22.2 Ring around the rosie, a house full a bodies

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Piccola nota di servizio: la canzone proposta per il capitolo è la suoneria del mio cellulare e consiglio a tutti di leggere le lyrics. Buon divertimento!



Facciamo un passo indietro, anzi due...



Quando l'ultima vibrazione scaturita della chiusura delle porte si dissolse, nel corridoio ritornò il silenzio. Un silenzio febbricitante, carico di tensione e promesse.

L'essere una volta conosciuto con il nome di Grace Lenne Pennington non rispose al suo saluto, né sembrò intenzionato a farlo. Non che Alex ne fosse dispiaciuta; il sorriso diabolico con il quale la donna la ricambiò eclissò qualsiasi altra cordialità, così come il modo amorevole con cui maneggiava il fucile. Una dimostrazione di dominio innegabile, ma al momento aveva questioni più urgenti che necessitavano della sua attenzione per preoccuparsene. In particolare, la piccola figura che si trovava alla spalle della padrona di casa, paralizzata alla fine passaggio.

«Sono lieta di aver fatto finalmente la sua conoscenza» mormorò Alex in tono colloquiale, senza distogliere lo sguardo da Dahlia. «E ora che ci siamo salutate può tornare nel buco infernale dal quale è strisciata fuori.»

Mrs. Pennington non si mosse.

Alex la osservò impassibile. «Sul serio... Non ho nessuna intenzione o voglia di compatirla per la sua attuale situazione. Se ne vada.»

Mrs. Pennington si limitò a sorriderle.

Alex fece un passo avanti.

Dahlia uno indietro.

E poi uno non doveva bestemmiare.

Alex scioccò la lingua dal disappunto, per nulla intimorita dall'immobilità della donna. Proseguì di un altro passo e poi un altro, intenzionata a superare quell'ostacolo a costo di trasformarsi in un bulldozer spiritico.

Come se le avessero letto nella mente, le ombre intorno alla sorridente Mrs. Pennington iniziarono a crepitare e a vibrare. Non ci volle molto prima che le si addensassero dietro la schiena fino a divenire quattro viscidi arti non richiesti dalle punte acuminate. Punte che virarono con pigrizia nella sua direzione, un valido segnale d'avvertimento che Alex fu pronta a ignorare.

Ma non Dahlia.

A quella visione, qualcosa brillò negli occhi neri della piccola. Determinazione? Rabbia? Difficile da decifrare, dato che Alex fu più intrigata dal guizzo delle sue labbra. La scrutò mentre sollevava una mano, pronta a puntarla verso di lei, quando dall'estremità del corridoio Dorian fece la sua apparizione correndo accanto la gemella. Le afferrò il polso incurante della sua espressione confusa e incominciò a trascinarla di peso nel tentativo di darsi alla fuga.

Non appena i piedi di Dahlia incominciarono a seguire i movimenti del piccolo intruso dopo un'inutile resistenza, Alex perse del tutto la pazienza.

«Togliti di mezzo!»

Agì d'istinto. Fendette l'aria con il braccio, provocando una raffica d'energia così forte che scardinò le porte e colpì in pieno l'impreparata Mrs. Pennington, che ruzzolò per buona parte del corridoio. Approfittando di quel tumulto, Alex partì all'inseguimento dei gemelli, sfruttando ogni secondo a sua disposizione e l'assenza delle leggi fisiche di quel luogo. Evitò la figura ringhiante di Mrs.Pennington con un balzo, compiendo una spirale perfetta sulla parete adiacente che si concluse con una giravolta altrettanto perfetta alle spalle di quel prevedibile grattacapo. In un'altra vita forse si sarebbe preoccupata per il destino infausto della donna, ma in quel momento aveva raccolto tutte le informazioni che le servivano. Le sue teorie erano state confermate e ora nuovi interrogativi attendevano una risposta. Il che significava che quella creatura le era del tutto inutile e non meritava alcuna considerazione. Indipendentemente dal fatto che fosse la responsabile di quella carneficina o che avesse cercato di ucciderla. Non gliene faceva una colpa. Anche questo faceva parte del gioco.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora