5. Good morning little... f*ck

1.6K 145 215
                                    



Era il cigolio di un meccanismo.

Nell'oscurità della sua mente poteva percepirlo, sentire i suoi congegni logori muoversi in un concerto di crepitii metallici. Dietro le sue palpebre, quel mosaico caotico di viti, perni, ingranaggi e pistoni era quasi visibile. Poi il cigolio si fermò, inceppato; la serratura non si schiuse del tutto.

Era sollievo quello che provava?

Fece un respiro profondo. Alex aprì gli occhi e l'immensità del paesaggio attorno a lei la colse alla sprovvista. Senza parole, scrutò il vuoto, lo sguardo che si smarriva in quell'infinita distesa incolore dove cielo e terra erano un'unica essenza. Non c'erano confini, limitazioni. Ebbe un moto di vertigini a tal pensiero.

Inspirò e fece un passo avanti titubante. Il suono di quella mossa echeggiò tutt'intorno in un sinistro riverbero. Tenne lo sguardo basso. L'invisibile superficie su cui posava sembrava sorreggerla, ma ciò non limitò la sensazione di precarietà che il suo cervello continuava a percepire. Se solo ci fosse stato....

Sussultando, Alex scattò all'indietro quando sotto i suoi occhi si materializzarono centinaia e centinaia di candidi fiori, che si espansero in un soffice manto fino ai confini dell'orizzonte. Sconcertata e al contempo lieta di aver un elemento fisico su cui concentrarsi, si chinò quel tanto che bastava per accarezzare un bocciolo, curiosa di avvertirne la presenza. Le sue dita sfiorarono appena i petali quando un gemito alle sue spalle l'arrestò. Si voltò lentamente e nel suo campo visivo comparve una bambina con la schiena incurvata e scossa dai tremiti, che nascondeva il viso piangente tra le mani. Per un attimo, Alex rimase bloccata. Non sapeva cosa fare ma, guidata dal proprio istinto, decise di avvicinarsi. Non si accorse nemmeno della scia di fiori anneriti e morenti che lasciò al suo passaggio.

Man mano che la lontananza che le separava si assottigliava, Alex incominciò a vedere le similitudini che la univano a quella piccola figura tremante. Il vestito bianco di pizzo, i lunghi capelli scuri, il ciondolo dal cristallo azzurro che le pendeva dal collo.

Allungò una mano. Titubante, il tempo si dilatò mentre le sue dita sfiorarono il capo della bambina. Come se si fosse resa conto della sua presenza, questa smise di piangere. Abbandonò lentamente le braccia lungo il corpo e girò di scatto il capo verso di lei.

L'oscurità divorò quel luogo. E in quelle tenebre, migliaia di occhi si focalizzarono su di lei.




Riprendere conoscenza dopo essere stati posseduti da uno spirito errante era più o meno come risvegliarsi in ospedale dopo essere stati investiti dall'intera squadra di rugby della scuola: uno schifo.

Non che parlasse per esperienza, dato che non aveva mai avuto la prontezza di presenziare a un tale evento sociale, ma rimaneva della convinzione che come premio di consolazione le sarebbero aspettati almeno dei popcorn e una coca cola. Magari un hot dog se era il suo giorno fortunato. Purtroppo per lei, il destino aveva un senso dell'umorismo pessimo quanto il suo e tutto ciò che ottenne si limitò alla bocca riarsa per la sete e un fastidioso retrogusto amaro, oltre che al corpo ridotto a un ammasso di membra doloranti e ammaccate. Per cui sì, era davvero uno schifo.

Attraverso il torpore che la soggiogava, Alex gemette appena, gli occhi ancora serrati. La sua mente claudicava nel tentativo di riacquistare una lucidità appena passabile per comportarsi da essere umano. I ricordi sugli eventi della serata erano caotici, confusi, troppo veloci per ghermirli e collocarli in un ordine preciso.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora