9. A bullet for everyone in this room

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Se essere bloccati in una villa abbandonata e infestata dai fantasmi poteva apparire come un funesto scenario, essere bloccati in una villa abbandonata e infestata dai fantasmi e andarsene in giro da soli era indubbiamente peggio. Ma non si trattava né di un atto di coraggio o d'incoscienza. Era una necessità. Almeno per quanto la riguardava. Certo, i pericoli erano dietro ogni angolo. Se l'entità richiamata dal suo sonno l'avesse trovata e attaccata, Alex avrebbe dovuto contare sulle sue sole forze per uscirne vittoriosa. Nessuno avrebbe potuto difenderla, rassicurarla o, semplicemente, disturbarla. Per questo saltellava in modo allegro, canticchiando tra sé e sé una canzone come se stesse andando al parco vicino casa. A volte si ritrovò addirittura a fischiettare, in modo da coprire le parti musicali. Eh già. Si stava cacciando in un mare di guai e la cosa la divertiva. Perché mai avrebbe dovuto aspettare il bel tenebroso di turno -demone, angelo, Taddeo¹, Hagrid², le era indifferente- per far sì che le incasinasse la vita quando poteva provvedere da sé? Oltre che a incasinarla a lui, sia chiaro. Al ricordo dell'espressione sconvolta di Ren le venne da ridere. In quel momento il bel tenebroso di turno stava probabilmente perendo a causa di un embolo provocato dalla sua fuga. E se ne prendeva tutto il merito.

«A bullet for them/A bullet for you/A bullet for everybody in this room...³»

Le ombre la seguivano. Le percepiva vicine, nascoste negli angoli più bui e remoti, in attesa. I loro occhi erano concentrati su di lei, eppure non sembravano intenzionate ad avvicinarsi per instaurare un contatto. Almeno non ancora. Non faticava a immaginarne il motivo. Nemmeno lei avrebbe voluto invitarle a bere un tè per le opportune presentazioni, ma la timidezza si rivelava un problema alla luce dei fatti. Già, gli agglomerati di ectoplasma esistevano sul serio, chi l'avrebbe mai detto? Ma il suo quasi stupore non cambiava il piano. Doveva trovare il modo di convincerle a uscire allo scoperto e, a parte disegnarsi addosso un bersaglio gigante completo di led, non sapeva che altro fare. Forse doveva semplicemente stendersi a terra e fingersi morta?

«...Metaphorically I'm the man/But literally I don't know what I'd do...»

Si ritrovò a sospirare dalla frustrazione. Ormai era a corto di idee. Persino la sua mente claudicava nel tentativo di elaborare una strategia di riserva, ma nel mentre riportò alla luce la bislacca idea di Emily e con essa tutta la disapprovazione provata al riguardo. Non che la sua si stesse rivelando geniale alla luce dei fatti, ma andiamo... Un piano basato sulla messa in pratica di superstizioni popolari mai verificate prima in senso logistico era del tutto fallimentare, oltre che uno spreco di risorse e tempo. Inoltre, se mai fosse stato realizzabile e concreto, sarebbe andato a ostacolare il suo tentativo di mettersi in contatto con le entità che si aggiravano per quei corridoi, il che era del tutto controproducente. Affidarsi poi alla sua esperienza nella pratica di una lingua morta per purificare quel luogo tramite il nome di Dio, era l'equivalente di un suicidio. E mai avrebbe evocato quell'entità suprema nel pieno delle sue facoltà mentali, figuriamoci richiedere il suo aiuto. Non c'era posto per Dio nelle attività del Diavolo. Così come non c'era posto per il Diavolo nelle sue attività extracurriculari. In fondo era giusto rispettare lo spazio altrui per un mondo civile.

«...All these questions they're for real/Like who would you live for? Who would you die for?/And would you ever kill?...»

Stette per passare al ritornello quando una forza esterna la costrinse a fare una pausa. Si bloccò. Con una mossa infastidita arricciò il naso e, camminando all'indietro, ritornò nel punto in cui aveva visto il bambino scomparire. O meglio, credeva di averlo visto, dato che aveva solo percepito un movimento con la coda dell'occhio. Tuttavia vi era una prova inconfutabile; una delle lampade collocate nel corridoio laterale aveva incominciato a emanare una lieve luce intermittente e tanto bastava a segnalare la presenza di qualche entità ultraterrena. O almeno, così dicevano i film.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora