43. Cerbiatto mannaro

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Era fatta. Sam ammutolì e tornò a guardare il piatto con espressione vuota, mangiando con movimenti meccanici.

Per un attimo Cherry si chiese cosa ci potesse essere nella mente di una persona in quelle condizioni. Era un guscio vuoto, che si lasciava attraversare passivamente dalle sensazioni che i sensi gli suggerivano? O Sam era intrappolato lì dentro, incapace di disobbedirle e di mantenere poi i ricordi di quel momento?

La curiosità venne annegata dall'irritazione crescente. Anche ora che era in silenzio, il danno era fatto: per quella sera la sola presenza di Bedstone al suo tavolo era sufficiente per farla sentire pronta ad uno scontro, un litigio, un combattimento. Sentiva l'adrenalina pompata dal suo cuore percorrerle le vene e, ora che il suo presunto nemico era del tutto inerme, non aveva modo di sfogarla rimanendo seduta lì.

Sam non aveva ancora finito di mangiare quando Cherry si alzò dal tavolo, lasciando il piatto ormai vuoto e le posate sul tavolo.

«Sam? Guardami. Esco, e a te va bene così. Non venirmi a cercare, tornerò sana e salva» Ringhiò, attingendo al proprio potere.

Lui ebbe un piccolo sussulto, poi annuì e tornò a mangiare.

Cherry uscì, sbattendosi la porta alle spalle e senza guardarsi indietro. Le sue lunghe gambe divoravano il terreno a grandi passi, le braccia strette attorno al proprio torso in un abbraccio, il viso rivolto caparbiamente di fronte a sé. Non si era resa conto di quanto la propria pelle si fosse riscaldata finché l'aria fresca della sera non l'avvolse come un abito leggero, portandole sollievo.

Sentiva i pensieri ingarbugliati come una macchia di rovi selvatici, un minestrone che si rimestava ad ogni passo, lasciando riaffiorare spezzoni di conversazioni, volti, sensazioni. Il nome di Hawk Storm apparve più di un paio di volte.

Anche se fuori era già buio non temeva che nessuno potesse farle del male, né di perdersi. In quel momento avrebbe fatto volentieri a botte con chiunque avesse cercato di opporsi a lei, fosse anche Werhunter in persona, e ne sarebbe stata contenta.

I suoi piedi la portarono lontano, a chilometri di distanza, fino al recinto di Prince e poi dentro, in quello che le parve un tempo brevissimo. Sentiva con piacere il modo in cui il sangue le era affluito alle gambe per lo sforzo di quel passo sostenuto, e il profumo umido e gentile di una notte autunnale, di bosco e lontane fragranze floreali le pervadeva le narici. Lo respirò a fondo e, per un secondo, si sentì quasi a casa.

Emise un fischio alto, tenendo la nota per quattro secondi prima di smettere. Il miagolio lamentoso di una civetta le rispose da lontano, ma non era quello che Cherry aspettava.

Poi li vide.

Gli occhi gialli di Prince si erano tinti di grigio nella notte, ma erano brillanti come gioielli e spalancati verso di lei.

«Prince» Disse, ad alta voce.

Il puma si mosse. Emise una specie di trillo basso e le trotterellò incontro, mentre Cherry si accovacciò sui talloni, in attesa. Gli prese il muso tra le mani e poggiò la fronte contro quella della creatura che considerava un fratello, per poi staccarsi e rimirarlo ben bene.

Aveva tutta la bellezza di un predatore, eppure il solo sentirlo tanto vicino a sé tranquillizzò il suo cuore in tumulto.

Un brontolio sordo salì dal petto di Prince, e il puma si strusciò brevemente sulle mani della ragazza prima che quella si alzasse. Voleva camminare ancora un poco, insieme a lui. Non pensare troppo a quello che era successo... come il sapere che l'aveva fatto: aveva ipnotizzato Bedstone, messo in moto il meccanismo che avrebbe consegnato il potere a mister Storm e a lei, che l'avrebbe forse portata a combattere.

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora