Due: Salsa di pomodoro e Vinili a forma di cuore

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«Devi schiacciare la frizione e l'acceleratore! Non prima uno e poi l'altro!»

«E il freno?»

«Ma che ti frega del freno? Hai due piedi, non tre!»

Sospiro, poggiando la fronte sul volante. Forse chiedere a Steve di aiutarmi a fare qualche guida non è stata esattamente l'idea migliore che abbia mai avuto, ma da quando sono riuscita finalmente a superare l'esame teorico, non vedo l'ora di prendere una volta per tutte questa dannata patente, ed è per questo che sto sfruttando ogni occasione che ho per fare pratica.

Inutile dire che sono una vera e propria frana al volante. Oltre a questo però, va anche detto che Harrington non è esattamente un istruttore paziente e comprensivo. C'è di mezzo la sua preziosa auto, d'accordo, però insomma, sono comunque una povera conducente in erba che sta cercando di fare del suo meglio, per quanto il mio meglio sia decisamente scarso...

«Nell, ascolta — sospira Steve, mentre io sollevo la testa per guardarlo sconsolata — Adesso accostiamo al lato della strada con molta cautela, ci mangiamo la nostra pizza e poi ci riproviamo, ok?» domanda, marcando quel "con molta cautela".

Annuisco, tirando su con il naso. Questa faccenda della patente ormai è il mio personalissimo Inferno sulla Terra.

Fortunatamente, riesco ad accostare senza rovinare i cerchi — è già successo, sì — e una volta spento il motore, Steve prende il cartone della pizza da dietro.

«Niente mozzarella sulla carrozzeria, grazie» borbotta poi, prendendo posto affianco a me, già seduta sul cofano.

Sorrido, aprendo la lattina di Coca-Cola.

Il sole è ancora alto in cielo, e nonostante io mi lamenti sempre dell'estate, questa è una di quelle cose che solo questa stagione può regalarti: la luce del sole fino alle nove della sera e dei tramonti meravigliosi a colorare il cielo.

Steve apre il cartone, prendendo una fetta di pizza ormai tiepida.

«Dio, mi ci voleva proprio una serata del genere — afferma, addentandola — Non pensavo lo avrei mai detto, ma quasi mi manca dover andare a scuola»

«Pensa che almeno la tua collega è simpatica» sbuffo, cominciando a mangiare.

«Definisci 'simpatica' – si lamenta con una smorfia di dissenso – Se ci fossi tu al suo posto, andrei decisamente più volentieri al lavoro» borbotta , e io so per certo di stare arrossendo.

Arrivati a questo punto, credo che Steve non si renda neanche conto di come suonino le cose che dice, tantomeno dell'effetto che mi provocano. Non che io faccia granché per dimostrarlo, è vero, ma a quanto pare, quello che provo è piuttosto chiaro anche senza che io dica niente; chiaro a tutti tranne che al diretto interessato, si intende.

«A chi lo dici — mormoro cercando di non mostrare troppe emozioni, pulendomi la bocca con un tovagliolino — Munson è una piattola» sentenzio, ripensando a questa mattina, quando appena arrivata ho dovuto pulire l'ennesimo Slushie alla ciliegia riverso sul pavimento. Comincio a pensare che sia lui stesso a gettarli per terra soltanto per farmi un dispetto. Steve ridacchia.

«Io e te abbiamo combattuto contro un intero branco di Demo-cani mentre facevamo da babysitter a quattro ragazzini delle medie, direi che siamo la squadra perfetta» asserisce, e io sorrido, senza sapere bene cosa dire.

Dopo il ballo d'Inverno, ero davvero convinta che tra me e Steve sarebbe successo qualcosa. Forse non avrei dovuto illudermi, ma se un ragazzo ti dice che una canzone gli ricorda te e poi ti invita a ballare la suddetta, credo che chiunque si farebbe qualche castello in aria.

Working For The Weekend - 𝘚𝘵𝘦𝘷𝘦 𝘏𝘢𝘳𝘳𝘪𝘯𝘨𝘵𝘰𝘯 [2]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora