Capitolo 33

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Leggete lo spazio autrice in basso.

"Dammi una valida motivazione per non lasciarti morta qui sul pavimento" mi disse mia madre con tono duro.

"Il sangue è difficile da togliere." risposi tagliente, alzandomi.

"Vi ho visti. Tu e Reed" aprii la bocca per controbattere ma non ne uscii nessun suono.

"Qualunque sia la tua motivazione, domani mattina andrai da tua zia Charlotte. " e detto questo si allontanò per dirigersi in cucina.

"Ma abita dall'altra parte del mondo!" e non stavo scherzando.

"Ti ho già preparato le valigie" rispose indifferente mentre si preparava un tè.

"Tu non puoi farlo!" le urlai contro.

"Sì che posso. Sono tua madre."

"Non è vero. Io so tutto" risposi. La tazza le scivolò tra le mani ma sembrò non curarsene.

"C-cosa stai dicendo?" balbettò.

"Non fare la finta tonta. Frederick mi ha detto tutto. Per tutti questi anni non mi avevate mai detto nulla. Ecco il perché delle foto. Ogni volta che la gente sapeva il mio cognome, mi guardavano stupiti. Non sei mia madre, sei niente per me." dissi con tono calmo, così che le mie parole risultassero più taglienti. Cercò di tirarmi un l'altro schiaffo, ma io la precedetti e le strinzi il polso rimasto a mezz'aria.

"Non sai cosa rispondere, vero? Puoi picchiarmi se ci riesci ma di certo non cambierà le cose." detto questo uscii dalla porta del retro.

Vagai per la città per molte ore fino a quando non fu sera. Il cellulare era morto ma non me ne importò più di tanto. Le strade erano tappezzate da volantini dai colori sgargianti che attirarono la mia attenzione.

Megafesta al Paradiso.
Le donne entrano e consumano gratis.

Avevo bisogno di bere, ed ero sicura che lì ci sarebbero stati fiumi di alcolici. Mi diressi verso casa, sicura che non ci fosse nessuno e così fu. Mi feci una doccia veloce e indossai l'unico vestitino corto che avevo: leopardato, e così stretto che mi mancava l'aria. Uscii e andai dritto alla discoteca Paradiso. La musica era assordante e dopo un po' le orecchie mi fecero male. La pista era piena di ragazze che a confronto con me, io ero più coperta. Mi sentivo in una puntata di 'Dire, fare, baciare'. Andai al banco e ordinai la cosa più forte che avevano.

"Vacci piano." mi avvertì il barista. Mentre bevevo la gola mi andava a fuoco ma dopo mi sentii più leggera. E così, un bicchiere dopo l'altro mi ritrovai in pista a strusciarmi e baciarmi con un ragazzo di cui non ricordavo né il nome né il viso. Riacquistai quando vidi in lontananza Amity sconvolta con le lacrime che le rigavano il viso e lo sguardo carico d'odio rivolto verso di me. Finalmente guardai il ragazzo che avevo davanti. Jeremy.

#SpazioAutrice
Bella merda, vero?
Probabilmente questo è il penultimo capitolo (se non decido di metterne un altro).
Mi avete chiesto se farò un sequel e la risposta è NO. Non ne sono una grande amante quindi se non avrò una specie di rimorso o altro, il 99% è sicuro che non ci sarà un continuo, sorry. Detto questo, vi saluto
- Aury

Amo il mio peggior nemico.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora