5 - Un tuffo a Ratilia

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Quella sera, ventiquattro anime vennero purificate. Innocenti, giovani, depravati, bambini; tutti uguali al cospetto delle sacre fiamme dei cavalieri della rosa, gli inquisitori. Aira Shirley, con un aberrante discorso, aveva trasformato la sua disfatta in una sorta di vittoria, additando la magia come l'unica responsabile di una strage senza eguali.

Il loro amore nei confronti della magia ha corrotto le loro anime innocenti, spingendoli a liberare una pericolosa strega dalle segrete della città. Solo le fiamme dei Northcote potranno liberare i peccatori da questa piaga che macchia e ammorba le nostre terre da tempo immemore. Il loro sacrificio serva da lezione a tutti i presenti.

Emilia, Rudeus e Mymic, trasformatasi nel bauletto da viaggio dal quale la strega non si separava praticamente mai, non poterono far altro che ammirare inermi quei corpi contorcersi dal dolore fino a quando non rimase più nulla da bruciare. I tre avevano salvato la piccola strega di nome Amethyst dal folle giudizio degli inquisitori, ma non avrebbero mai immaginato che il prezzo da pagare sarebbe stato così alto. L'intera guardia cittadina, la famiglia che aveva offerto riparo alla strega, il bambino che era stato guarito e sua madre; tutte vittime di un mondo che, dal giorno in cui era stata messa fine alla grande guerra, aveva imparato a funzionare al contrario.

«Mi auguro che tu abbia gradito lo spettacolo, straniera» le disse Aira, passandole accanto di proposito. Il suo sguardo d'ambra lasciava trasparire un evidente malumore, così come il suo tono di voce stizzoso. Nonostante l'esecuzione fosse stata un successo, con centinaia e centinaia di seguaci della rosa radunati in piazza a sostenere il suo nome, l'aver perduto la piccola strega le bruciava più di un tizzone ardente fatto scivolare lungo la spina dorsale. Emilia non rispose, né si volto verso di lei dopo che questa le era sfilata accanto. Continuava a fissare la pira, dove piccole lingue di fuoco danzavano allegre nel buio della notte, incolpevoli di aver banchettato con delle anime innocenti. A spettacolo concluso, sancito dall'allontanamento di Aira e dei suoi fidati cagnolini vestiti di bianco dal luogo dell'esecuzione, la piazza principale di Helvory, la folla cominciò a diradarsi a poco a poco. Sarebbero tornati a vivere le loro vite come se nulla di tutto quello fosse mai accaduto, come se non avessero assistito con gioia e fervore alla morte di loro compaesani, tra i quali potevano esserci amici o parenti.

«Perché stiamo facendo tutto questo, Rudeus?»

Lo stregone rimase in silenzio. Avrebbe voluto risponderle che lo facevano per salvare la vita di anime innocenti, tuttavia si rese conto che non poteva dare una risposta più sbagliata di quella: la loro nobile azione, difatti, gli si era ritorta contro nel peggiore dei modi. Un'anima in cambio di ventiquattro. Un rapporto più che sbilanciato. I due stregoni non desideravano altro che un mondo dove gli esseri umani e i magici potessero tornare a vivere in armonia; la frattura che si era creata tra di loro, tuttavia, non faceva altro che allargarsi di giorno in giorno, con inquisitori che bruciavano ogni entità in grado di manipolare la magia e magici sempre più insofferenti, pronti a scatenare tutta la loro rabbia e frustrazione contro coloro che li perseguitavano.

«Le guerre non si vincono senza dei caduti» sospirò Rudeus, che poi cinse le spalle della strega sotto al suo braccio. Emilia lo sapeva anche troppo bene; dopotutto aveva combattuto in prima linea contro la famiglia dei Cassidy. Quella contro gli inquisitori e l'odio nei confronti della magia sarebbe stata solo l'ennesima guerra da vincere, la più difficile fra tutte. «Andiamocene da qui».

Tornati nell'umile locanda di Greyson, Emilia, Rudeus e Mymic, quest'ultima trasformatasi di nuovo nella nobile rampolla dai mossi capelli color pesca, si chiusero all'interno della camera numero nove. Le pesanti tende vennero tirate fino a coprire per intero la finestra, le lampade ad olio regolate affinché la luminosità fosse il più bassa possibile e il bauletto da viaggio adagiato sul pavimento di legno tra il letto a baldacchino e il guardaroba; era giunto il momento di andare a fare amicizia con la piccola strega, rimasta anche troppo a lungo in solitudine. Prima Emilia poi Rudeus entrarono nella valigetta; la mutaforma, invece, sarebbe rimasta fuori a fare da guardia. Facendosi largo tra la miriade di abiti e di cianfrusaglie che danzavano nel vuoto come burattini di legno ad uno spettacolo da strada per bambini, i due stregoni raggiunsero in leggera planata una piccola stanza con le mattonelle a scacchi bianche e nere, una delle tante contenute nello "stomaco" del magico bauletto. Amethyst era seduta a terra, poggiata con la schiena contro una libreria, talmente immersa nella lettura di un antico tomo che non si era nemmeno accorta del loro arrivo.

I Reami di ChromaliaWhere stories live. Discover now