Capitolo 2

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Dopo aver lasciato Alessia allo studio di design presso cui lavora, mi dirigo verso il negozio di articoli da regalo dei miei genitori. Sono laureata in economia e menagement. Il mio lavoro nel negozio di famiglia è quello di detenere la contabilità e servire i clienti. Mia madre aprì questo negozio circa quindici anni fa. Era il suo grande sogno e riuscì finalmente a realizzarlo. Mio padre era contento di essere riuscito a renderla felice. Lui era morto quando avevo cinque anni e fu il suo ultimo regalo di natale per mia madre prima di subire un incidente stradale grave che lo fece morire sul colpo circa un anno dopo. 

Non ricordo molto di quello che successe dopo la sua morte. Ricordo solo che la mamma era molto triste e che per un lungo periodo non lavorò ed il suo posto nel negozio lo prese mia zia Tiziana. Pian piano si riprese e riprese a lavorare perché era consapevole del fatto che mio padre non avrebbe mai voluto vederla in quello stato. Io, dopo la sua morte diventai la capo famiglia. Avendo il carattere forte di mio padre, nonostante fossi piccola cercai di aiutare mia madre in qualunque modo mi fosse possibile.

Mia madre è sempre stata molto orgogliosa di me e quando le dissi di voler lavorare nel negozio con lei ne fu più che entusiasta. Mi è sempre piaciuto questo posto. Da piccola adoravo particolarmente il periodo natalizio perché tutto si trasformava e diventava magico.

<Buongiorno> dico a mia madre entrando nel negozio.

<Sei in ritardo di quasi un'ora! Avete fatto di nuovo le ore piccole, siete incredibili!> dice lei urlando. 

Menomale che il negozio è ancora chiuso, altrimenti i clienti si sarebbero sicuramente spaventati.

<Non ci siamo ritirate molto tardi. Più o meno per le due e mezza. Ma l'alcol ha avuto la meglio su di noi, quindi è già tanto che io mi sia svegliata alle sette e che sia arrivata qui per le nove e mezza. Poi abbiamo dovuto aspett..> dico ridendo.

< Evita di dirmi tutti i dettagli. Sono pur sempre una donna di una certa età!>

<Ma se hai solo quarant..>

<Shh, non dire quel numero> mi rimprovera lei mettendo le mani sulla mia bocca per non farmi parlare. 

Io scoppio a ridere e subito dopo aver lasciato il cappotto e la borsa nello studio, mi dirigo verso l'entrata aprendo la gran vetrata da cui entra l'aria gelida del mese di dicembre. Vi starete chiedendo come mai lasciamo aperta la porta. Ve lo spiego subito. Il negozio è posto all'angolo tra le due strade più movimentate della città ed essendo il periodo natalizio, mia madre, come ogni, hanno mette le canzoni natalizie a tutto volume in modo tale da attirare l'attenzione dei passanti e invogliarli ad entrare. Vi sembrerà una cosa stupida ma ha sempre funzionato. Per fortuna l'aria condizionata calda mantiene l'ambiente caldo e confortevole.

Come ogni anno, il periodo natalizio è il più difficile di tutti da gestire. Essendo un negozio di articoli da regalo, molti vengono quasi da metà novembre per fare i regali di Natale. 

Dopo due ore di apertura, ho le mani doloranti per i numerosi fiocchi, nastrini e profumi che ho usato per realizzare i pacchetti regalo. La clientela fortunatamente è diminuita quindi, dopo aver avvisato mia madre, esco per fumarmi una sigaretta.

Mi metto in un posto un po' più riparato rispetto all'ingresso poiché sono uscita senza cappotto o sciarpa come mio solito. Accendo la mia sigaretta e inizio a guardarmi intorno. Vedo mamme con i bambini felici ed altri che piangono perché vogliono un giocattolo; ragazze con numerosi pacchetti tra le mani e numerosa gente che cammina molto velocemente come di solito.

Ad un tratto qualcuno mi urta e la mia sigaretta cade a terra e successivamente calpestata da quella stessa.

<Hey tu, fa' attenzione a dove vai. Mi stavi quasi per far cadere a terra.> dico quasi urlando per farmi sentire dal ragazzo di spalle a me. 

<Scusa ma se tu ti metti davanti ai piedi è inevitabile che qualcuno ti urti. Bassa come sei poi> dice il ragazzo girandosi e guardandomi negli occhi <Ah, sei tu. Ciao nanetta> aggiunge con un sorrisetto subito dopo avermi vista.

<Tu! Punto numero uno mi devi una sigaretta> dico velocemente avvicinandomi < Punto numero due non sono una nanetta. Sono alta un metro e settanta e sei tu ad essere troppo alto!>

<Cosa hai detto? Non ti sento. Sei troppo in basso per me> dice lui guardando oltre di me e facendo finta di non vedermi.

<Senti Ercole> dico tirandolo per la cravatta facendolo abbassare <Tu sei alto suppongo un metro e novanta. Sei superiore alla media, complimenti. Ma io non sono bassa. Ho una statura nella media ed è ovvio che rispetto a te sia niente ma non permetterti più a chiamarmi nanetta se non vuoi che per Natale ti regali una visita all'ospedale> ringhio incazzata.

<Come siamo aggressive e per fortuna che a Natale dovremmo essere tutti più buoni!> ribatte lui strappandomi la cravatta dalle mani e sistemandosela come prima.

<Si è buoni con le persone buone. Tu non lo sei visto che oggi ci siamo visti due volte ed in entrambe le occasioni ti sei comportato da stronzo.>

<Sai com'è è questo carattere che attira le ragazze.> dice lui con aria superiore.

Mi ha proprio stancato questo suo atteggiamento.

<Peccato che a non tutte piaccia lo stronzo di turno, che si sente superiore solo perché è alto, pieno di muscoli e con un lavoro che gli consente di comprarsi abiti firmati. Nel caso non fosse chiaro, io non sono una di quelle che ti cadono ai piedi solo perché sei di bell'aspetto e con i soldi. Quindi evita di fare il carino e di guardarmi in quel modo perché per me non sei nessuno se non colui che mi ha disturbato la giornata.> dissi guardandolo negli occhi scuri come la pece.

<Anche ammesso che io non ti piaccia, cosa alquanto impossibile, devo ammettere una cosa. Hai fegato nanetta nel rispondermi a tono. Ora scusami ma il mio bel lavoro ben stipendiato mi aspetta> ribatte lui ammiccando e iniziando a camminare. 

<Spero di non vederti mai più!> gli urlo di rimando e lui per risposta, di spalle, alza la mano per salutarmi.

Odioso, spocchioso e presuntuoso. Mi ha rovinato la giornata.

Rientro in negozio e, guardando l'orologio mi sono resa conto di aver perso ben venti minuti tra la sigaretta e il battibecco con quel tipo. Infatti, il negozio è nuovamente pieno. 

<Sofia ma dov'eri finita! Io sto impazzendo qui! Menomale che avevi detto solo dieci minuti> mi urla mia madre da dietro il bancone.

<Non è colpa mia. Sono stata trattenuta!> 

<Non inventare scuse. Piuttosto servi quella signora che è vicino le candele profumate. Datti una mossa. La giornata è lunga e ricordati che rimarremo aperti anche a pranzo. Quindi non sbuffare e inizia a lavorare> mi risponde lei prevedendo anche la mia reazione alle sue parole.

La adoro anche se certe volte sembra quasi un carabiniere sempre pronto ad ammanettarti se non segui ciò che dice.


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