21.3 La casa dei bambini diabolici di Mrs. Pennington pt. 2

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Dunque... Volevo pubblicare questo capitolo per Natale, ma come si sa sono il solito bradipo e ho avuto diversi ritardi (non solo mentali).

Ero così soddisfatta del risultato... finché non l'ho riletto. Quindi voglio chiudere questa parte per sempre e CIAONE MARMOCCHI DEL CAZZO! Sì, lo so che siete commossi dal mio istinto materno, ma sono contenta di essermi tolta di mezzo questa parte, anche se non sono soddisfatta.

Inutile dire che il prossimo capitolo sarà un grande NO NO se siete persone sensibili, perché ci sarà parecchia violenza domestica. Ma se siete sopravvissuti fino a questo punto dubito che tali avvisi servano a qualcosa, per cui condoglianze!

(Ricordo anche ai furbetti che non hanno letto la modifica del capitolo precedente che il filone conduttore della trama si legge da sinistra a destra, non viceversa. Non è un manga)

E niente... fatemi sapere se vi piace e sopratutto se vi fa schifo <3

Buona lettura! (credo) ((spero)) (((dubito))).





Vi era sempre un'inspiegabile quiete prima di una tragedia; un escamotage cinematografico creato dalla vita o da uno scrittore incline al sadismo, capace di donare pathos alla prossima scena segnata dal destino. Pochi attimi inestimabili che scandivano la fine di una vita o della ciotola dei popcorn.

Nel suo caso, quel lasso di tempo si stava allungando fino a un crollo psicotico degno di una soap opera latina, condito da marmocchi fastidiosi quanto lamentosi. Come un poveraccio senza abbonamento a Netflix che basava la sua esistenza sulle serie piratate, Alex doveva sopportare i periodi vuoti della narrazione senza poter skippare alla parte successiva per non rischiare di attivare un centinaio di pop-up di siti pornografici. Anche se in cuor suo lo desiderava: almeno si sarebbe divertita. Ma soprattutto... che genere di spam poteva esistere nell'Altro Mondo?

Stava vagliando le varie possibilità quando l'ennesimo sbuffo riportò malvolentieri la sua attenzione verso la tavolata.

«Abbiamo il diritto di vedere Mrs. Pennington!» sbottò Jasper, ignorando la ciotola di zuppa che aveva dinanzi. Per enfatizzare l'esigenza di tale richiesta, sbatté il pugno sul tavolo, facendo tintinnare i bicchieri nelle vicinanze. Gli altri non osarono alzare il capo.

«Prova ad alzare la voce con me un'altra volta e vi chiudo in camera senza cena all'istante.» Il tono afono di Miss Meier fu basso e vibrante, una minaccia ringhiata senza scrupoli che fece capitolare il giovane. «Voi non avete alcun diritto. Mrs. Pennington ha bisogno di silenzio e riposo, due fattori alquanto impossibili con voi tra i piedi. Non avete forse capito le parole del dottor Barnes? Smettetela di piagnucolare prima che prenda altre misure correttive per il vostro comportamento infantile. Solo Dio sa quante scudisciate vi servano per raddrizzarvi.»

Nell'udire quella constatazione, Arthur nascose le mani escoriate e arrossate sotto il tavolo.

«Ma lei ci manca. Sono giorni che non la vediamo.»

I commensali si concentrarono su George, intento a rimestare la brodaglia con il cucchiaio. Le guance paffute erano tese per il broncio, gli occhi bassi colmi di malinconia scrutavano i pezzi di alimenti non meglio identificati che si scontravano con la posata. Rappresentava ottimamente il malcontento e l'umore generale. Silenziosi e demoralizzati, i mocciosi avevano piluccato il cibo senza dimostrare alcuna attrattiva, incapaci di accettare l'assenza della loro tutrice tra loro, l'unica in grado di proteggerli dalla tirannia della governante. Persino i gemelli, di solito inespressivi, sembravano inquieti.

Tale tensione riverberava nell'ambiente circostante. La sala da pranzo era spoglia e sgradevole, illuminata dalla luce rossastra del camino che proiettava ombre oblunghe nella sala. A capotavola, la figura di Miss Meier si stagliava sui bambini, incurante dei loro bisogni. Sembrava quasi soddisfatta della situazione, forse per ripicca delle recenti decisioni prese della sua padrona. Sorseggiava un calice di vino, esaminando i marmocchi e rimproverandoli ogniqualvolta non seguivano in modo appropriato il galateo. Quando rivolse lo sguardo verso il più piccolo della covata, apparve quasi annoiata.

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