Scrivere un giallo, 2 - Regole e consigli per un "delitto perfetto"

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Cominciamo ad entrare nello specifico, e partiamo con uno dei generi di maggiori successo: il giallo, ricordando innanzitutto che giallo è un termine usato solo in Italia, e che deriva dal colore della famosa collana chiamata, appunto, i gialli Mondadori.  

Per decenni questo genere letterario è stato (ovviamente ingiustamente) sottovalutato, considerato un prodotto di serie B; per quanto mi riguarda tendo ad attribuire la spocchietta degli autori laureati nei confronti dei giallisti ad una sola, semplice causa: l'invidia. Il fatto è che i gialli hanno sempre venduto bene, e, a distanza di più di un secolo dall'esplosione di questo genere, possiamo affermare che moltissimi autori di romanzi polizieschi si sono qualificati come narratori di prim'ordine: da Agatha Christie a John Dickson Carr, da Simenon a Rex Stout, da Chandler fino al nostro Scerbanenco. Diciamolo chiaramente: se un genere letterario è una schifezza, non produce tanti ottimi autori e così tanti bei libri. Il problema del giallo è che è difficile da scrivere. Perché il giallo ha le sue regole: non che le regole non possano essere superate, aggirate o ignorate di proposito, e nessuno più di me è contrario ai canoni, ma allora si cambia genere.

Il lettore di gialli vuole leggere una storia ben precisa, e fa bene a incavolarsi se poi non lo trova. Non vuole capire subito chi è il colpevole (a meno che non glie lo si dica apposta, come nei casi del tenente Colombo), non sopporta le cose fatte alla tirar via. Nel giallo non si può barare come nella letteratura cosiddetta alta, e se imbrogli il lettore ti becca subito. Non è un caso che la maggior parte delle regole che resistono da decenni riguardino sostanzialmente un solo aspetto: non cercare di imbrogliare. Nel famoso Decalogo di Knox, per esempio, troviamo queste:

1. Il colpevole dev'essere un personaggio che compare nella storia fin dalle prime pagine; il lettore non deve poter seguire nel corso della storia i pensieri del colpevole.

2. Tutti gli interventi soprannaturali o paranormali sono esclusi dalla storia.

3. Al massimo è consentita solo una stanza segreta o un passaggio segreto.

4. Non possono essere impiegati veleni sconosciuti; inoltre non può essere impiegato uno strumento per il quale occorra una lunga spiegazione scientifica alla fine della storia.

5. Non ci dev'essere nessun personaggio cinese nella storia.

6. Nessun evento casuale dev'essere di aiuto all'investigatore e neppure lui può avere un'inspiegabile intuizione che alla fine si dimostra esatta.

7. L'investigatore non può essere il colpevole.

8. L'investigatore non può scoprire alcun indizio che non sia istantaneamente presentato anche al lettore.

9. L'amico stupido dell'investigatore, il suo dottor Watson non deve nascondere alcun pensiero che gli passa per la testa: la sua intelligenza dev'essere impalpabile, al di sotto di quella del lettore medio.

10. Non ci devono essere né fratelli gemelli né sosia, a meno che non siano stati presentati correttamente fin dall'inizio della storia.

Tralasciamo la regola 5, che Knox fu obbligato ad inserire per la incredibile proliferazione di misteriosi orientali che cominciavano a popolare la gran massa dei libri gialli (ed è comunque divertente scoprirlo, perché dimostra, pur cercando di stabilire delle regole, il fastidio nei riguardi dell'omologazione), e vediamo che, in pratica, più che regole per scrivere un buon giallo, si tratta del tentativo, onesto e rispettoso del lettore, di evitare che si scrivano brutti gialli. In questi articoli dedicati al romanzo poliziesco e al noir, scopriremo che la cosa più importante, per gli appassionati del genere, è venire in qualche modo sorpresi. Quello che un fan del giallo vuole è esattamente il contrario della letteratura consolatoria, del libro che lo apri perché sai già cosa ci troverai dentro. In un certo senso si tratta della forma di mentalità più aperta che possiamo trovare nella letteratura moderna. Basta solo che ci sia un crimine e un criminale da scoprire, per il resto va bene tutto, purché sia onesto e scritto bene.

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