Hurt

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-Cosa sarebbe?-
Joshua parlò ad alta voce, aveva le mani aperte sopra le ginocchia coperte dai pantaloni verdi mentre osservava Margaret girare in tondo tra i ragazzi seduti.
Aveva sostituito i tacchi con stivaletti altrettanto rumorosi. Portava una gonna a vita alza con una camicetta bianca.
Mavis la guardò toccarsi il bordo del labbro inferiore pitturato di rosso.
Avrebbe voluto anche lei truccarsi ogni tanto, quando andava a scuola lo faceva spesso, le piaceva vedere le sue ciglia più scure e più lunghe grazie al mascara.

-È solo per osservarvi, ma non dovete avere paura, voi non rischiate nulla. Siete tutti dei bravissimi ragazzi.- rispose la donna.

Mavis aggrottò le sopracciglia, guardò per un secondo Francesca, un altra prova? Un'altra opportunità per deriderli?

-Verranno dei dottori per vedervi, vi faranno qualche domanda ma niente di complicato.-

La ragazza tenne ancora le braccia incrociate e rimase così fino alla fine della terapia di gruppo. E lei non erano mai piaciute queste cose, non le erano mai piaciute tutte le attività che comprendevano più di 3 persone. Era una persona a cui piaceva stare per conto proprio, a cui le lunghe file di persone o discoteche affollate non allettavano tanto.
Per questo in mensa si era sentita male.

Margaret disse di uscire con il solito tono gentile, prese dei fogli prima di varcare la porta con a seguito tutti i ragazzi.

-Dicci che sarà solo il nostro gruppo ad essere osservato?- chiese Francesca avvicinandosi a Mavis.
Si tocco una ciocca di capelli scuri.
-Penso di no.- rispose premendo le labbra in una linea dura, la faceva sentire un animale il sapere che sarebbe stata osservata per chissà quante ore.
Iniziarono a camminare lungo il corridoio, Mavis tenne gli occhi bassi fino a quando non vide una ragazza dirigersi contro di loro.
Non faceva parte di quell' ambiente, i vestiti erano troppo raffinati anche per le infermiere o le cuoche.
Aveva i capelli lunghi, mossi e scuri che le accarezzavano i fianchi, teneva strette tra la mani dei fascicoli.
Mavis la osservò da lontano mentre venne dall'altra parte del corridoio, quando furono vicine si guardarono.
La ragazza, che indossava un paio di tacchi blu, fissò le due ragazze con curiosità. Si soffermò su Mavis prima di proseguire.

Lei rimase confusa, le aveva regalato uno sguardo strano. Come se lei la conoscesse già, come se la ragazza dai capelli scuri avesse già conosciuto Mavis prima.

-Mi piacerebbe fare la commessa di un negozio di abbigliamento, o magari la cameriera. Un lavoro a contatto con la gente.- spiegò Francesca iniziando a fantasticare su quello che sarebbe stato un suo possibile futuro.

Mavis annuì continuando a camminare.

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Il suo passo si dirigeva lento e in modo cadenzato verso le sale di visita. Nonostante le situazioni che aveva affrontato era sempre stato un ragazzo calmo.
Non mostrava mai grande interesse per le cose, sperava fosse solo un periodo, non voleva fregarsene di tutto per tutta la vita. Come avrebbe capito di tenere ad una persona?
Si spettinò i capelli castani e guardò i propri piedi trovando noiose le pareti bianche che ormai lo circondavano da mesi.
Appena sarebbe uscito sarebbe stato tutto diverso, si era ripromesso di voler provare a fare qualcosa di concreto, gli anni stavano avanzando anche per lui e sapeva di non avere realmente niente.
Stava camminando verso un qualcosa che aveva ma che adesso non possedeva più.

Aprì la porta e una guardia gli fece un cenno verso un'altra porta.

Aprì anche quest'ultima, il niente lo guardava con occhi uguali ai suoi, la stessa gradazione di verde, si assomigliavano ancora molto.
Harry prese lo schiena della sedia, lo tirò verso di se per poi sedersi, fissò la ragazza dietro al vetro.
Non sembrava arrabbiata, si ricordava così di lei. L'ultima volta che avevano parlato lei gli aveva tirato addosso qualsiasi soprammobile della casa dei loro genitori.
Non era finita bene.

-Ciao, Harry.- parlò lei.
Era tranquilla, un velo di amarezza le copriva le iridi verdastre.
-Ciao.- ricambiò lui.
Era stato preso di sorpresa quando gli avevano detto che sua sorella voleva vederlo, in tutti quei mesi che era stato in riformatorio lei non era mai venuta. Non aveva mai chiamato.
Ed Harry non se l'era mai presa veramente, aveva difficoltà a legarsi così tanto a qualcosa da rimanerci male.

-Come stai?- chiese lei, posando le mani sul tavolo di alluminio freddo.
-Perché sei qui?- domandò di rimando Harry, sapeva che alla sorella non fregava davvero.

Gemma aggrottò le sopracciglia mormorando un: -Sempre il cinico bastardo.-

Il ragazzo le fece un cenno con la testa per farla parlare.

-Sei un fottuto fastidio quando fai così, e comunque anche io sto bene, il lavoro va alla grande e io è Gordon ci stiamo per sposare.- sbottò.

Harry incrociò le braccia al petto e spostò il busto in avanti.

-Vi state per sposare?- chiese, voce atona.

Gemma lo fissò qualche secondo, fece un piccolo respiro prima di annuire.
-Si e siamo felici, sono felice.-

Questa volta fu il turno di Harry di annuire.

-Sono venuta qui per dirtelo,- continuò -e per dirti che sei invitato al matrimonio, se uscirai da qui presto. Volevo che mi portassi te all'altare.-

Harry la guardava, adesso stava piangendo. Quelle cose non le aveva mai dette, non aveva neanche mai menzionato il fatto che avrebbe voluto che fosse lui ad accompagnarla all'altare.

Deglutì guardando altre lacrime superare il contorno occhi e cadere giù, sempre più giù fino a scomparire contro la pelle bianca.

-Gemma.- sussurrò, era sempre sua sorella e non gli faceva piacere vederla così.

-Se hai intenzione di ferirmi con altre delle tue stronzate allora non parlare.
Ti prego.- si portò le mani davanti agli occhi prima di alzarsi.

Quando fece per uscire dalla porta oltre il vetro Harry la chiamò.

-Gemma, verrò.- disse. Non credeva neanche lui a quello che uscì dalla sua bocca, più che altro non credeva che sarebbe uscito in tempo per assistere al matrimonio se non sarebbe scappato con gli altri.

Gemma si sistemò i capelli leggermente rosa oltre un orecchio.

-Lo faresti davvero?- domandò sorpresa e felice.
Harry annuì.

La sorella si girò a guardarlo ancora, si scambiarono un piccolo sorriso prima che entrambi uscirono dalle loro stanze.

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