Se lei tornasse?»
«Non lo farà.»
Chiudo la porta.
«Tu dici? E se lo facesse? Ha ancora le chiavi?»
Non parlo. Il mio silenzio è una eloquente risposta. Almeno a una delle tre domande.
«Edo... forse è meglio che vada.»

Punta alla porta, la apre e sta per uscire ma la blocco prima. L'afferro da dietro, la stringo forte a me. La supplico così.
Sospira, lasciando cadere il borsone per terra mentre poggia le sue mani sulle mie braccia, strette attorno al suo esile corpo. Coprendo d'abbraccio un abbraccio, di speranza una richiesta.

La sua voce. Dolce e rassicurante.
«Vedi che non cambierebbe nulla.»
«Sì, invece. Cambierebbe tutto.»
Non dice altro ma la domanda nel suo silenzio è più che esplicita.
«Vorrebbe dire che, per me, lei significa ancora qualcosa. E non è così. Questa ormai è soltanto casa mia.»

Sospira di nuovo.
«Va bene.»

Silenzio.
Ancora silenzio.
«Edo...»
«Cosa?»
«Mi lasci andare?»

Scuoto la testa tra i suoi capelli corvini. Che sanno di tepore. Di nostalgia. Di una mancanza che non voglio più provare.

Scoppia a ridere.
«Dai!!»
«E se poi ne approfitti e scappi?»
«Non scapperò.»
«Promettilo!»
«Ti prometto che non scapperò.»
«E che non te ne andrai mai?»

Usa le mani per allentare la presa, ma solo un poco e non per fuggire. Appena il necessario che le consente di voltarsi, per stare faccia a faccia. Le sue mani sul mio viso.
«"Mai" e "sempre" non fanno parte del mio vocabolario. Ti prometto che rimarrò, finché non arriverà il momento di andare. È il massimo che posso concederti. È abbastanza ragionevole per te?»
Annuisco.

«Bene. Adesso...» si avvicina.
Dio, s'è avvicinata tanto. Ma proprio assai!

Adrenalina a fiumi si riversa nelle vene, spingendo l'acceleratore della frequenza cardiaca a un passo dal collasso. Le sue labbra rosse, piene, invitanti a pochi millimetri dalle mie. I suoi occhi neri, grandi e bordati, avvampano e mi congelano.

Vuole...
Vuole?

«Mi lasci andare, ora? O hai altre intenzioni?»

Sciolgo la presa d'istinto, ma lei non si allontana.

«Qual è la mia stanza?»
«Seconda porta da sinistra, nel disimpegno alle mie spalle.»

Emette un suono d'intesa. Poi dice due frasi. E mi sbriciola in frammenti d'ironica stupidità.
«Ho scoperto un altro tuo difetto...»

Si china a raccogliere il borsone, per poi prendere il corridoio che la porterà alla sua temporanea residenza.
Parla dalle spalle, sorridendo.

«Non sai quando cogliere l'attimo...»

Take On Me [Completa - In Perpetua Revisione]Where stories live. Discover now