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Il medico stava ripiegando il paracadute quando Nat lo raggiunse. Albeggiava, l'orizzonte era giallo e piatto e per molte miglia non si vedeva nulla, nemmeno un albero.
Gli toccò una spalla. «Signore» disse.
Lui si girò.
«Signore, credo si sia dimenticato qualcosa.»
Lowe sorrise. «Niente» disse.
«Signore, credo si sbagli, signore.»
«Nient'affatto. Non mi sbaglio, soldato.»
«Ma deve ancora dirci il premio per Coffey. È lui ad aver vinto la scommessa, giusto?»
«Se vuoi vederla a quel modo. Comunque, te l'ho appena detto.»
«Con tutto il rispetto, signore» disse Nat, «lei non mi ha detto proprio niente.»
«Appunto.» E con un cenno, Lowe si congedò.
Mezzo minuto più tardi, qualcun altro venne a battere la spalla di Nat. Lui si voltò.
«Ah, Nat» disse Stone, scuotendo la testa, «quando imparerai a usare quel benedetto cervello, eh ragazzo?»
«Ma io volevo solo sapere...»
«Sai cosa volevo sapere io, Nat?» lo interruppe lui. «Mi sono sempre chiesto come mai Coffey non se la prese, per quel dannato grammofono. E sai cosa mi disse lui una volta?»
«No, signore. Non lo so, signore.»
«Una cosa in italiano, una di cui dovresti far tesoro.»
«In italiano, signore?»
«In italiano, già. Disse: "Fortunato l'uom che prende ogni cosa pel buon verso, e tra i casi e le vicende da ragion guidar si fa".»
Nat ci pensò un po' su. «Ma che significa, signore?»
Il sergente sorrise, lo accarezzò sul casco. «Un giorno lo capirai anche tu. Per ora, vedi di muovere quel dannato culo.»
E a distanza di anni, finalmente, penso che l'abbia capito.

Firmato: Nathaniel Kelly, Sunderland, 26 agosto 1966

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