Scrittura in prima o terza persona?

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Questo è il primo vero ostacolo e la prima scelta importante che si deve compiere quando si decide di narrare in prosa una storia. Ci sarebbe anche la seconda persona come opzione; qualcuno c'ha anche provato, ma i risultati non sono stati soddisfacenti. Narrare in seconda persona significa raccontare al lettore quello che lui stesso sta facendo... come se fosse il protagonista. Potete tentare, se volete, giusto per divertirvi, ma non vi porterà da nessuna parte.

Restiamo dunque alle opzioni classiche: prima o terza persona? Sono entrambe scelte valide e plausibili. Tuttavia, la ragione per cui se ne sceglie una piuttosto che l'altra, riguarda l'effetto che si vuole ottenere presso il lettore. Effetti molto diversi fra loro, devo dire. Quali sono, lo vedremo fra un attimo. Prima lasciate che vi chieda: voi come scegliete il punto di vista della narrazione? Lo fate a casaccio, vero? Non esiste niente di più sbagliato...

Narrazione in prima persona: l'Io narrante

Narrare in prima persona, lo avrete letto tante volte, significa lasciare che sia il protagonista a raccontare la storia. Io faccio questo, io ho pensato quell'altro, io ho visto mondi e universi come neanche ve li immaginate... Ma qual è l'effetto che si ottiene con questo punto di vista? E quali sono le caratteristiche che contraddistinguono una narrazione di questo tipo?

Tutti, univocamente, vi diranno che narrare in prima persona è più semplice. In effetti lo è, perché è più istintivo farlo, fra le altre ragioni. Tuttavia, allo stesso tempo, non lo è. Narrare in prima persona significa totalmente calarsi nella psicologia del personaggio. Il mondo, quello della storia, lo si vede unicamente filtrato attraverso i suoi occhi. Se non avete una spiccata sensibilità, una buona, pragmatica, preparazione psicologica e una stupefacente capacità di osservazione per i dettagli, finirete per cadere nella trappola della banalità o dell'incoerenza.

Attualmente, il più grande narratore vivente che si esprime utilizzando la prima persona è: Chuck Palahniuk. Ci sarebbe anche Irvine Welsh... alla fine è una questione di gusti. Se leggete i loro romanzi, capirete quanto sia difficile questo tipo di narrazione e quanto si deve essere bravi per utilizzarla al meglio. Nonostante questo, dire che narrare in prima persona è più facile non è sbagliato. Motivo per il quale, la prima persona, è la scelta più gettonata dagli esordienti.

Caratteristiche e effetti della prima persona

Una narrazione in prima persona è intima, soggettiva, e permette al lettore di calarsi totalmente nel protagonista, aumentando esponenzialmente il pathos fra i due. Se come effetto desiderate coinvolgere emotivamente il lettore, questa è la scelta corretta. Non esiste niente in grado di suscitare intense emozioni in chi legge come la narrazione in prima persona.

Attraverso gli occhi e le parole del protagonista, lo scrittore può facilmente far passare messaggi propri, raccontare il proprio punto di vista senza lo sforzo di mostrarlo, evitando quel fastidioso: Show, don't tell. Questo, ad esempio, è uno dei motivi per cui si ritiene più semplice questo tipo di scrittura. Si riesce a raggiungere la stessa intensità scegliendo invece la terza persona, solo attraverso i dialoghi, e i dialoghi sono dannatamente difficili da scrivere, soprattutto per gli autori alle prime armi.

Tuttavia ci sono dei pericoli nella prima persona. Se scegliete questa opzione, dovete fare molta attenzione a ciò che scrivete. Infatti, potete dire solo quello che il protagonista sa e vede. Ciò che alberga nella mente degli altri personaggi non potete esprimerlo in alcun modo, se non palesandolo attraverso la descrizione delle espressioni e dei gesti o attraverso i dialoghi. Motivo, questo, che rende la prima persona non così facile da gestire in fondo.

Inoltre, l'evolversi della trama viaggia esclusivamente sulle spalle di un personaggio. I cambi di fronte, passare da un personaggio a un altro, non sono vietati, ma vivamente sconsigliati. Per due buoni motivi: se lo si fa troppo spesso, si finisce per confondere il lettore; inoltre, viene meno il pathos per cui si è scelta la prima persona. Dunque, evitatelo.

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