Verbi: passato prossimo o passato remoto? Semplice guida a un corretto utilizzo

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Passato prossimo o passato remoto? A differenza dell'inglese, in cui la differenza tra past simple e present perfect è netta, e del francese, in cui il passato remoto è caduto in disuso, in italiano l'uso dell'uno o dell'altro tempo non deve creare problemi: entrambi possono essere utilizzati indistintamente, anche se sono necessarie alcune considerazioni.

Anzitutto, a nulla serve pensare a un uso che vari a seconda della lontananza dell'azione; in altri termini, non si può optare per il passato remoto solo perché l'azione fa riferimento a tanto tempo fa; lo scrive chiaramente il linguista Luca Serianni in Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi:

"Gli stessi termini di 'passato remoto' e 'passato prossimo' sono da tempo discussi, dal momento che un passato 'remoto' può indicare un'azione molto più recente di quel che accada con un passato 'prossimo' ('due anni fa andammo in Scozia'/'Dio ha creato il mondo')".

Premesso questo, entrambi i tempi verbali fanno capo all'indicativo, che, in linea di massima, è il modo della realtà e della certezza; vediamo un esempio: il passato remoto del verbo "amare" è "amai, amasti, amò, amammo, amaste, amarono"; il passato prossimo, "ho amato, hai amato, ha amato, abbiamo amato, avete amato, hanno amato". La formazione del secondo, dunque, avviene, come qualsiasi altro tempo composto, attraverso l'ausilio del verbo "avere" (che non è usato, perciò, con funzione propria).  

La differenza tra l'uno e l'altro dipende essenzialmente dalla compiutezza dell'azione. Se questa, infatti, è finita (non si ripete più e non ha effetti sul presente) si tende a utilizzare il passato remoto; se, invece, non è finita (e i suoi effetti si ripercuotono sul presente o con esso instaura un legame), si utilizza il passato prossimo. Si tratta, però, di una distinzione da prendere con la dovuta cautela: vale sempre l'assunto secondo cui i due tempi sono intercambiabili.Prendiamo, a titolo d'esempio, il verbo "nascere" e le seguenti frasi:


A) Sono nati  in America.

B) Nacquero in America.


Nel primo caso è facile intuire che le persone a cui si fa riferimento sono ancora vive; nel secondo caso, no: più che parlare di una norma grammaticale da seguire, si potrebbe dire senza dubbi, insomma, che il tempo utilizzato è portatore di varie sfumature. Ma procediamo con un altro esempio:


A) Ti pensai moltissimo allora, ma poi ti lasciai perdere.

B) Ti ho pensato moltissimo finora e non ti ho mai lasciato perdere.


Come vedete, l'utilizzo del verbo è influenzato anche dalle altre parti del discorso: con "pensai" e "lasciai" è presente l'avverbio di tempo "allora"; con "ho pensato" e "ho lasciato", invece, "finora" e "mai".


A tutto questo va aggiunto che le abitudini del parlante variano da zona a zona, quindi lungo l'asse diatopico: al Sud, infatti, si utilizza il passato remoto; al Nord, invece, il passato prossimo. Vediamo cosa scrive Luca Serianni a tal proposito:

"Il quadro che abbiamo abbozzato vale soltanto per l'italiano letterario e per l'uso toscano. Infatti nel Settentrione e in parte dell'Italia centrale i parlanti anche cólti tendono a non adoperare mai il passato remoto [...]; mentre nelle regioni meridionali 'il passato remoto è molto più tenace, anche se la tendeza verso un'espansione del passato prossimo ai danni del passato remoto è ugualmente presente (Sorella 1984: 8)'".

Se non vi sono elementi che spingono verso l'uno o l'altro tempo, insomma, utilizzate quello che più si confà al vostro stile.   



da linkuaggio.com

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