4. Io ho un puma e tu no!

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Cherry Gale aveva continuato a frequentare anche la scuola elementare in modo incostante, come sempre, saltando diversi giorni di fila per poi ripresentarsi per quelle poche lezioni che bastavano ad ottenere la promozione.

Era una studentessa difficile, con cui molti insegnanti avevano difficoltà a relazionarsi.

Imparava in fretta e dimostrava un intelletto vivace nelle materie che le interessavano, e cioè scienze, arte e storia, ma era imprevedibile. Poteva decidere che in quel momento non le andava di fare inglese e che aveva invece voglia di andare fuori a giocare, oppure prendere appunti diligentemente il momento prima e quello dopo tirare fuori un foglio di carta e disegnare.

Eppure c'era qualcosa in quella ragazzina che, contro ogni buon senso, li spingeva ad accontentarla nelle sue stravaganze. Alla fine impararono che non avrebbero avuto problemi con lei se semplicemente l'avessero assecondata – anche perché si era sparsa la voce, sussurrata e anche un po' esagerata, di quello che la madre di Cherry aveva fatto alla signorina Morrison – e finirono col lasciarla in pace.

L'insegnante di inglese, la maestra Brown, per prima aveva imparato ad ignorarla totalmente, anche se di tanto in tanto le riservava uno sguardo colmo di risentimento. Non riusciva a sopportare che quella mocciosetta di sette anni si permettesse di interromperla e di usare termini che lei nemmeno conosceva! Quella dannata mocciosa aveva persino il fegato di correggere le sue correzioni e, in un modo o nell'altro, la spuntava sempre.

Quando la signorina Brown aveva incontrato i genitori di Cherry, riferendo loro che la bambina era piuttosto sfacciata e che metteva becco in tutto, poco non ci mancava che anche lei venisse picchiata.

«Cherry corregge solo quando ha qualcosa da correggere» Aveva detto Gara, alzando il mento «A casa le abbiamo insegnato che non importa l'età di una persona, ma quello che ha da dare. Se Cherry è più preparata, forse dovrebbe essere lei a stare dietro la cattedra».

In realtà, sebbene avesse un vocabolario piuttosto interessante e infarcito di una gran quantità di termini tecnici, Cherry era ben lontana dall'essere un genio delle lingue. Andava fiera di quello che sua madre le aveva insegnato sul mondo animale e della caccia, di quello che aveva appreso dai documentari e dai libri illustrati che suo padre continuava a regalarle, perciò non mancava mai di mostrare quello che aveva appreso correggendo l'insegnante. Lo faceva continuamente e usava il suo potere per far sembrare che avesse ragione anche quando in realtà non ce l'aveva affatto: si era inventata parole che ora nella sua classe usavano tutti.

La signorina Brown si trovava spesso confinata in un limbo mentale dove sapeva contemporaneamente di avere ragione e torto marcio. Non poteva fare a meno di accontentare la mocciosa, di dirle che era brava, ma dentro si sentiva fremere di indignazione, lesa nel suo onore di insegnante.

Dalla segreteria si sussurrava che stesse facendo pressantemente domande per cambiare cattedra ed insegnare in un'altra scuola, qualunque altra scuola, voce che si era sparsa ai bidelli e poi al resto del corpo insegnanti, arrivando per vie tortuose fino a Cherry.

«Dicono che la signorina Brown se ne vada dalla scuola. Spero di non vederla mai mai più» Aveva confessato alla sua mamma, dando da bere a Prince dal suo vecchio biberon.

«Allora ha un po' di sale in zucca, quell'arpia. Bene bene! E tu come lo hai saputo?».

Cherry fece spallucce. «Lo sanno tutti a scuola. E poi dicono tutti che... ti ricordi la signorina Morrison?»
«Un'altra arpia. Certo che me la ricordo»
«Hanno tutti paura perché le hai lasciato i segni»

«I segni?»

«Sì. Da quando quella volta siamo andati dal preside, ha sempre i vestiti da vecchia che le coprono il collo. Nessuna insegnante vuole portare i vestiti da vecchia per il resto della vita come la signorina Morrison!».

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaWhere stories live. Discover now