16. Qualcosa di inevitabilmente scomodo

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Si concesse un profondo respiro prima di procedere oltre, lasciando che l'aria viziata della villa gli riempisse i polmoni. L'impulso di accendersi una sigaretta per calmare i propri nervi si fece sempre più impellente, ma Ren provò a resistergli, continuando a camminare. Si trovava davvero in una situazione del cazzo. Non sapeva che cosa aspettarsi, né era certo di essere psicologicamente preparato per ciò che Alex aveva in serbo per lui - se si fosse messa a giocare a "Mamma ho perso l'aereo" potevano considerarsi già morti, altro che fantasmi ristretti dagli impulsi omicidi-; tuttavia si costrinse a proseguire con risolutezza. O almeno, così credeva.

Il primo tentennamento lo colse quando raggiunse l'androne. Ren rallentò il passo fino a fermarsi, lo sguardo fisso sulla chiazza di sangue rappreso che segnava il punto in cui aveva sparato a Dakota. La sua espressione si fece tesa, scura, mentre quel ricordo lo investiva. Si avvicinò con aria assorta, accorgendosi così delle altre inconfutabili prove di ciò che era avvenuto. Il sangue di Gregory, più evidente contro il pavimento impolverato, non si era ancora seccato del tutto, ma quello di Alex si notava a malapena. Era una semplice macchia contro il muro, nulla di scenografico o inquietante. Eppure, l'idea che a lei potesse sanguinare gli creò un vuoto nello stomaco.

Era così abituato a considerarla una creatura intoccabile, fatta di ghiaccio, cibo spazzatura e rancore represso, che ogni tanto dimenticava quanto fosse vulnerabile. Umana.

Emise un verso stizzito e alzò lo sguardo fino al grande quadro appeso sullo scalone. I bambini rappresentati sembravano concentrati su di lui, denigrandolo per la sua titubanza, per cui decise di essere educato e di ricambiare la cortesia. Sollevò un braccio e mostrò loro il dito medio, per poi riprendere la sua ricerca dirigendosi nella direzione intrapresa dallo sgorbio con rinnovata inquietudine.

Il secondo tentennamento avvenne quando fu in prossimità delle scale di servizio. Dopo un momento d'incertezza, il suo istinto ebbe la meglio e Ren decise di proseguire, inoltrandosi ancora di più nella villa. E, infatti, dopo qualche passo ebbe la conferma di aver compiuto la scelta giusta. Si ritrovò ad ammirare inorridito l'impronta rossastra che imbrattava il muro adiacente, evidenziando con il suo marchio l'intonaco sgretolato e incrinato, probabilmente ceduto a causa di un colpo.

Ren deglutì a fatica il groppo che gli si stava formando in gola e accelerò il passo fino a correre.

Ormai era certo della sua destinazione. Era logico in fondo: coperta del sangue del suo amico, Alex avrebbe cercato un posto dove eliminare le prove di quello che era accaduto dalla sua pelle. Se non ricordava male, non molto lontano da lì era situato un bagno destinato alla servitù, dove una volta lui e Bea... Scosse il capo. Non era il momento!

Era quasi giunto alla sua meta quando l'ultimo tentennamento gli fece mancare il fiato. Abbandonato scompostamente a terra, un mucchio di stoffa vermiglia catturò la sua attenzione. Stupito da quel ritrovamento, Ren si chinò e raccolse la mantella, avvertendola poco più che tiepida tra le mani. Il suo cuore ebbe un sussulto.

Si raddrizzò e ricominciò a correre come una furia. Quando svoltò l'angolo, si accorse subito della porta dimenticata aperta, così in contrasto con il resto del corridoio inviolato. Con il fiato pesante a causa della preoccupazione, Ren si catapultò sulla soglia.

«A...»

Si paralizzò, la mantella gli scivolò tra le dita raccogliendosi ai suoi piedi con un fruscio. Fu solo un istante, il tempo di un respiro che gli rimase intrappolato in gola; la sua mente che claudicava nel tentativo di elaborare quella visione, trovandola così dannatamente sbagliata da essere impossibile. Ogni rumore, ogni sensazione, ogni pensiero divenne confuso, ingoiato dalla disperazione che lo ghermì nel suo gelido abbraccio. E dalla lama di terrore con la quale gli trapassò il cuore.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora