Capitolo 6

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Tremando e prendendo un grosso respiro mi svegliai ancora in quella maledetta stanza.
Mi guardai attorno, come se vedessi effettivamente qualcosa.
Era sempre buio.
Ad ogni mio risveglio, non mi abbandonava mai e non volevo prenderci l'abitudine. Io amavo svegliarmi a causa dei raggi del sole che entrano furtivamente nella mia camera. Adoro avere la sensazione delle lenzuola che circondano il corpo e potermi godere quella sensazione a lungo.

Tutto ciò mi mancava.

La mia attenzione fu presa dal rumore della porta che si apriva. Poi, accese la luce la persona che entrò nella stanza, rivelandosi. Lo scrutai per un attimo, ma posizionai successivamente lo sguardo su me stesso, notando che avevo una maglietta a mezze maniche nera e soprattutto ero seduto su una sedia. Legato, ma seduto.

Ero più legato di prima in realtà, le mie gambe erano un tutt'uno con quelle della sedia e le mie braccia legate dietro lo schienale di quest'ultima.

Avevano usato delle corde questa volta e le avevano strette anche fin troppo. Ad ogni mio più piccolo movimento sentivo la pelle lacerarsi, ma forse era fatto apposta. Forse sapevano che avrei provato a liberarmi, ma non mi importava più di tanto. Ci proverò lo stesso e ci sarei riuscito.

«Ti ha messo Kevin in quel modo, se te lo stessi domandando» lo ignorai e cercai Manuel con lo sguardo, ma non lo trovai «Dov'è-» mi interruppe «Il moccioso? Sta di sopra, tranquillo» si appoggiò con la schiena al muro e iniziò a fissarmi incessantemente.
Tutto ciò era abbastanza imbarazzante, soprattutto per il silenzio che si era appena creato. Non era piacevole.
«Dovresti firmare un foglio piccolo» spezzò quell'enorme silenzio «Che ne dici?» si avvicinò con le mani in tasca «No» Risposi secco iniziando a muovermi per liberarmi o almeno allentare le corde. Non mi interessa sapere cosa contenesse quel foglio, perché tutto quello che volevo era andare via.
«Chissà se dirai ancora no tra una settimana o più» sussurrò andando al muro con gli strani oggetti e sfortunatamente o fortunatamente prese il teaser.

Lo guardai male e con aria di sfida. Se pensava di piegarmi solo perché quell'aggeggio faceva un male cane, poteva anche già rinunciare subito.
Anche se in realtà non lo capivo. Un attimo prima è gentile e un attimo dopo no.
«Che dici?» si avvicinò nuovamente a me «Farà più male adesso o...» posò l'oggetto a terra e prese un secchio di cui non sapevo la presenza e mi gettò il suo contenuto addosso.
Trattenni il respiro per una frazione di secondo e successivamente il freddo improvviso mi fece tremare

Mi aveva appena buttato un secchio di acqua ghiacciata addosso. Era stupido? Voleva farmi ammalare?

«O sarà peggio ora che sei completamente bagnato o sarà circa uguale?» Chiese buttando a terra il secchio vuoto e riprendendo il teaser da terra, guardando successivamente la punta di esso.

A quelle parole mi guardai di nuovo. Ero completamente zuppo d'acqua e la maglia che avevo come unico indumento, si era completamente appiccicata al mio corpo, facendomi avere ancora più freddo del normale.

Chiusi gli occhi e abbassai la testa bassa, sapendo già che avrebbe fatto più male. Stavo solo aspettando il primo colpo che, però, non arrivò.
Così lo guardai interrogativo.
«Credi davvero che lo farò?» Si abbassò mettendosi tra le mie gambe.

Mi stava mettendo un'ansia allucinante. La sua voce era tranquilla, i suoi movimenti calmi. Ma il suo viso sorrideva, nonostante le sue labbra non avessero la minima inclinazione che potesse ricordare un sorriso.
«Hai fame?» prese ad accarezzarmi il ginocchio con un dito «Non mangi da giorni» posò il teaser in mezzo alle mie gambe e mi guardò.

Schiusi la bocca per la vicinanza di quel coso alla mia intimità nuda. Fortunatamente la maglia era abbastanza lunga da coprire completamente quella zona, ma era comunque insufficiente per i miei gusti.

RibelleWhere stories live. Discover now