3. Aprile e Karma

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Doveva smetterla. Era dai Brit che continuava a mandarmi fiori congratulandosi per il tour. Non ne potevo più.
E la sua fidanzata non gli diceva nulla? Io lo avrei sbranato.
Odiavo che me li mandasse. Mi ricordava quando mi lasciò il regalo di Natale sotto l'albero. Lì ancora non stavamo insieme, ma dopo sei giorni dalla vigilia ci saremmo dati il nostro primo bacio. A casa sua. In quella bellissima casa fuori città immersa nella natura.
Non l'avevo superata ancora, era evidente, ma questi gesti non mi aiutavano a togliermelo dalla testa.

Presi il telefono e decisi di mandargli un messaggio. Ma cosa avrei dovuto scrivergli? Grazie di tutti questi mazzi di fiori, Harry. Puoi anche smettere oppure Sei diventato un fioraio? Smettila.
Muovevo velocemente le dita sul telefono fino ad arrivare alla nostra chat, che non avevo ancora cancellato e lessi il suo ultimo messaggio.
Risaliva a novembre. Tre mesi prima.

Ho bisogno di vederti. Mi scrisse. Mi si formò un groppo alla gola.
Non risposi. Quel messaggio era rimasto lì, visualizzato. Avevo appena saputo che si sentiva con Camille e vederlo era l'ultima cosa che volevo.
Sapevo che mi avrebbe detto cose come Mi dispiace che hai scoperto questa cosa da altri, avrei dovuto dirtelo io, ma non stiamo più insieme e blablabla.
Non mi interessava sapere nulla da lui. Nessuna risposta razionale mi avrebbe fatta ragionare, ma la mia vera paura era un'altra: sentire dalle sue labbra che non mi amava più. Ero terrorizzata al solo pensiero. Quello era il vero motivo per cui lo ignoravo, sapevo dentro di me che dal giorno in cui ero uscita dalla sua vita aveva iniziato ad odiarmi.
La psicologa, che era l'unica a sapere tutta la verità, mi aveva chiesto perché lo avessi lasciato così, senza dargli motivo di capire, di spiegarsi. Avevo deciso di sparire da un giorno all'altro e di cancellarlo come se non fosse mai esistito e, quando finalmente avevo capito quanto fossi stata frettolosa ed egoista nella mia decisione, mi resi conto che Harry aveva tutte le ragioni del mondo per odiarmi e volermi dimenticare a sua volta. Nonostante ciò, non riuscivo a perdonargli quella cosa di mia madre. Non riuscivo a darmi pace, mi aveva fatto troppo male, mi aveva letteralmente preso  a calci il cuore tenendomi nascosto un segreto così grande che non lo riguardava minimamente. Entrambi avevamo preso decisioni senza pensare all'altro e questa nostra mancanza di comunicazione ci aveva portati alla rottura.

Scorrendo ancora i messaggi c'era scritto Buon compleanno, Stone. Altro messaggio di luglio al quale non avevo risposto per allontanarlo da me. Da bravo cancro permaloso che sono.
Eppure eccomi lì a rimuginare davanti ai nostri vecchi messaggi. A scorrere la chat leggendo i pochi ti amo che ci scrivevamo, dato che la maggior parte del tempo lo passavamo insieme sia a casa che a lavoro.
Bloccai lo schermo del telefono e mi lasciai cadere sul letto.
Poco dopo sentii un ding, e subito mi agitai pensando fosse Harry. Non so perché lo pensai, era impossibile. Infatti si trattava di Shawn che mi chiedeva come stessi.
Quanto era carino. Gli risposi velocemente e decisi che era arrivato il momento di andare a dormire. Avevo bisogno di staccarmi immediatamente dalla realtà dei miei pensieri.

Quando mi svegliai l'orologio segnava le 12:30 del mattino. Le spalle mi facevano male, avevo dolori ovunque. Probabilmente era tutta l'adrenalina del tour che stava svanendo, facendo affiorare dolori nascosti come la tendinite al braccio sinistro a causa della chitarra.
Presi il cellulare e trovai un sacco di messaggi da chiunque. Il primo che aprii fu quello del mio avvocato che mi ricordava che dovevo pensare alla causa contro quel viscido di Alwyn. Raggelai al pensiero di rivederlo.
Poi lessi gli infiniti messaggi di Niall e Claire. Quest'ultima mi invitò a una cena a casa sua e ci sarebbero stati tutti.

Passai la giornata a far nulla, condivisi qualche post del concerto su Instagram e poi continuai a darmi al dolce far niente.
Guardai Friends tutto il pomeriggio, finché non si fecero le sette di sera e iniziai a prepararmi per la cena da Claire e Louis.
Indossai un vestitino a maniche lunghe a fiori, alzai i capelli in una coda, facendo scendere bene la frangia e alcune ciocche di capelli ai lati, presi il mio cappotto marrone invernale preferito e mi feci accompagnare da Tristan.
Certe volte pensavo a quanto mi mancasse Paul.
Da quando Harry aveva aperto la sede a Londra, si era trasferito lì anche lui con tutta la sua famiglia perché anche loro erano originari di lì.
Paul era come una figura paterna, mentre Tristan era come un fratello maggiore.

Green 2Where stories live. Discover now