Capitolo 7

9.6K 546 124
                                    

Guardo la busta bianca che ho in mano come se potesse esplodere da un momento all'altro

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Guardo la busta bianca che ho in mano come se potesse esplodere da un momento all'altro.

Non so se aprirla e leggere la lettera che contiene oppure infilarla in un cassetto qualunque per poi dimenticarmi della sua esistenza.

Continuo a guardarla come se potesse prendere la decisione al posto mio, ma so che non è possibile, così come so che non avrò mai il coraggio di non leggerla.

4383 giorni.

Sono passati 4383 giorni da quando sono chiuso qui dentro.

2922 giorni, invece, da quando ho smesso di respirare perché tu hai smesso di rispondere alle mie lettere e di venirmi a trovare.

Ma non te ne faccio una colpa, Mallory, bambina mia. Non te ne farò mai una colpa.

Sai, piccola, il carcere non mi pesa, ho sbagliato e sto pagando. Ciò che mi pesa è l'aver commesso il mio reato per crescerti dignitosamente, per darti ciò che io non ho mai avuto, ma poi ho finito per privarti della cosa più importante di tutte, la mia presenza nella tua vita.

Non oso immaginare quanto sia difficile per te lì fuori da sola, non oso immaginare quante tu ne abbia passate senza me al tuo fianco.

Smetto di leggere solo quando mi rendo conto di star piangendo, le lacrime sono cascate in modo silenzioso sul foglio e hanno sbiadito alcune delle parole. Le scaccio via come meglio posso e cerco di ingoiare il nodo che mi si è formato in gola.

Ogni volta è sempre la stessa storia, non riesco mai a leggere fino alla fine le lettere che mi arrivano da parte di Jasper, mio padre.

È stato arrestato quando avevo dieci anni per spaccio di sostanze stupefacenti e da quanto ne so non era nemmeno la prima volta, ma è stata comunque quella definitiva perché l'hanno condannato a dodici anni e mezzo di prigione.

È vero ciò che ha scritto, ho smesso di andare a trovarlo e di rispondere alle sue lettere quando avevo tredici anni. Non perché volessi e onestamente non sono felice di questa mia decisione, ma non potevo fare altrimenti.

Non sono mai riuscita a nascondere nulla a mio padre, era e probabilmente è ancora l'unica persona al mondo in grado di leggermi come se fossi un libro aperto. Perciò ogni volta che mi chiedeva come stessero andando le cose a casa, come si comportava il compagno di mamma con me, era un inferno.

Io gli mentivo e lui non mi credeva, perciò preso dalla rabbia verso Felix urlava e dava di matto, le guardie si avvicinavano, lo prendevano in malo modo, gli facevano male davanti ai miei occhi ed io finivo sempre per piangere. Era devastante ogni volta. Mi si spezzava un pezzo di cuore dopo l'altro ad ogni colloquio.

So che si comportava in quel modo perché si sentiva impotente, era lì dentro, non poteva fare niente per me, non poteva proteggermi. Ma io mi sentivo ancora più impotente di lui, avevo solo tredici anni.

AIDENWhere stories live. Discover now