33. A casa dei Bedstone

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Gabrielle era una donna nera alta e slanciata, con un volto regale dagli zigomi alti e labbra piene. Non ispirava particolare familiarità o simpatia e non sembrava volerlo fare. Parlava chiaramente e lentamente, quasi senza accento.

Cherry, seduta accanto a lei sul divano, si sentiva completamente fuori posto.

Sam Bedstone era seduto in poltrona davanti a loro e ignorava completamente la ragazza, rivolgendo uno sguardo di adorazione alla moglie, pendendo dalle sue labbra.

«Io e Sam abbiamo lavori impegnativi, perciò non avrò la possibilità di vederti molto spesso, Cherry. Certo non quanto Sam» Scandì la donna, guardandola in viso «Nonostante questo, desidero avere un rapporto amichevole con te: sentiti libera di rivolgerti a me quando ne hai bisogno. Hai già scelto la tua stanza?»

«Sì. Ci ho portato le mie cose ma... non le ho ancora messe a posto» rivelò la ragazza, agitandosi un po' sul divano

«Va bene. Prendi il tuo tempo»

«Ma non lasciare che diventi un porcile, eh» l'ammonì Sam, con un sorriso complice che sembrava voler dire "tanto lo so che voi adolescenti siete dei pasticcioni".

Gabrielle si voltò verso l'uomo con calma, offrendo a Cherry la visione elegante del suo profilo. Nella regolarità del suo volto c'era qualcosa che le ricordava una statua, e rimase affascinata per un secondo dal modo in cui la luce si rifletteva sulla sua pelle, di qualche gradazione più scura di quella del marito.

«Non siamo i suoi genitori, Sam. Non è corretto regolare i suoi spazi privati, vogliamo che si senta a casa» Disse lei con sicurezza, tornando a fronteggiare Cherry «Ordina come preferisci, ma non puliremo la tua stanza. Se non vuoi che non sia sporca dovrai prendertene cura da sola, va bene?».

Cherry annuì, sbirciando di sottecchi Bedstone. La ragazza aveva sperimentato sulla sua pelle quanto lo irritasse essere contraddetto, eppure non vide nessun tipo di risentimento sul volto dell'uomo in seguito alla risposta della moglie.

«Sai cucinare, Gale?» Le domandò invece l'uomo

«Non tanto. Era... era mio padre che cucinava a casa. So cacciare però»

«Non avrai bisogno di cacciare» la rassicurò Gabrielle (anche se a Cherry sarebbe piaciuto molto poterlo fare ancora) «Non saremo molto presenti e non potremo cucinare spesso per te, ma ti lasceremo sempre ingredienti e tutte le risorse per badare a te stessa a disposizione. Ci saranno anche pasti già pronti, se non hai abbastanza dimestichezza con la cucina»

«Va bene, grazie».

Sam e Gabrielle le lasciavano molte libertà su come gestire il proprio spazio privato, ma avevano comunque delle "norme" (così le aveva chiamate Gabrielle) per il vivere comune. La camera da letto dei Bedstone era off-limits, per dirne una, e poi c'erano dei turni per il bagno stabiliti dall'ordine in cui ci si alzava, il telefono di casa poteva essere usato ma solo per chiamate non più lunghe di quindici minuti alla volta, non le era consentito portare altri puma all'interno delle mura e qualunque addizione di animali, domestici o selvatici, sarebbe dovuta essere discussa con loro (questa regola fu ribadita un paio di volte sia da Sam che da Gabrielle), niente film o musica ad alto volume dopo le dieci e mezzo di sera e prima delle otto di mattina e, infine, poteva disordinare quanto voleva nella propria camera ma doveva lasciare in ordine in tutti gli altri spazi comuni.

Ovviamente, proprio mentre i due coniugi le elencavano, Cherry stava già pensando a come avrebbe potuto aggirare o infrangere senza conseguenze quelle regole se ne avesse avuto voglia.

«Anche io ho un paio di regole» Disse subito Cherry

«Quali?» chiesero i due, all'unisono, in toni completamente diversi

«Non voglio che mi ascoltiate quando sono al telefono. Io non ne ho più uno personale, era rimasto dentro l'ospedale Drago Bianco e quello è esploso, quindi... non voglio che sentiate le mie conversazioni private mentre sono al fisso, visto che è quasi in mezzo alla stanza».

Lo sguardo di Bedstone si affilò, ma sia lui che la moglie acconsentirono.

Le cose che Cherry voleva per sé erano poche, in realtà.

Non potevano entrare nella sua camera senza permesso.

Doveva essere l'unica ad occuparsi di Prince, e non aveva bisogno di notificare nessuno quando andava a trovarlo. Se non era in casa, potevano dare per scontato che fosse lì.

«Questo è un problema. Come facciamo a sapere che non ti hanno rapita, se non ti vediamo? O che non ti sia successo qualcosa?» La interrogò Sam ad alta voce, dubbioso

Cherry si strinse nelle spalle «Sei un super poliziotto, immagino che lo capiresti se ci fosse stata una colluttazione, no? E poi mi sentirei una carcerata a dovervi dire ogni volta che voglio prendere una boccata d'aria».

Bedstone sospirò, come se fosse già stanco di tutta questa faccenda del padre. A Cherry venne da ridere, ma si trattenne.

«E va bene, sì, va bene. Si può fare» Concesse infine Sam «Però queste regole non le considero più valide se chiami Werhunter e gli dici dove abito mentre non vi ascolto, va bene?»

«Werhunter potrebbe benissimo saperlo da solo, perciò sarebbero minuti sprecati» Cherry si strinse di nuovo nelle spalle, ma era chiaro dalla sua faccia che la risposta di Cherry, a Bedstone, non era piaciuta per niente.

«È tutto. Mi dispiace assentarmi così presto, ma ho un incontro con la Ermes Assicurazioni e devo prepararmi» Fece Gabrielle all'improvviso, alzandosi dopo aver dato un'occhiata all'orologio che aveva al polso, un orologio severo dal cinturino sottile, color argento. Fece un cenno a Cherry e si sporse perché Sam le desse un bacio sulla guancia, ma Cherry aggiunse un'ultima cosa prima che lei si allontanasse.

«Potrei invitare a casa una persona? È una mia compagna di classe, e poi ci sarà anche Bedstone con me, cioè, Sam, quindi potete stare tranquilli. Non è una regola! È una richiesta, e non sarà Werhunter, giuro!» Scherzò, intrecciando le dita davanti a sé. Il suo corpo si rilassò un po' sul divano, come se la presenza di Gabrielle di fianco a lei l'avesse costretta a cercare di occupare meno spazio possibile in casa.

«Cosa ne pensi, Sam?» Chiese la donna

«Sì, perché no. Va bene, ci sono io qui. E di chi si tratta?» l'uomo si alzò le lenti rosse sul naso, facendo una smorfia «Ho un déjà vu. Ti prego, dimmi che non è un altro puma»

Cherry sghignazzò sotto i baffi e scosse la testa.

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaWhere stories live. Discover now