Le 10 regole per scrivere narrativa, di Elmore Leonard

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Lo adoro. Ha creato due dei miei personaggi preferiti in assoluto, Raylan Givens e il suo antagonista Boyd Crowder . In verità non ne ha scritto molto, ma ciò che ha pubblicato ha dato vita alla mia serie tv preferita in assoluto: JUSTIFIED. 

Serie comunque da lui stesso curata i primi anni. I suoi dialoghi sono micidiali come il cecchino sovietico Vasilij Zajcev, taglienti come la spada di Ghemon, scattanti come Usain Bolt durante i 100 metri e dribblanti come il Ronaldo dei tempi migliori.

I personaggi sono tutti da adorare alla follia, anche i più brutti e cattivi. Comunque anche tutti gli altri suoi ottimi libri meritano, eh.

Justified merita TANTISSIMO, e se lo dico io, che sono un maniaco totale delle serie tv, ci potete credere. Il suo stile nella sceneggiatura si sente tantissimo.


Breve bio di Elmore:

"In possesso di uno stile in grado di rendere con grande sottigliezza i dettagli dello slang e dotato di una notevole sensibilità per il ritmo narrativo, qualità che lo hanno reso scrittore emozionante, Elmore Leonard si è affermato come uno dei migliori esponenti del genere thriller a livello mondiale.

Il suo è stato un approccio al romanzo assai basato sulla trama, cosa che non poteva sfuggire all'industria cinematografica, sempre a caccia di sceneggiature originali. Meglio se grondano pulp. Uno stile che ormai impera e così anche il suo reuccio, Quentin Tarantino, ha finito per appoggiarsi a questo vigoroso scrittore. "Rum punch" è diventato infatti l'ormai celebre "Jackie Brown" del regista italoamericano, così come da "Fuori dal gioco" è stato realizzato il nervoso "Out of sight". Anche "La scorciatoia", pubblicata in Italia (dopo l'uscita del sequel "Chili con Linda"), è stato traslato sul grande schermo nel 1995 da Barry Sonnenfeld in "Get Shorty", con un John Travolta in gran forma, coadiuvato da un cast stellare composto da Gene Hackman, René Russo, Danny De Vito e Dennis Farina.

Un amore ricambiato, a prendere sul serio Ernest "Chili" Palmer, uno dei suoi personaggi più riusciti: ex malavitoso di Brooklyn poi ingaggiato a Miami come esperto in recuperi finanziari (uno strozzino), è un cattivo dal cuore buono, amante sfegatato del cinema di tutti i tipi.

Ma chi si nasconde dietro questo costruttore di trame infallibili? Elmore Leonard, nato a New Orleans l'11 ottobre 1925, è uno che dopo aver combattuto contro i giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale ed essersi laureato in Letteratura nel 1950, ha pubblicato il suo primo romanzo, "The Bounty Hunters" nel 1953, seguito nei dieci anni successivi da altri cinque romanzi western e una trentina di racconti.

Il buon Leonard si accorge in fretta che i suoi lavori si vendono bene, così dal 1967 in poi si dedica a tempo pieno alla scrittura, decidendo però di abbandonare il genere western per affrontare il noir e la crime story. La consacrazione ad autore di bestseller è arrivata solo nel 1985 con la pubblicazione di "Glitz", cui hanno fatto seguito i molti successi citati.

Elmore Leonard si è spento nella sua casa vicino a Detroit, all'età di 87 anni per le conseguenze di un ictus, il giorno 20 agosto 2013.


1. Mai iniziare un libro parlando del tempo. Se è solo per creare atmosfera, e non una reazione del personaggio alle condizioni climatiche, non andrai molto lontano. Il lettore è pronto a saltare le pagine per cercare le persone. Alcune eccezioni. Se ti capita di essere Barry Lopez, che conosce più modi di un eschimese per descrivere il ghiaccio e la neve nel suo Sogni Artici, puoi fare tutti i bollettini meteo che vuoi.

2. Evita i prologhi: possono irritare, soprattutto quelli che seguono un'introduzione che viene dopo una prefazione. Queste sono cose che di solito si trovano nella saggistica. In un romanzo, un prologo è un antefatto, e puoi metterlo dove ti pare. C'è un prologo in Quel fantastico giovedì di Steinbeck, ma va bene perché lì c'è un personaggio che centra esattamente ciò di cui parlo in queste regole. Dice: "Mi piacciono i dialoghi in un libro, e non mi piace che nessuno mi dica com'è il tizio che parla. Voglio immaginarmelo dal modo in cui parla".

3. Nei dialoghi non usare altri verbi tranne "disse". La battuta appartiene al personaggio; il verbo è lo scrittore che ficca il naso. Almeno, "disse" non è invadente quanto "borbottò", "ansimò", "ammonì", "mentì". Una volta notai che Mary McCarthy aveva chiuso una battuta con "asserì" e dovetti smettere di leggere e prendere un dizionario.

4. Non usare un avverbio per modificare il "disse"... ammonì gravemente. Usarlo in questo modo (o in qualsiasi altro modo) è un peccato mortale. Così lo scrittore si espone troppo, usando una parola che distrae e che può interrompere il ritmo dello scambio. In uno dei miei libri si raccontava di un personaggio che era solito scrivere storie d'amore d'ambientazione storica "piene di stupri e avverbi".

5. Tieni i punti esclamativi sotto controllo. Ti è permesso di usarne non più di due o tre ogni 100.000 parole. Se poi sei incline a giocare con i punti esclamativi come Tom Wolfe, puoi aggiungerne a manciate.

6. Non usare mai "improvvisamente" o "s'è scatenato l'inferno". Questa regola non richiede una spiegazione. Ho notato che gli scrittori che usano "improvvisamente" tendono ad avere meno controllo nell'uso dei punti esclamativi.

7. Usa dialetti e slang con moderazione. Una volta che cominci a compitare foneticamente le parole nei dialoghi e a riempire le pagine di apostrofi, non sarai più in grado di fermarti. Nota come Annie Proulx cattura il sapore delle sonorità del Wyoming nella sua raccolta di racconti Distanza ravvicinata.

8. Evita descrizioni dettagliate dei personaggi, come faceva Steinbeck. In Colline come elefanti bianchi di Ernest Hemingway come sono "l'Americano e la ragazza che era con lui"? "Si era tolta il cappello e lo aveva messo sul tavolo". Nel racconto, questo è l'unico riferimento a una descrizione fisica.

9. Non dare troppi dettagli descrivendo posti e cose, a meno che tu non sia Margaret Atwood e sia in grado di dipingere con le parole. Non vuoi descrizioni che portino l'azione – il flusso della storia – a un punto morto.

10. Cerca di omettere le parti che i lettori tendono a saltare. Pensa a cosa salteresti leggendo un racconto: fitti paragrafi che trovi abbiano troppe parole.

La mia regola più importante è quella che ricapitola la 10: se sembra scritto, riscrivilo.

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