Capitolo 12.

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Improvvisamente mi sveglio a causa del mio telefono che continua a squillare. Lo prendo dal comodino e rispondo.

<Pronto> dico con la voce impastata dal sonno mentre mi stropiccio gli occhi.

<Hey, ti ho svegliata? Vabbé non importa. Ti volevo solo avvisare del fatto che io e Ale stiamo tornando a casa. Lavati, truccati e vestiti decentemente. Stasera si esce a far baldoria. Un amico di Andrea ci ha invitate ad una serata. Non voglio sentire scuse> dice velocemente Giorgia ed io quasi fatico a seguirla.

<Va bene. Cià> dico riattaccando il telefono. 

Mi giro dall'altro lato del letto ed è vuoto. Dom non c'è. Probabilmente sarà in cucina. Mi alzo dal letto, esco dalla mia camera diretta alla cucina ma quando arrivo alla fine del corridoio noto che all'attaccapanni il suo cappotto non c'è. Giro l'angolo dove c'è il soggiorno e di lui nessuna traccia.

Se ne è andato senza salutare. Prima fa il dolce  e poi va via senza dirmi niente, senza svegliarmi, senza nemmeno lasciarmi un biglietto. Brutto stronzo che non è altro.

Calma con le parole, avrà avuto i suoi buoni motivi. Non saltare a conclusioni affrettate.

Ho ragione io, altro che conclusioni affrettate. Non capisco nemmeno perché mi importi. 

Pazza lunatica che non sei altro.

Guardo l'orologio e vedo che sono le nove e mezza di sera. Mi devo sbrigare prima che Giorgia mi inizi a lanciare tutte le sue scarpe con il tacco per il mio ritardo. Mentre mi reco di nuovo verso la mia camera, il telefono squilla. Entro nella stanza e senza vedere chi sia, rispondo.

<Giorgia, non mi dire che siete giù perché io ora devo ancora vestirmi e truccarmi. Non mettermi fretta. Mi sono appena svegliata> dico convinta mentre inizio a vedere quale vestito indossare stasera.

<Dove devi andare?> mi domanda una voce maschile dall'altro capo del telefono. Lo allontano dall'orecchio e sullo schermo compare il nome di Dom.

Cazzo.

<Non credo ti riguardi la mia destinazione di stasera.> affermo posando il telefono sul marmo del mobile del bagno e mettendo il vivavoce in modo tale da potermi truccare contemporaneamente.

<Sei arrabbiata>

<No> dico con tono brusco.

<Oh si, sei arrabbiata. Hai risposto velocemente e il tono che hai usato non promette nulla di buono> risponde lui.

<Se dico no è no. Puoi fare tutte le deduzioni che vuoi ma saranno tutte errate. Non mi conosci, quindi non sai come mi comporto quando sono incazzata> ribatto mettendomi la matita.

<Quindi sei incazzata, peggio> 

<Si con te> dico senza riflettere sbavandomi la matita appena messa <Merda>

<Sei incazzata con me perché me ne sono andato senza avvisarti? Non lo ritenevo importante> dice lui tranquillo.

<Oh giusto, una persona si addormenta con un'altra nel letto e quando si sveglia non trova nessuno senza nemmeno una spiegazione. Matura come cosa> rispondo mentre cerco di aggiustare il guaio da me provocato.

<Non stiamo insieme. Non ti dovevo alcuna spiegazione. Dovevo andarmene e me ne sono andato.>

<Le persone normali avvisano le altre quando se ne stanno andando. Anche se non stanno insieme. Si parla di educazione. Ma io sto parlando con un bambino che prima vuole che io dorma con lui e poi se ne va senza dire nulla. Errore mio, scusa. Non mi sono ricordata questo piccolo dettaglio> dico tutto d'un fiato.

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