Capitolo 11.

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Dieci minuti fa Dom è andato in camera mia per parlare al telefono e non è ancora tornato. Quando ha preso il telefono dalla tasca del cappotto ed ha visto lo schermo ha fatto un espressione come se avesse visto un fantasma o come se non si aspettasse una chiamata da quella persona. Vedo l'orologio e sono le tre del pomeriggio. Ho finito di lavare tutti i piatti, li ho messi nella lavastoviglie e l'ho avviata. Mi giro verso il corridoio e non vedo ancora la figura di Dom. Decido di andare verso la mia camera per sapere se va tutto bene. 

La porta è chiusa ma non proviene alcuna voce dall'interno. Avrà finito di parlare al telefono probabilmente. Busso alla mia stessa porta e sento un debole "Avanti".

Apro la porta lentamente e lo vedo disteso sul mio letto ad una pizza e mezzo con le gambe a penzoloni verso la fine di questo e le sue braccia incrociate dietro la nuca. La maglietta, per la posizione da lui assunta lascia scoperto un lembo di pelle che mostra una leggera parte del suo addome. Non mi guarda, sono io a guardare lui.

<Sofia mi stai fissando da qualche minuti in piedi vicino la porta> mi fa notare lui mantenendo la sua posizione. 

<Lo so, non sono stupida. Ne sono consapevole> dico io avvicinandomi al letto e sedendomi su questo accanto a lui. Solo in quel momento lui si gira a guardarmi ma non dice nulla.

<Chi era al telefono?> domando io senza freni inibitori.

<Mi aspettavo questa domanda da te. Era mia sorella> dice lui tranquillamente continuando a guardarmi <Non la sentivo da parecchio tempo, se non da almeno due anni. Mi ha chiamato soltanto per dirmi che mio padre è tornato > aggiunge lui come se sapesse che glielo avrei chiesto.

<Tornato da dove?> 

<È andato a vivere a Torino con la sua segretaria circa vent'anni fa. Da allora non si è fatto più vedere. Le carte del divorzio le spedì tramite posta da lì a casa mia. Se la sono vista gli avvocati dei miei genitori a eseguire tutte le procedure e a far si che ci fosse una cosa pacifica. Mia madre, poco dopo che mio padre ci lasciò, entrò in depressione, iniziò a farsi e da lì a tre anni morì di overdose.> dice come se fosse il racconto più normale al mondo <Quei tre anni sono stati i peggiori della mia vita. L'unica mia ancora era mia sorella maggiore Alice che aveva tredici anni. Si prese cura lei di me e cercò in tutti i modi di portare avanti la famiglia. Ricordo che gli alimenti che mio padre ci dava non bastavano mai, solo dieci anni fa ho scoperto che lei li usava per pagarsi gli spacciatori e che quindi mia sorella lavorava perché lei non ci dava un soldo per farsi. Da dopo il divorzio ho iniziato ad odiare la donna che ci ha messo al mondo più di quanto odiassi mio padre perché ci aveva abbandonati per farsi una nuova famiglia. Non si è fatto più sentire per vent'anni ed ora è tornato.> conclude spostando il suo sguardo verso il soffitto.

Non so cosa dire o cosa fare in questo momento.

<Non so cosa dire, sinceramente. Mi dispiace..> sussurro, guardandolo.

<Tranquilla> risponde lui, come se ci è già passato, come se qualunque cosa io dica sia vana.

Mi distendo accanto e lui non si scompone. Rimane nella stessa posizione in cui è da parecchio tempo ormai. Dopo poco mi metto sul fianco destro per poterlo avere difronte e allo stesso tempo prendo il cuscino per mettermelo sotto la testa.

<Non so perché io te l'abbia detto. Non ne parlo quasi mai se non con Andrea. È l'unico che mi è sempre rimasto accanto. Infatti, siamo amici da quando eravamo piccoli. Lui sa tutto, sa ogni cosa di me come io di lui. Sembra un don Giovanni, ed un po' lo è ma sta cercando di cambiare. Forse grazie a Giorgia riuscirà a mettere definitivamente la testa a posto> dice lui. Sembra quasi un flusso di pensieri che scorre imperterrito. Non c'è bisogno che io faccia domande. Lui parla a prescindere. 

Vorrei tanto chiedergli cosa vuole suo padre da loro e come mai non sentiva sua sorella da almeno due anni, ma credo non sia il momento. Si è esposto tanto con me che mi conosce appena.

<Togliti le scarpe> dico all'improvviso.

Lui mi guarda stranito e dice <Questo è il tuo modo per dirmi che vuoi venire a letto con me Sofia?> con tono scherzoso.

<No, stupido. Toglitele così puoi stenderti per bene sul letto e ti puoi mettere la coperta addosso. Fa freddo nel caso non lo avessi notato> rispondo io prendendo la coperta dallo sgabello accanto al mio comodino. La metto sempre lì nel caso in cui il pomeriggio riesca a trovare un po' di tempo per poter dormire.

<Io lo faccio solo se dormi con me> ribatte mettendosi a sedere.

<Il letto è unico. Dormirò già con te>

<Io intendevo accanto a me> dice lui alzando gli occhi al cielo e togliendosi le scarpe.

<Ti sono già accanto. Non vedi?> rispondo muovendo la mano nella mia direzione per fargli vedere dove sono.

Si gira verso di me e scuote la testa. Avanza dai piedi del letto, prende l'altro cuscino che era rimasto vicino la testiera del letto e lo mette accanto al mio. Subito dopo si distende sul fianco sinistro per avermi di fronte e poi con un rapido movimento del braccio destro mi avvicina a se.

<Cosa stai cercando di fare?> chiedo velocemente.

<Te l'ho detto, voglio dormire con te accanto. Eri troppo lontana, quindi ti ho avvicinata.> risponde chiudendo gli occhi pochi attimi per poi riaprirli <Forse è meglio se ti giri però> termina.

<Perché?>

<Così posso abbracciarti per bene e ricambiare l'abbraccio che mi hai dato prima. Non mi aspettavo lo facessi, ecco perché sono rimasto in quella posizione. Non sapevo come comportarmi. Non volevo che ricambiando tu potessi pensare chissà cosa>

<Ah.. si.. Va bene..>dico girandomi.

<Ti ho messa in imbarazzo?> 

<si> rispondo velocemente dandogli le spalle.

<Allora non sei completamente stronza come credevo che fossi se basta così poco per metterti in imbarazzo> ribatte lui circondandomi con le sue braccia e mettendo la sua testa in direzione del mio collo.

<Questo vuol dire che non sono così tanto intrigante come credevi e che non ti piaccio?> chiedo io senza riflettere. Ma cosa mi salta in mente di chiedere?! Perché ho fatto una domanda del genere?! Gli ho chiesto se gli piaccio! Ma che sta succedendo oggi.

<Oh no, tutto il contrario. Sei imprevedibile, per questo mi fai impazzire> sussurra al mio orecchio.

Mi accoccolo di più a lui cercando di abituarmi alla sua presenza e cercando una posizione comoda per entrambi. Nel frattempo lui intreccia le sue gambe con le mie.

<Questa è la posizione perfetta. Non muoverti più.> dice ed io sorrido anche se lui non può vedermi.

Si addormenta poco dopo alcuni minuti ed io lo seguo a ruota. Cosa sta succedendo?

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