Il dondolo

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Comunicare a mio padre, dopo l'anno intriso di sventure che era appena trascorso, la mia decisione di armare nuovamente bagagli, andandomene a vivere in pianta non troppo stabile in Emila Romagna, non fu semplice come avevo immaginato. Per quanto la sua ritrovata libertà da uomo pensionato avesse orientato la sua quotidianità verso orizzonti che non avrebbe mai creduto potessero essergli concessi in passato, la certezza che la figlia, costantemente sull'orlo di un baratro, almeno così mi considerava, si trasferisse a centinaia di chilometri, incappando magari in una nuova peripezia a livello di salute, destabilizzò quelli che erano i propositi di Fernando per la sua tranquilla e spensierata vecchiaia. Convincerlo che tutto sarebbe andato per il meglio, sembrò avermi riportata alle superiori, quando utilizzavo il pietismo affinché mi concedesse una gita con gli amici. Certo non mi serviva il permesso, ma sapevo che avere la sua approvazione avrebbe reso quell'avventura più piacevole e me meno preoccupata.

Uno degli aspetti positivi di questo nuovo impiego fu non dover pensare a trovarmi un alloggio una volta traferita. La squadra mi concesse un appartamento non troppo distante dalla sede lavorativa, dove avrei potuto trascorrere le giornate in Italia o fare ritorno dopo le gare.

A tutta l'euforia iniziale che mi aveva permesso di parlare ininterrottamente per i due giorni seguenti al mio incontro con Alex, dovetti sostituire l'ansia per aver deciso, repentinamente e quasi senza una valutazione, di trasformare la mia ormai consolidata capacità come meccanico in quella di consulente personale di un pilota. Sarei stata all'altezza?

Un'altra questione spinosa, ma del tutto inaspettata, fu la reazione di Dario quando apprese la novità.

Per quanto avesse tentato di dissimulare la delusione per la mia scelta, era chiaro che la cosa lo avesse profondamente deluso. Invece che felice, parve quasi offeso e non avrei dovuto stupirmene troppo visto che aveva trascorso gli ultimi mesi a sostenermi.

Avevo sbagliato, era solo colpa mia, mi ero appoggiata a lui per non affogare, cosciente che la sua vicinanza non fosse dettata solo dalla stima. Lui aveva creduto che tra noi esistesse qualcosa di più che un semplice rapporto di amicizia e forse io non avevo fatto nulla per impedirgli di farlo. D'altronde io ero abituata alle amicizie con gli uomini, era una vita che vivevo costantemente circondata da individui di genere maschile e ciò mi aveva resa particolarmente incline ai rapporti di amicizia con l'altro sesso, portandomi a vedere semplicemente fraternità con chiunque si avvicinasse a me. Forse proprio per questa ragione era stato completamente diverso con Juan: con lui tutto era iniziato in maniera differente, non avevo mai avuto alcuna intenzione di socializzare e alla fine me ne ero innamorata.

Quando misi piede per la prima volta nell'appartamento che la squadra mi aveva riservato, la prima reazione fu di stupore e gratitudine.

Avevo immaginato un mini appartamento simile a quello che avevo occupato in Veneto, dove gli spazi vitali fossero stati calcolati per consentire solo l'essenziale per una sopravvivenza priva si crisi maniacali e attacchi di claustrofobia, invece dovetti rivedere i miei standard e ringraziare ancora Alex per quell'opportunità.

Il mio trilocale era quanto di più grazioso la mia fantasia avesse potuto concepire in uno slancio di positività. Avevo un luminoso open-space con le pareti tinteggiate di bianco, arredato con gusto, ma in maniera minimal, una camera da letto che avrei potuto attraversare in bici, con uno stupendo letto imbottito e una cabina armadio organizzata minuziosamente, due bagni, una seconda camera adibita a piccolo studio o sala relax. Per concludere tanta opulenza, scoprì due splendide terrazze semicoperte, dove già immaginavo un dondolo che mi avrebbe cullata nei giorni di pioggia.

Ovviamente il mio primo ospite non poté che essere Mattia, la persona dopo di me più felice di quella nuova avventura che mi accingevo ad affrontare. Fu fantastico riuscire ad assaporare ancora quelle che erano state le nostre abitudini per anni, alle quali avevamo dovuto rinunciare dopo le questioni legate agli eventi dell'anno precedente.

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