Capitolo 5

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Di nuovo. 
Mi svegliai di nuovo e di nuovo ero avvolto completamente dal buio più assoluto. 
Non mi ero nemmeno accorto di essermi addormentato, ma a questo punto a cosa importa?
Sapevo già dov'ero e sapevo già che non ne sarei uscito vivo, eppure una strana inquietudine mi fece venire la pelle d'oca.

Dopo quello a cui avevo assistito il giorno prima, per quanto mi terrorizzava, non avevo estrema difficoltà nel nascondere ciò che provavo.

Cercai di capire se fossi solo o se ci fosse ancora Manuel li con me, ma tutti i miei sforzi erano inutili.
C'era un silenzio assordante, ma come biasimare questo silenzio? Era anche l'unica pace del momento, perciò avrei dovuto godermi ogni secondo.

Di solito, il buio mi mette paura, ma credo che diventerà anch'essa la mia nuova migliore amica, come forse lo è diventata per il moccioso che mi aveva venduto, pensando innocentemente che sarebbe stato libero o che avrebbe avuto la possibilità di vivere.

No, non sono rancoroso.

Provai a liberarmi, perché nonostante mi ero messo l'anima in pace col destino che mi spettava, mi ero promesso che avrei lottato per riuscire a scappare. 

Non avrei buttato la speranza, neanche se mi pagavano.

Ispezionai le cinghie con le dita, sperando di trovare un modo per liberare almeno una mano, ma in quel momento la mia pazienza era pari a zero. 

Il mio corpo si stava riempiendo lentamente di brividi e scariche di adrenalina che non mi permettevano una buona concentrazione, nonostante non avessi granché che mi potesse distrarre.

Provai anche a motivarmi, pensando al giorno prima e che non avrei voluto fare la stessa fine di Manuel o peggio ancora, di quella biondina ma l'unica cosa che ottenni fu una rabbia vorticosa al mio interno.

Sentì ogni muscolo del mio corpo tendersi per la rabbia improvvisa che peggiorò velocemente non potendomi muovere per alleviare questa grande tensione.

Al solo pensiero di quello che potrebbero farmi da un momento a quell'altro, iniziai a tirare violentemente le braccia verso il busto per cercare di sfilare le mani, ma riuscì solo ad ottenere la rottura di quel dolce silenzio. 
D'un tratto, udì dei piccoli suoni ovattati. 
Sembravano quasi singhiozzi e piccoli gemiti di dolore.

Che avessi svegliato Manuel con questo gesto?

Provai a rilassarmi e con una calma che non pensavo di riuscire a tirar fuori, lo chiamai in un sussurro «Manuel?» ma non mi diede risposta. 
«Manuel rispondimi. Per favore.» provai a chiamarlo nuovamente, ma nuovamente non ottenni risposta. Solo dei piccoli lamenti.

Magari gli avevano tappato la bocca.

Senza nemmeno avere un qualsiasi avvertimento, la luce si accese lasciandomi accecato istantaneamente.
Inutile dire che i miei occhi avevano iniziato a bruciare, riempiendosi successivamente di lacrime.
«Bene Manuel» disse Michael avvicinandosi a lui che rimase immobile nell'angolino in cui era «Vedo che hai imparato la lezione» si abbassò per accarezzargli i capelli «Ora, però, come vuoi morire tesoro?» chiese sorridendo.

Il modo in cui domandò ciò mi fece tremare per un istante. 
Gliel'aveva domandato, esattamente come si chiede il gusto del gelato preferito.
Aveva una naturalezza quella frase che era al dir poco spaventosa. 

Vidi gli occhi di Manuel riempirsi di lacrime, ma nonostante questo rimase pietrificato sul posto.

Mi mossi leggermente a causa del miei muscoli estremamente tesi, ma da un lato lo feci anche apposta.
In quel momento avevo un'adrenalina così forte in corpo che mi sentivo abbastanza potente da voler togliere l'attenzione di Michael dal ragazzino e come previsto, subito si girò verso di me perdendo l'interesse verso il più piccolo.

RibelleWhere stories live. Discover now