4 - Il prezzo da pagare

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Emilia si risvegliò tra le soffici lenzuola del suo letto. Un forte e pungente odore pervase il suo canale olfattivo, non quello tipico della biancheria appena lavata, che a volte poteva non essere apprezzato, ma quello di un mattatoio misto ad alcool. La fanciulla fu costretta a tapparsi il naso con la mano. Voltandosi di lato, scoprì trattarsi di Wilfred, l'uomo gretto e panciuto che il giorno precedente avevano steso sul pavimento della camera numero nove e poi nascosto da Rudeus nel vano del guardaroba. Il sogno di ogni donna era quello di risvegliarsi con un bel principe al proprio fianco, non di certo quello di trovarsi a condividere il letto con un uomo che trasudava cattivi odori da ogni poro del suo pesante corpo. Emilia era stata "costretta" a compiere quel sacrificio. L'uomo doveva credere di essersela spassata davvero con lei, altrimenti avrebbe potuto insospettirsi e, magari, richiedere una qualche indagine su di loro. Mantenere un profilo basso, soprattutto dopo aver liberato la piccola strega di nome Amethyst, diveniva ancor più fondamentale.

Rudeus non si trovava con lei; si era trasferito nella camera di fronte, la numero dieci, insieme al suo migliore amico, Umbrel, e alla mutaforma di nome Mymic. Altre sette monete d'oro che, come farfalle che si libravano libere su un prato floreale, volavano via dal suo portamonete di cuoio. Seduto su una poltroncina di velluto posto all'angolo della camera, lo stregone stava trascorrendo il suo tempo immerso nella lettura del tomo intitolato La magia dell'evocazione e come controllarla al meglio. Imparare ad evocare creature magiche da altre dimensioni e mantenere il controllo su di esse era estremamente complesso, Rudeus lo stava approfondendo pagina dopo pagina. Di suo era già formidabile nel farlo, essendo, probabilmente, il miglior evocatore di tutta Chromalia; tuttavia, maggiori conoscenza assorbiva in materia e meglio sarebbe stato per lui. Ogni tanto alzava lo sguardo dalle fitte pagine dipinte d'inchiostro per controllare Mymic, tornata ad assumere le sembianze di una fanciulla quasi fiabesca; questa, tuttavia, era completamente nella mani di Lavinia, la strega dei sogni, e dormiva con un cuscino stretto tra le sue braccia. Non credeva che sarebbe scappata, avendo un debito di riconoscenza con Emilia per averle salvato la vita anni addietro, ma ad essere troppo fiduciosi, ci si poteva solo che rimettere.

Un forte trambusto distolse definitivamente l'attenzione di Rudeus dal libro; porte aperte con irruenza, passi pesanti, lo sferragliare delle armature, un indistinto vociare. Sembrava che qualcuno stesse facendo irruzione nelle camere della locanda. Se si considerava che la sera precedente la piccola strega di nome Amethyst era misteriosamente scomparsa dalla sua cella, non sarebbe stato poi così tanto difficile capire chi avesse messo piede nella locanda di Greyson. Poteva trattarsi solo di loro, gli inquisitori. Aguzzando i sensi, Rudeus riuscì a capire in quale camera avessero appena messo piede: la numero nove, quella dove Emilia e la guardia di nome Wilfred stavano trascorrendo la loro prima notte di miele. Sereno come se non stesse accadendo nulla di particolare, Rudeus accavallò le gambe e riprese la lettura; il tutto mentre Mymic ronfava beata. Neanche una bomba alchemica avrebbe potuto svegliarla.

«Ordunque, messeri; desiderate per caso unirvi a noi?» scherzò Emilia non appena il ristretto gruppo di inquisitori irruppe nella sua camera da letto. Loro non avevano bisogno di alcun permesso; quando era in atto una caccia alla strega, tutto gli era concesso, tutto. A causa del trambusto, dal sonno rinvenne anche Wilfred. L'uomo era alquanto spaesato, non avendo alcun ricordo né delle ultime ore né la minima idea di dove si trovasse. In quel momento, non poteva far altro che assistere inerme al rapido susseguirsi degli eventi.

I cavalieri vestiti da armature bianche come il latte ignorarono la strega e si misero a frugare qua e là nella stanza. Prima che, però, Emilia potesse lamentarsene, un crescente rumore di tacchi, proveniente dal corridoio, attirò la sua attenzione. Poteva trattarsi solo di lei. Dall'uscio della porta comparve Aira, la feroce donna che capitanava il plotone di esecutori sopraggiunto ad Helvory. Dietro al suo sguardo, solitamente affilato come una lama e spietato come quello di un lupo mannaro, si celava un fastidio alquanto marcato. Aver perso la piccola strega doveva averla mandata su ogni furia.

I Reami di ChromaliaWhere stories live. Discover now