10. Crepe e trascorsi

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Simone non si preoccupò neanche di guardare che faccia avesse fatto Lorenzo, se per prima cosa si fosse sistemato i capelli o la giacca, ma fu contento di non sentire alcuna presa sul suo braccio a riportarlo nella stessa posizione di poco prima quando fece per fiondarsi fuori dalla stanza.

C'era andato pericolosamente vicino, a cascarci di nuovo, ma un lampo di lucidità lo aveva riportato, nel vero senso della parola, coi piedi per terra. E gli aveva persino messo la testa a posto: adesso o mai più, gli aveva detto, o glielo dici o te la fai passare.

Ma dato che Simone la sbandata per Manuel non se la sarebbe fatta passare nemmeno sul letto di morte, aveva finito per accettare il suo destino e preso la decisione che supponeva essere la più giusta: quella dell'onestà.

Gli avrebbe rivelato i suoi sentimenti, poco importava se poi Manuel sarebbe scappato via in preda all'imbarazzo, mandando a monte il loro piano: a quel punto Simone, senza problemi, avrebbe detto la verità a tutti e avrebbe incassato senza fiatare lo schiaffo in pieno viso che gli avrebbe rifilato sua nonna per averla imbarazzata davanti ai suoi più cari amici. E avrebbe ascoltato (questa volta sul serio, non per finta come faceva di solito) la lezione di filosofia tramutata in lezione di vita tramutata a sua volta in ramanzina che suo padre gli avrebbe fatto.

La cosa che lo spaventava di più di quel rifiuto ormai imminente era proprio tutta la messinscena del finto ragazzo a cui aveva costretto Manuel a prendere parte: se si fosse dichiarato una settimana prima, poteva esserci la possibilità che la loro amicizia sarebbe rimasta intatta. Adesso, dichiararsi a lui dopo averlo costretto a limonarlo e a toccarlo in parti del corpo poco consone, stava solo a significare che Manuel si sarebbe sentito manipolato.

Già le sentiva le sue parole: sapevi che non t'avrei guardato in quel senso manco per sbaglio e te sei dovuto arrangià co' sta sceneggiata del finto fidanzato per fatte bacià lo stesso. Vaffanculo Simò, e io che credevo de aiutatte.

Delle scuse, per quanto sentite, forse in quel caso non sarebbero bastate. Gli sarebbe servito di gran lunga più tempo, per perdonarlo. Ma Simone non lo aveva fatto per quello, lui era solo andato in panico all'idea di doversi ritrovare faccia a faccia col suo ex ragazzo da solo.

Si era visto com'era finita, no? Lorenzo lo aveva ricercato. E Simone non sarebbe mai riuscito a superare la loro rottura senza qualcuno al suo fianco: non ci avrebbe messo niente a ricadere ai suoi piedi, perché Lorenzo gli avrebbe nuovamente inculcato in testa la convinzione che fosse l'unico a volerlo. E Simone sarebbe tornato strisciando al suo servizio.

Si aspettava di trovare Manuel seduto sul letto a girarsi i pollici, visto il suo ritardo nel presentarsi lì, invece lo sorprese in piedi a guardare fuori dalla finestra, i denti impegnati a torturarsi una pellicina sul pollice e il respiro pesante.

«Manu, tutto bene?», osò chiedergli, bensì la risposta fosse ovvia: era incazzato nero. Per cosa, non ne aveva idea.

Sul letto c'era il borsone che si era portato dietro quando erano arrivati il giorno prima, chiuso alla bell'e meglio ma che pareva sul punto di scoppiare, come se i panni al suo interno vi fossero stati infilati con la forza anziché essere stati amorevolmente piegati.

Negli occhi di Manuel, Simone vi lesse un'unica plateale emozione: rabbia.

Era furioso.

«Guardami in faccia e non t'azzardà a pijamme per il culo, Simò.»

«Che succede?»

Forse sua nonna, senza che lui se ne accorgesse, era entrata in camera a fargli un discorsetto che lo aveva ferito, forse a guardare tutti gli invitati dalla finestra si era perso nei suoi pensieri e aveva deciso di voler dare un taglio a tutto quello.

Ufficialmente, per finta [Simuel]Where stories live. Discover now